Viareggio, l’esordio letterario di Elena Panzera con il suo libro ambientato in città
All’Hotel Club I Pini a Lido di Camaiore oggi presenta “I salmoni aspettano agosto”
VIAREGGIO. S’intitola “I salmoni aspettano agosto” l’esordio letterario (Perrone editore) della scrittrice viareggina Elena Panzera: una laurea in lettere e un master in editoria e comunicazione. Lei, diversamente dai salmoni, ha atteso settembre per uscire in libreria con questo primo romanzo che, dopo una “data zero” a Roma, farà il suo debutto in società oggi alle 18 all’hotel Club I Pini a Lido di Camaiore. Una storia nata nel 2019 durante un corso di scrittura a Roma: prima come racconto breve per poi trovare la forma di romanzo, grazie all’editor Giulia Caminito.
Un crescendo che ha avuto sempre Michele come protagonista?
«Sì, Michele c’era fin da subito. Ha già una ventina d’anni e le sue stranezze; vive il suo corpo come un’estensione del suo pianoforte o della gemella Francesca, che suona a quattro mani con lui. Soprattutto, c’è già la problematica esistenziale attorno a cui si svilupperà il romanzo: il limite».
I protagonisti sono infatti due gemelli: da qui il tema della simbiosi...
«Dei gemelli mi interessa l’interazione complementare, benché non scelta, che li porta a vivere esperienze di forte empatia e persino di comunicazione non verbale. Michele, infatti, anziché imporsi vuole tornare indietro, fondersi e non essere solo».
Ha optato per il “genere diario”?
«Il libro segue due direzioni: una avanti nel presente, l’altra indietro, a risalire il fiume della storia familiare. A condurre questo doppio movimento è la voce di Michele e io avevo bisogno di amplificarla. La forma diario è quella che meglio si presta a questa esigenza».
Dichiara di non essere un’esperta di musica, eppure la storia, anche nella struttura, si fonda sulle partiture. Come mai questa scelta?
«Michele mi è apparso seduto al pianoforte. E poi c’è il dato biografico: sono cresciuta con una musicista in casa, mia sorella. Osservare una pianista nel tempo è un’esperienza che offre infinite lezioni sull’arte della perseveranza, e forse Michele ne ha ereditata qualcuna».
L’attesa è uno dei temi centrali: anche per i salmoni del titolo...
«Intorno a Michele c’è un microcosmo in eterno movimento: il padre, la sorella, gli affetti che lo circondano si muovono continuamente. Ma per l’operazione che lui deve compiere – fare memoria, farsi memoria e fare una scelta cruciale – serve un’immobilità di cui solo lui è capace. I salmoni aspettano agosto per tornare a casa, l’attesa li rende attrezzati per il viaggio più faticoso. Ecco, Michele spera di essere uno di quei salmoni».
La storia è ambientata a Viareggio: un omaggio alle radici?
«Tutti i luoghi di cui ho scritto hanno un valore emotivo, per me, ma ci ho messo molto tempo per arrivare a capirlo. Per anni ho scritto racconti ambientati altrove. Pian piano mi sono ripresa la mia città e ciò mi ha restituito luoghi amati da cui avevo distolto lo sguardo: le Alpi Apuane, la Lecciona, il molo, le colline ricoperte di ulivi».
In tralice appare la tragedia della strage: un doveroso ricordo?
«Quando ho capito che l’ambientazione del romanzo sarebbe stata Viareggio, la storia del 29 giugno mi è apparsa inevitabile. Dal 2009 in poi Viareggio è rimasta un posto bellissimo, ma con una cicatrice».