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Tappeti di segatura, su il sipario. «Tradizione che guarda al futuro»

di Barbara Antoni
Tappeti di segatura, su il sipario. «Tradizione che guarda al futuro»

Sabato 10 giugno la notte più magica dell’anno a Camaiore, a partire dalle 18

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CAMAIORE. Una mobilitazione in piena regola per la notte dell’anno più attesa a Camaiore. Magica e colorata, fatta di lavoro, creatività, emozione. È la notte dei tappeti di segatura, sintesi di tradizione, religiosità e arte effimera. Andrà in scena dopodomani, sabato 10 giugno, a partire dalle 18: alla vigilia del Corpus Domini, come tradizione vuole.

Per realizzare i diciassette tappeti originali, secondo i bozzetti presentati un mese fa, si lavora da mesi: grazie alla passione, la fatica passa davvero in secondo piano. Come testimonia Massimiliano Turba, referente dell’associazione dei tappetari di Camaiore: i tappeti di segatura lui ha iniziato a crearli quando aveva otto anni e non ha mai smesso.

«Ho cinquantuno anni e sono sempre qua, la passione è grandissima, più un onere che un onore, ma noi diamo sempre il massimo, facciamo del nostro meglio. Sono fiducioso che presto avremo una nuova generazione di maestri tappetari, che si sta facendo avanti grazie ai gemellaggi e ai corsi nelle scuole che teniamo da decenni. Mi auguro che un giorno prendano il nostro posto, e che i risultati che otterranno siano molto migliori dei nostri».

Come si diventa maestri tappetari?

«Io ho respirato questa arte all’interno della mia famiglia, è cominciato tutto da lì. Avevo otto anni quando mi sono avvicinato ai tappeti di segatura e non mi sono mai allontanato».

Cosa significa lavorare alla realizzazione di un tappeto?

«Significa in primo luogo stare insieme, condivisione, volontariato puro. Noi siamo un’associazione altamente inclusiva, al nostro interno abbiamo gruppi, o altre associazioni, di anziani, giovani, portatori di disabilità. Al nostro interno lavora ad esempio la cooperativa Crea di Viareggio».

Il tema di quest’anno, per i diciassette tappeti di segatura che verranno realizzati sul selciato del centro di Camaiore, è l’albero della vita. Perché questa scelta?

«La decisione, come ogni anno, è presa in collaborazione con la parrocchia di Camaiore. È stato scelto l’albero della vita perché in tutte le tradizioni è un segno di rinascita, combatte le brutture del mondo anche a livello ecologico: oggi gli uomini stanno distruggendo la terra. È anche una scelta di ritorno al passato: un tema generale piuttosto che particolare, come negli anni Ottanta, il periodo d’oro per la nostra arte. Quindi i tappeti che si realizzeranno saranno molto decorativi. Il motivo floreale sarà prevalente: sarà il trait-d’union fra i vari gruppi».

La notte dei tappeti di segatura coinvolge tante persone, richiede tanto lavoro, tanto materiale usato. Ci dia qualche numero.

«Le persone coinvolte sono almeno trecento, di cui circa 130 sono persone giovani, a testimonianza dell’attenzione che c’è. Siamo noi tappetari con la nostra associazione, che racchiude circa venti gruppi. Sono mesi che lavoriamo all’ideazione dei bozzetti. Il materiale, almeno duecento sacchi di segatura da venti chilogrammi ciascuno, viene cominciato a lavorare circa due-tre settimane prima della notte in cui i tappeti sono realizzati. Usiamo solo colori alimentari, all’acqua, non pericolosi per la salute. Quelli a base di anilina sono stati banditi da quando si è scoperto che era molto nociva».

Come si colora la segatura?

«La tecnologia ci viene un po’ in aiuto, con le impastatrici. Ma è un aiuto minimo tutto sommato: l’intelligenza artificiale, almeno finora, al tappeto di segatura non è arrivata. E speriamo che non ci arrivi».

Perché i tappeti di Camaiore sono proprio di segatura, e non di fiori o altri materiali?

«Quando la tradizione è iniziata erano i primi del Novecento. Riprende quella dell’infiorata che precede il Corpus Domini. Solo che in quel periodo a Camaiore non c’erano fiori, ma c’erano i boschi, e allora si pensò di usare un materiale povero, di risulta del taglio dei boschi. La segatura, appunto. Lo stesso è accaduto in altri paesi dell’America latina o della Spagna coi quali siamo gemellati. I tappeti di Camaiore hanno però una particolarità: di essere realizzati con stampi inglesi invece che direttamente a terra».

I “semplici” tappeti di segatura stanno diventando uno dei motori di affermazione culturale e anche turistica di Camaiore. Come è accaduto?

«Come è stato detto alla presentazione dei bozzetti, le infiorate crescono sotto il cappello della cultura ma sono diventate un volano turistico. Ad esempio, c’è grande interesse anche da parte degli sponsor».

Il 26 maggio scorso avete portato i tappeti di segatura sulla passeggiata di Lido, alla prima edizione di “Solo per una notte”, festival dell’arte effimera. Pensa che ci sia spazio per proseguire anche con questa impostazione?

«Ritengo che il festival sia stato un connubio felice tra i tappeti di segatura di Camaiore e il Carnevale di Viareggio. Abbiamo trovato in Elodie Lebigre e nella sua famiglia di carristi la perfetta comprensione dei nostri intenti. Ma adesso dovremo inventarci altre cose, fare sempre qualcosa di diverso e stupefacente per mantenere il successo registrato. Ad esempio stiamo studiando di invitare, per il prossimo anno, ospiti da tutto il mondo dediti anche loro alla fabbricazione di tappeti di segatura, all’arte effimera insomma. Tappeti e Carnevale possono rappresentare un ponte che unisce tutta la Versilia intesa come comparto turistico allargato, il livello al quale dobbiamo ragionare per mettere a punto nuove strategie per il turismo. Noi ci crediamo molto».

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