La spiegazione
Negata la sospensione del mutuo, cliente fa condannare la banca
L’istituto di credito l’aveva bollata come cattiva pagatrice per un vecchio debito Lei, disoccupata per via della pandemia, era in difficoltà: il tribunale le dà ragione
Viareggio. Aveva chiesto la sospensione del mutuo sulla casa dopo aver perso il lavoro a causa della pandemia. Ma il beneficio le era stato negato. Perché la donna, residente a Viareggio, risultava come cattiva pagatrice dopo una segnalazione alla Banca d’Italia.
La donna, perciò, era andata in difficoltà. E per capire cos’era successo aveva fatto una ricerca. Scoprendo che la segnalazione era stata fatta ad aprile da un istituto di credito – non quello dove ha il mutuo, un altro – che era entrato in possesso di un suo vecchio debito di 8.500 euro, contratto con una società finanziaria nel 2009. La donna, a quel punto, ha deciso di affidarsi a un legale, l’avvocato Federico Pedonese. L’istituto di credito che ha fatto la segnalazione alla Banca d’Italia è stato portato di fronte al tribunale di Treviso, competente per territorio visto che l’istituto in questione ha sede in quella provincia. Ebbene: il giudice ha dato ragione alla cliente. La banca ha ricevuto l’ordine di far annullare la segnalazione ed è stata condannata a risarcire le spese per il giudizio.
La vicenda racconta molto dei nostri tempi. C’è una persona che perde il lavoro a causa della crisi economica da Covid-19 e che si trova con un mutuo molto pesante sulle spalle. La possibilità di sospenderlo per dodici mesi, riservata alle persone colpite indirettamente dal Covid (i famosi Dpcm del governo), le viene negata: tutta colpa, le spiegano, di una segnalazione dell’aprile di quest’anno alla Centrale dei rischi della Banca d’Italia. Dove vengono annotate la situazioni “in sofferenza”: i cattivi pagatori, per capirsi.
La segnalazione era stata fatta, ha scoperto poi la donna, da un istituto bancario che ha acquistato un suo vecchio debito – ovviamente tra gli altri di un pacchetto più ampio – risalente al 2009. Questo debito ha origine da un finanziamento con una società che non era stato onorato fino in fondo. La cifra contestata era di 8.519,78 euro, maturata ovviamente dopo gli interessi. Qui bisogna aprire una parentesi e spiegare che quel debito è passato di mano per ben tre volte, tra differenti società che comprano e vendono i crediti da altri soggetti, sobbarcandosi il rischio. Un meccanismo che, secondo le associazioni dei consumatori, provoca diverse storture. Uno di questi è che può partire una contestazione da una società privata con cui, nel corso degli anni, non si è mai avuto a che fare. La donna che ha promosso il contenzioso si è lamentata proprio di questo: si è ritrovata una contestazione, peraltro pesante perché impedisce di accedere a tutta una serie di benefici, senza saperlo. L’istituto di credito ha replicato sostenendo di averne dato pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. Ma questo non è stato considerato sufficiente dal tribunale di Treviso. Che non ha ritenuto rispettato il principio di buona fede. L’istituto di credito – sostiene il giudice civile – avrebbe dovuto comunicare alla diretta interessata la contestazione mossa, dando prova anche del fatto di essere entrato in possesso del vecchio debito della cliente. Inoltre la stessa segnalazione, come frutto di una valutazione economico-finanziaria della cliente, non è stata ritenuta corretta. Da qui la decisione del tribunale: dovrà essere cancellata. La donna, ora, potrà avere la sospensione del mutuo. —
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