Il Tirreno

Toscana

Violenza a bordo

Autisti dei bus al lavoro “blindati” contro le aggressioni: dal pulsante “allarme” alle telecamere. I casi in Toscana

di Francesca Ferri

	Un bus danneggiato 
Un bus danneggiato 

Molte le segnalazioni, lo scorso ottobre la linea notturna fra Empoli e Siena è stata sospesa dopo tre episodi

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Agosto 2024: sulla linea 250 di Autolinee Toscane Pontedera-Fucecchio un autista viene minacciato con un coltello puntato alla pancia. Settembre 2024: a Livorno un 42enne senza biglietto picchia un controllore dopo averlo insultato, minacciato e preso a sputi: «Ti ammazzo, ti mando all’ospedale», gli grida. Lo rifà i primi di ottobre, stavolta ai danni di un autista.

Febbraio 2025: a Livorno una controllora viene aggredita da una mamma sorpresa senza biglietto, e in Garfagnana un 53enne sale ubriaco sul bus, prende a pugni la macchinetta obliteratrice e impedisce all’autista di partire. A Firenze, il 22 febbraio, un autista viene preso a schiaffi da un passeggero a cui aveva chiesto il biglietto. Il 1° marzo, sempre a Firenze, un uomo, che voleva salire con la bicicletta non pieghevole, al rifiuto dell’autista sputa all’autista e prende a calci il bus.

Episodi e numeri

Non basterebbero queste due pagine a elencare tutti gli episodi che, solo nell’ultimo anno, hanno visto autisti e controllori degli autobus di Autolinee Toscane vittime di aggressioni verbali e fisiche da parte dei passeggeri. Un fenomeno che – dice chi lavora ogni giorno sui bus, ma anche sulla tramvia, nei taxi, sui treni – è aumentato negli ultimi anni, specialmente dopo il periodo della pandemia.

Nel 2023 sono stati 34 gli “infortuni sul lavoro per aggressioni”, così sono etichettati, ai danni di autisti. Nel 2024 sono stati 30. Leggermente inferiori i numeri che riguardano i verificatori di titoli di viaggio – i controllori, della società Holacheck che fornisce il servizio ad Autolinee – grazie al fatto che operano sempre in tre, garantendosi protezione reciproca. Ma ci rimettono anche i passeggeri, costretti a subire tensione e stress se non vera e propria violenza anch’essi.

Autolinee Toscane: le misure

Per questo Autolinee Toscane è corsa ai ripari. Sono sempre più numerosi i bus con la cabina chiusa per l’autista. E non solo. «Da un anno a questa parte sono state installate telecamere in HD su tutti gli autobus, fino a sette in quelli più grossi, e le immagini possono essere viste in diretta dalle forze dell’ordine», spiega Sandro Bartolucci, responsabile commerciale e sviluppo tecnologico di Autolinee Toscane, che si occupa anche di formazione continua dei verificatori. È l’autista stesso che può azionare l’invio, in modo discreto, senza farsi notare dal molestatore. Su ogni bus è stato installato infatti un pulsante di allarme. «Dal momento in cui viene premuto, la sala radio di Autolinee Toscane è in grado di sentire e vedere in diretta cosa succede a bordo e nelle immediate vicinanze», spiega ancora Bartolucci. Le telecamere hanno un certo raggio d’azione anche al di fuori del mezzo, tanto che spesso le immagini vengono richieste anche in casi di incidenti altrui.

Essendo in alta definizione le telecamere consentono di riconoscere le persone in faccia. E grazie al fatto che ogni bus è geoposizionato, la sala radio sa subito dove si trova, anche se l’autista è impossibilitato a comunicarlo. A quel punto, se l’operatore ritiene la situazione pericolosa, avverte il 112. Ad oggi, secondo dati forniti da Autolinee Toscane, sono 17mila le telecamere installate su una flotta di 2.700 bus. Numeri che rendono la Toscana l’unica regione d’Italia dove tutti i bus sono equipaggiati con telecamere. E fino ad oggi sono circa 2.300 le immagini fornite alle forze dell’ordine per aggressioni e danneggiamenti.

Il coordinamento con le forze dell’ordine, del resto, è fondamentale. L’esempio più clamoroso è quello della linea notturna Empoli-Siena che a ottobre è stata soppressa dopo almeno tre aggressioni tra gennaio e agosto 2024. La decisione è stata presa dalla Regione dopo aver ascoltato azienda, sindacati e forze dell’ordine. C’è poi una preparazione studiata ad hoc per i verificatori, «che fanno continui corsi di formazione» spiega Bartolucci. Corsi sempre più simili a lezioni di autodifesa. «È importante, ad esempio, che un verificatore tenga una certa distanza fisica dalla persona che controlla, adotti una posizione specifica per evitare un eventuale assalto frontale. A bordo ci sono appigli che possono essere messi come interposizione tra il verificatore e il passeggero come eventuale ostacolo. Se poi si vede che la situazione degenera, bisogna chiamare subito le forze dell’ordine. Dev’essere chiaro, però, che il controllore è un pubblico ufficiale: aggredirlo è come aggredire un poliziotto; le conseguenze sono le stesse».

Infine una postilla ai furbetti del biglietto: «Chi non paga il biglietto è in sostanza un evasore delle tasse, perché due terzi del servizio vengono coperti con soldi pubblici. Anche questo dovrebbe essere un deterrente».

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