Il Tirreno

Toscana

L’intervista

Perché il cane di famiglia può attaccare un neonato? L’esperto spiega le cause

di Francesca Ferri

	Un esemplare di Staffordshire bull terrier e il professor Gazzano
Un esemplare di Staffordshire bull terrier e il professor Gazzano

Il professor Angelo Gazzano (Università di Pisa) spiega perché i cani faticano a riconoscere i bambini come persone e come educarli per evitare aggressioni

4 MINUTI DI LETTURA





Com’è possibile che il cane di casa, che magari è sempre stato coccolone, a un certo punto azzanni in modo grave un bambino? Un neonato? Pare inspiegabile. E invece una spiegazione c’è. «Un cane ha molte difficoltà a capire che un bambino è una persona», spiega Angelo Gazzano, professore di Etologia e benessere animale del dipartimento di Scienze veterinarie dell’università di Pisa, autore di “Cani e bambini: istruzioni per l’uso” (Plus-Università di Pisa, 2011) e del “Manuale di etologia del cane” (Ets, 2014).

Professore, un cane di famiglia che aggredisce il bambino di casa. Perché si comporta così?

«Mi spiace che sia nuovamente successo questo episodio tra cani e bambini, perché sono cose strazianti. La famiglia è la nicchia ecologica del cane. Il problema è che abbiamo perso molta confidenza con il cane, non sappiamo riconoscere il suo comportamento e non lo sappiamo educare. Ci sono cani che per migliaia di generazioni sono stati selezionati per fare qualcosa, ad esempio il labrador per riportare la selvaggina. Questa selezione, che l’uomo ha fatto in modo esagerato, un pochino resta nel carattere del cane e ogni tanto dà problemi. Altra cosa sono le aggressioni nei confronti dei bimbi».

Che succede?

«Il cane ha difficoltà a riconoscere i bambini come persone. E non solo i bambini, ma anche persone in sedia a rotelle, mamme con passeggini, persone di colore se il cane ha sempre vissuto tra bianchi, uomini se ha sempre vissuto con donne. Sono cose strane per loro. Ma soprattutto bambini e neonati, perché camminano in modo strano, hanno un odore particolare».

Come insegnare loro a non averne paura?

«Il cane dalle 3 settimane ai 4 mesi ha il cosiddetto “periodo di socializzazione”, in cui impara tutto quello che c’è nel mondo e che noi gli insegniamo essere tranquillo, compresi persone e animali di cui impara a non avere paura. Al di fuori di questo periodo, non è detto che non possa ancora imparare che un neonato è un essere umano, però gli va insegnato. Noi consigliamo alle coppie che hanno già un cane e che hanno un primo figlio a portare i vestitini a casa già prima dell’arrivo del bambino e farglieli annusare, a fargli sentire le registrazioni dei vagiti, a premiarlo sempre quando è con il bambino. E comunque fino ai 5 anni del bambino non bisogna mai lasciarlo solo con il cane, soprattutto se di grossa taglia, perché il bimbo può fare qualcosa che irrita il cane, tipo tirargli le orecchie o la coda. Queste sono le cose importanti e purtroppo i cani non le capiscono. Poi, se succede con un barboncino è un conto; se succede con un cane di grossa taglia è un altro».

I social sono pieni di foto di bimbi abbracciati ai cani...

«Magari al cane l’abbraccio non piace».

Il pitbull è a prescindere una razza aggressiva?

«Fortunatamente all’interno delle razze c’è una grande variabilità individuale: trovi il pitbull killer e il pitbull agnellino. È come viene educato che dà problemi. Sono però cani comunque molto reattivi, selezionati per combattere in un’arena con un toro, con una presa che non mollano nemmeno quando il toro si dimena. Caratteristiche che rendono tendenzialmente più pericolosa questa razza rispetto ad altre. Ma non c’è un elenco di razze pericolose».

Perché attaccano alla testa?

«Probabilmente perché è all’altezza della bocca del cane. Un lupo attaccherebbe al collo».

Qual è il destino di questi cani dopo l’aggressione?

«Bisogna sottoporli a una visita comportamentale, capire quale situazione ha scatenato l’attacco, se hanno ricevuto un’educazione. Poi, la mente del cane si ammala come quella dell’uomo. Ci sono dei cani matti, alcuni sono aggressivi per natura per problemi cerebrali. Ci sono terapie farmacologiche anche per il recupero e sono le stesse che usiamo per gli umani, anche il Prozac. Se si può, si curano».

Ore di apprensione

Attesa e preghiera

Papa Francesco in crisi respiratoria: «Condizioni critiche» – Il bollettino medico del Vaticano