Il Tirreno

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L'intervista

Alluvioni, in Toscana sei casi in cinque mesi. Gozzini (Lamma): «Non più eventi eccezionali, più pericolosi se colpiscono la costa: ecco perché»

di Federico Lazzotti

	Il direttore del Lamma, Bernardo Gozzini e gli effetti del forte nubifragio a Capoliveri
Il direttore del Lamma, Bernardo Gozzini e gli effetti del forte nubifragio a Capoliveri

Bernardo Gozzini, direttore del Lamma: «Noi possiamo individuare il picco dell’evento una o due ore prima che accada. Ma quel punto non si deve generare il panico: la prevenzione è decisiva»

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Tra settembre e ottobre la Valdicecina e l’Alta Valdera, poi la Val di Cornia per due volte. Il mese scorso il centro di Firenze. E adesso l’isola d’Elba, parte della Maremma e alcune zone del pistoiese-pratese. Sono gli ultimi episodi tra alluvioni e nubifragi in Toscana: decine di millimetri di pioggia caduti in un tempo brevissimo causando vittime, danni e paura. In termini investigativi si dice che «tre indizi fanno una prova». Cinque casi in sei mesi  fa notare anche Bernardo Gozzini, direttore del Lamma, il consorzio di monitoraggio meteo della Regione Toscana, – confermano che «non si tratta più di fatti eccezionali, bensì di eventi con i quali dobbiamo convivere».

Stavolta l’allerta arancio era su un territorio molto esteso ma ha colpito zone limitate. Com’è possibile?

«Il problema è semplice. Quando vediamo che se ci sono le condizioni per dare luogo a fenomeni temporaleschi intensi e persistenti abbiamo due incognite: la localizzazione precisa e la temporalizzazione».

Non potete sapere quando e dove colpirà?

«Esatto. Infatti si chiamano previsioni. Quando mandiamo le informazioni alla protezione civile lo facciamo entro le una. E quella previsioni vale per 36 ore: la giornata e la successiva fino alla mezzanotte. Così non posso sapere dove accadrà l’evento. Stavolta la perturbazione si spostava lungo la costa e questo rende la previsione ancora più difficile».

Perché?

«Per due motivi: il vapore prodotto da un mare sempre più caldo fa da benzina al temporale e la perturbazione spostandosi rapidamente è più difficile. L’altro giorno il grosso, per fortuna, è finito in mare e nessuno si è accorto di nulla».

Poi però se va a picchiare su una zona come successo a Portoferraio fa i danni.

«Alla stazione di San Martino, sopra Portoferraio, giovedì in meno di due ore sono piovuti quasi 65 millimetri. Si tratta di una pioggia consistente che infatti ha creato danni, ma molte degli effetti dipendono dalla vulnerabilità del territorio».

La stessa quantità di pioggia può fare un disastro o nulla?

«Certo. In Toscana abbiamo un paradosso: le Apuane sono il luogo più piovoso d’Europa con 2.400 millimetri in un anno. Se in un giorno piovono 200 millimetri non se ne accorge nessuno, lo stessa quantità in Maremma dove in un anno cadono 600 millimetri crea grossi problemi».

È possibile avere previsioni più precise?

«In allerta arancione facciamo bollettini ogni tre ore, poi anche ogni ora. Così c’è maggiore conoscenza del fenomeno: se persiste, dove si sposta. Ma i tempi di intervento si riducono a una o due ore sul picco. Ma a quel punto la protezione civile non può dare informazioni troppo allertanti, altrimenti rischia di generare il panico con comportamenti ancora più pericolosi».

Quindi?

«È necessario educare il cittadino ad avere comportamenti adeguati: se vedo fulmini e tuoni devo mettermi in situazioni di tranquillità: non prendere l’auto, non andare in cantina o lungo un fiume»

Sembra di capire che dovremo convivere col rischio?

«La Regione ha nominato una commissione scientifica per rendere più sicuro il territorio. Il rischio zero non esiste. Ma dobbiamo gestire il rischio residuo. Ormai bisogna ragionare non solo di vulnerabilità ma spesso e volentieri di ricadute economiche e sociali».

È possibile che la tendenza si inverta?

«Se non succede nulla a livello internazionale, e con Trump non mi sembra possibile, sarà necessario adattarsi».

C’è chi si è lamentato delle scuole chiuse in Comuni dove non ha poi piovuto.

«Prendo in prestito le parole del sindaco di Livorno Salvetti quando dopo un’allerta arancio dove non accadde nulla disse di “essere contento perché la città si era salvata senza danni”». l


 

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