In Toscana la vespa che uccide le api da miele viene controllata da un’antenna: cos’è il “radiotracking”
Il nido della Velutina individuato grazie a una particolare tecnica basata sulla tecnologia
Come i Ghostbusters (acchiappafantasmi) dell’omonimo film del 1984. Oggi in Toscana il gruppo operativo che dà la caccia alla “Vespa velutina nigrithorax”, può vantare il primo successo nell’individuazione di un nido di vespe grazie alla tecnologia del radiotracking (radio telemetria). Risultato scientifico significativo, considerato che la vespa velutina, arrivata in Europa nei primi anni 2000, è una minaccia esiziale alla sopravvivenza delle api da miele. Cibo prediletto per le voracissime larve dell’insetto di origine asiatica. Risale alla fine di ottobre la prima localizzazione di un nido in provincia di Prato, in una siepe infestata da edera, a circa 400 metri dall’apiario sotto attacco della vespa velutina.
La spiegazione
«La cosiddetta vespa dalle zampe gialle – spiega il professor Antonio Felicioli, docente di biochimica, biologia e apidologia molecolari al Dipartimento di veterinaria dell’Università di Pisa – è un insetto che vive in colonie all’interno di nidi molto grandi. Questo tipo di vespa è piuttosto aggressiva e nutre le proprie larve carnivore con le parti proteiche del corpo delle api mellifere, delle quali è predatrice. La vespa attacca le api in volo, catturandole con le zampe. Dopodiché ne stacca il torace, ricco di proteine, per portarle alle proprie larve nel nido. Ogni nido può contenere da 1.000 fino a un massimo di 5.000 vespe, tutte ovodeposte dalla vespa regina. Per questo è particolarmente importante individuare i nidi e “neutralizzarli” ricorrendo alla Permetrina, un piretroide molto efficace». «Il periodo adatto a questa attività – prosegue Felicioli – è la finestra autunnale di ottobre-novembre, quando le vespe regine, mediamente 300 per nido, vengono fecondate prima di invernarsi in vista della riproduzione di primavera. Se si riesce a intervenire in questa fase, infatti, si impedisce lo sviluppo delle vespe regine che nella primavera successiva non costruiranno altri nidi. Il problema nell’individuazione dei nidi, è che sono molto ben mimetizzati e quasi sempre ad un’altezza di 20-25 metri da terra. Difficili da raggiungere e rimuovere».
Il progetto e la cattura
Il “piano strategico di gestione della specie esotica invasiva vespa velutina” è stato finanziato dalla Regione Toscana. Fanno parte del coordinamento scientifico i dipartimenti universitari di Scienze veterinarie e Biologia dell’Università di Pisa, e di Biologia di Firenze. L’attività di monitoraggio e neutralizzazione dei nidi, invece, coinvolge tre associazioni apistiche toscane: Toscana Miele, Associazione regionale produttori apistici e Associazione degli apicoltori delle province toscane. Ma come si cacciano i nidi di vespa velutina? «Catturiamo con apposite trappole le vespe che poi immobilizziamo con un “holder” – spiega ancora Felicioli – Dopodiché leghiamo al “peziolo” (parte del corpo che unisce il torace all’addome, nda) un’antennina emittente “Tag” di fabbricazione canadese del costo di 260 euro e del peso di 0,15 grammi, equivalente a quello di un’ape. L’antenna trasmette dai 3 ai 5 giorni, sulla frequenza dei 151 MHz. Quindi liberiamo la vespa e con un’antenna ricevente direzionale “Yagi” cerchiamo di seguirne i movimenti fino a individuare il nido dal quale proviene. A quel punto entrano in azione i “neutralizzatori” con la Permetrina, oppure se accessibile, di notte, insacchettiamo il nido e poi lo congeliamo per esaminarlo successivamente». I nidi di vespa velutina hanno dimensioni significative, con un diametro da 50 a 100 centimetri, e ospitano fino a un massimo di 5.000 vespe. Da ogni nido, in seguito alla selezione naturale delle vespe regine, possono derivarne fino a 20. «Considerata la velocità di riproduzione di questa specie – spiega Stefano Fenucci, apicoltore – è comprensibile quanto sia importante contenere la replicazione dei nidi. La vespa velutina, infatti, non è soltanto un problema per le api e per i produttori di miele, che a causa loro vedono ridursi la quota di miele da raccogliere, ma in generale costituiscono un problema grave per tutti gli insetti impollinatori. Quindi una minaccia vera e propria alla biodiversità, perché gli impollinatori, com’è noto, garantiscono la fecondazione delle piante».
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