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Dal podcast “Cenere” sull'eccidio di Sant'Anna nasce il laboratorio antifascista

di Barbara Antoni
Dal podcast “Cenere” sull'eccidio di Sant'Anna nasce il laboratorio antifascista<br type="_moz" />

Presentazione al Tirreno: la testimonianza di Adele Pardini

12 agosto 2024
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LIVORNO. «Abbiate pazienza – dice Adele Pardini, 84 anni, sopravvissuta alla strage del 12 agosto ’44 a Sant’Anna di Stazzema –, mi fermo qui, non riesco ad andare avanti». Nel salone del Tirreno a Livorno, Adele ha parlato come un fiume, per cinque minuti sembrati un’eternità, nel silenzio sempre più totale.

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«Quando i tedeschi arrivarono stavo facendo colazione con il pane inzuppato nel latte – racconta la donna, ottava di nove figli di Luna Farnocchi, 36 anni al tempo dell’eccidio, e Federico Pardini, di 43 –. Ci portarono tutti al muro. Mia mamma che teneva in braccio Anna, di soli 25 giorni, fu subito uccisa insieme a un’altra mamma, tutte e due si erano messe davanti ai figli per proteggerci». La mamma cade morta con la piccola Anna, rimasta gravemente ferita. I corpi delle due donne cadono su una botola, che si apre: Cesira, la maggiore dei Pardini (sarà poi insignita della medaglia d’oro al valor civile), prende Anna e trascina via Adele, di appena quattro anni. Anche un’altra sorella, Maria, è gravemente ferita: morirà il 19 settembre all’ospedale di Valdicastello, mentre la piccola Anna il 4 settembre. «Cesira, non so ancora come, riuscì a portare noi in salvo, ad avvertire il babbo che si trovava poco distante, e a spegnere le fiamme che stavano inghiottendo le case».

È così vivo il dolore di Adele, una freccia che trafigge: la sua testimonianza è stata raccolta, insieme a molte altre, dai giornalisti dell’agenzia Capoverso, autori del podcast dal titolo “Cenere - Le voci dell’eccidio dimenticato di Sant’Anna di Stazzema” (disponibile liberamente su tutte le piattaforme), diviso in sette puntate, ciascuna fra trenta e quaranta minuti di durata. Le voci, la narrazione, le testimonianze, anche suoni e rumori sono stati ricostruiti. «Abbiamo iniziato questo lavoro un anno fa – spiega Alessandro Bientinesi, curatore editoriale del podcast – con l’urgenza di partire dai sopravvissuti: volevamo avere le loro voci per sempre».

«Un lavoro straordinario e innovativo – le parole di Cristiano Marcacci, direttore del Tirreno, presentando “Cenere” – che rafforza la valenza della partnership fra Capoverso e Il Tirreno. Oggi c’è l’esigenza di recuperare e valorizzare la memoria e il ricordo di quello che è accaduto ottanta anni fa. Lancio un appello alla politica affinché di fronte alla memoria, alla lezione indiscutibile di chi ha fatto la storia, non ci siano divisioni. È il primo podcast italiano sulla strage di Sant’Anna: il Tirreno non poteva fare a meno di questo momento; l’antifascismo è tra i valori fondanti di questo giornale ed è l’ossatura della comunità a cui pretendiamo di fare riferimento».

Il laboratorio antifascista

Al sindaco di Livorno Luca Salvetti, alla presidente della Provincia di Livorno Sandra Scarpellini, al consigliere regionale Pd Francesco Gazzetti, Marcacci ha proposto di cogliere l’occasione del podcast per dare il via a un laboratorio antifascista. Proposta accolta. Salvetti, «profondamente colpito dall’ascolto del podcast» ha invitato Capoverso a un’iniziativa in programma a settembre a Livorno su antifascismo e democrazia: sarà il via al laboratorio. «Il podcast è il modo per passare il testimone – ha detto Scarpellini –, vogliamo portarlo nelle scuole: racchiude la conoscenza dei fatti». E così Gazzetti, ribadendo l’impegno del «consiglio regionale e dell’ufficio di presidenza a promuovere iniziative per gli ottant’anni dalla fine della guerra» ha affermato che lavorerà per portare “Cenere” anche in consiglio regionale.

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