Il Tirreno

Toscana

Dillo al direttore
La storia a tavola

Puccini, amante delle auto e del fumo, usava rimedi a base di larice e malva


	Puccini sulla sua Isotta Fraschini e Ciro Vestita a destra
Puccini sulla sua Isotta Fraschini e Ciro Vestita a destra

Il compositore “inventò” una jeep

02 luglio 2024
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Ecco le riflessioni dei lettori pubblicate sull’edizione cartacea di domenica 30 giugno, nella pagina dedicata al filo diretto con il direttore de Il Tirreno, Cristiano Marcacci. “Dillo al direttore” è l’iniziativa che permette alle persone di dialogare direttamente con Cristiano Marcacci, attraverso il canale WhatsApp (366 6612379) e l’indirizzo mail dilloaldirettore@iltirreno.it.

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di Ciro Vestita*

Puccini grande compositore musicale. Puccini grande meccanico, e questo pochi lo sanno. Aveva, il buon Giacomo, di cui quest’anno ricorre il centenario della morte, una enorme passione per la caccia e quindi grandi escursioni con la sua Isotta Fraschini fra i monti toscani. Ma alla quarta auto sfondata sulle mulattiere lucchesi propose all'industriale Vincenzo Lancia una sua idea all'avanguardia: una quattro per quattro ben rialzata, doppie balestre, robusti pneumatici. Era nato il fuoristrada che dopo pochi anni fu copiato dagli americani per creare la loro jeep. Ma tutta la vita di Puccini fu un fuoco d'artificio; oltre a lepri e fagiani inseguiva anche cameriere e cantanti finché sua moglie Elvira, stanca di tutte queste scappatelle, acquista una casa sul lago di Massaciuccoli, notoriamente lago cieco senza emissari.

Era convinta, la poverina, che Giacomo col suo motoscafo potesse solo andare a pescare trote e lucci. Ma il maestro era un uomo ricchissimo e, senza clamore, fece costruire un canale che collegava il lago a Viareggio. Usciva al mattino per andare dalle sue donnette e tornava la sera con carpe e tinche (acquistate sul molo). Ma presto anche il lago fallì; il Puccini si innamorò follemente della giovane cameriera Dora Manfredi. La moglie diventò una iena e la povera Dora si suicidò. Una fase pesante della vita che spinse il maestro a fumare sempre di più con il tristissimo epilogo della sua morte ad appena 66 anni. La diagnosi di tumore alla gola fu precoce ma le terapie in quel tempo erano davvero minime. E quindi, seguendo i consigli del suo amico Thomas Mann, eseguiva dei cicli di suffumigi con estratti di larice, pino e malva che ovviamente non lo guarirono dal tumore, ma senz’altro frenarono il decorso della malattia.

Mann, infatti, nella sua “Montagna Incantata” descriveva con acuzie i trattamenti a base di resine di conifere che i pazienti con patologie respiratorie eseguivano nei sanatori delle Alpi. Attualmente queste terapie (assolutamente inutili per patologie tumorali) vengono riusate con successo per laringiti e bronchiti, senza effetti collaterali.

*Medico fitoterapeuta e volto noto di RaiUno

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