Caso Ferragni, ridateci Wanna e le patacche senza pretese
Il caso Ferragni e l’emblema di un’Italia sorprendentemente spensierata
A distanza di alcuni giorni dall’inizio del “Baloccogate”, si possono trarre dalla vicenda alcune considerazioni di ordine generale. La prima, e di gran lunga più consolante, è che l’Italia è un Paese senza grossi pensieri.
Se infatti il presidente del Consiglio di un Paese del G8 trova il tempo di sferrare un duro attacco all’influencer del Pandoro, vuol dire che i problemi importanti – tipo l’Ucraina, la Striscia di Gaza, il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) e l’inflazione – sono stati risolti a nostra insaputa.
E questa è la cosa per cui noi italiani – Ferragnez esclusi – rendiamo grazie a Giorgia Meloni.
La seconda considerazione è che c’è grande confusione sotto i cieli, come diceva Mao Tse-tung: a leggere i giornali della destra – e a sentir parlare qualche opinionista della medesima area – sembra infatti di capire che ad un certo punto della storia, non si sa bene come e perché, la Ferragni (che, notizia di ieri, deve affrontare anche la decisione del Gruppo Safilo che ha interrotto l'accordo commerciale relativo alle collezioni eyewear a marchio Chiara Ferragni per violazione di impegni contrattuali) e consorte siano diventati i leader politici dell’opposizione. E che dunque le vicende che li coinvolgono mettano sotto accusa l’intera sinistra, al punto che prima o poi si dovrà istituire una bella commissione d’inchiesta – tipo Mitrokin - per far emergere tutto il marcio in Danimarca.
La terza considerazione è la più triste di tutte: abbiamo scoperto che in Italia c’è gente che si ostinava a mangiare il Pandoro, questa imitazione molle, zuccherina del caro vecchio panettone. Pare che per farlo questi signori pagassero 9 euro, e che fossero convinti di aiutare in tal modo nientemeno che un ospedale pediatrico. Così raccontava loro la presunta leader dell’opposizione, che già in precedenza aveva usato lo stesso metodo per vendere a caro prezzo delle normali uova di Pasqua.
Quarta e ultima considerazione: ridateci Wanna Marchi!
Perché è ovvio che di fronte alle nuove frontiere dell’abuso di credulità a mezzo social, sorga spontanea la nostalgia per i vecchi imbonitori di una volta: quelli che se volevano spillarti due lire non si nascondevano dietro la beneficenza e il politicamente corretto, ma ti piazzavano sotto il naso un orologio patacca, una crema dimagrante alle alghe, un talismano scaccia malocchio. Gente che quando veniva beccata – e prima o poi veniva beccata – non andava su Instagram a piagnucolare scuse, né tantomeno a regalare milioni. Semplicemente si fermava per un giro e poi ricominciava con una nuova televendita.
Mago do Nascimiento, Roberto da Crema e tu, eterna Wanna con figlia annessa, che fine avete fatto?
Tornate: sentiamo il bisogno di voi, delle vostre patacche senza la pretesa d’essere altro. Siete lo specchio di un Paese, anzi di una Nazione, più semplice e genuina di questa.
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