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Pnrr, è una corsa contro il tempo: «Ora accelerare». Ma la Toscana è al passo

di Sara Venchiarutti
Pnrr, è una corsa contro il tempo: «Ora accelerare». Ma la Toscana è al passo

La nostra regione è comunque sopra la media con oltre il 63 per cento dei progetti avviati. Parlano gli esperti

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Per il destino del Pnrr in Toscana saranno decisivi i promessi mesi. In pratica quello che «riusciremo a fare quest’anno», dice Annalisa Giachi, coordinatrice dell’Osservatorio sul Recovery Plan, attivato dalla Fondazione Promo PA e dall’Università di Roma Tor Vergata per monitorare il Pnrr. Perché «è normale che il 2022 e il 2023 siano gli anni della progettazione. Poi – spiega Giachi – i cantieri veri e propri dovrebbero partire il prossimo anno». Quindi in Toscana la situazione non è allarmante. Anzi, si può dire che è «sotto controllo». Anche perché i finanziamenti del Pnrr non scadranno se non nel 2026. Ma «bisognerebbe accelerare le progettazioni e le procedure d’appalto», avverte Giachi.

I numeri in regione

Intanto partiamo dai numeri. In Toscana i progetti finanziati e che riceveranno risorse sono oltre 4.900 (4.983 per la precisione) per un ammontare totale di oltre 6,3 miliardi (circa l’80% è finanziato con fondi del Pnrr). Se si guarda ai lavori pubblici (opere e impiantistica, per un totale di 1.297 progetti), la percentuale dei progetti avviati è del 63,7%. Dato, questo, più esemplificativo, come spiegano gli uffici della Regione, perché i soggetti attuatori sono tenuti ad andare nelle banche dati ufficiali per il monitoraggio. E alla domanda se la percentuale rimasta fuori sia a rischio, Giachi risponde che «in alcuni casi le misure e i progetti non sono partiti perché ancora non è stato fatto l’accordo con il ministero competente, che quindi non ha ancora trasferito i fondi. In altri casi si sta aspettando che esca la misura dedicata. Anche perché non sono ancora stati dati tutti i fondi; siamo in attesa dell’ultima di quest’anno, a dicembre».

I progetti avviati

Si arriva così ai progetti che in qualche modo sono partiti. E qui c’è una prima questione. «Se si guarda – fa notare Giachi – allo stato dei lavori dei progetti avviati si vede che il 40% è nella fase di progettazione definitiva o esecutiva. Da un lato in questa fase è normale, però la percentuale dovrebbe essere un po’ più alta». Alla fase successiva, cioè con la stipula e l’affidamento dei lavori, è arrivato il 30% dei lavori. «Ovviamente – prosegue Giachi – se non si progetta non si può andare avanti, quindi ci vuole un’ulteriore spinta per poi portare a gara le opere. Qui però si presenta un altro collo di bottiglia: gestire tutte le procedure di gara richiede tempistiche lunghe. Anche se dipende dai progetti, in media si va dai 4 ai 6 mesi solamente per la procedura».

I problemi

Insomma, una prima frenata in regione è dovuta ai tempi delle norme nazionali, «anche se è vero che per i progetti del Pnrr sono già attivi dei decreti di semplificazione che consentono di accelerare alcuni meccanismi». Eppure non basta. C’è poi un altro aspetto: «Molti interventi – spiega Giachi – sono in capo alle amministrazioni comunali e soprattutto nelle realtà più piccole, a cui sono destinati fondi specifici, c’è un problema di personale. Mancano le persone necessarie per portare avanti tutte queste pratiche. Oltre al normale carico di lavoro hanno anche tutti questi appalti in più. C’è un problema di capacità amministrativa».

L’ultima difficoltà riscontrata riguarda «i soggetti privati destinatari di fondi. Anche loro – dice Giachi – devono progettare seguendo le norme legate ai codici degli appalti che non conoscono, non essendo pubblica amministrazione. Spesso vengono lasciati soli, anche se la Toscana fa anche un lavoro di supporto».

La Toscana in Italia

Ma rispetto all’Italia la Toscana com’è messa? «Ancora non abbiamo i dati di spesa delle singole regioni – avverte Giachi – ma metterei la Toscana tra le regioni più strutturate per affrontare il Pnrr». «Ad ora – dice David Natali, professore ordinario di Scienze politiche alla Sant’Anna di Pisa – è impossibile fare una classifica tra Regioni» C’è un dato però che può orientare. E cioè quello nazionale. Che «è preoccupante – spiega Natali – come si evince dagli ultimi diffusi dalla Corte dei Conti: il tasso di trasferimento di risorse dall’Unione europea al febbraio 2023 è fissato attorno al 70% in Italia, poco meno di 5 miliardi di euro (sui 191 miliardi in totale). E la capacità di spesa è piuttosto limitata rispetto al trasferimento: per quanto riguarda la messa in pratica dei progetti il tasso si abbassa a poco sopra il 40% per il 2022». Insomma, anche quando riusciamo ad attivare le risorse, non sempre le spendiamo. «Questo è un campanello d’allarme: abbiamo – conclude Natali – una difficoltà di spesa e il Pnrr mostra le difficoltà strutturali del Paese, legate soprattutto al sistema organizzativo della nostra macchina amministrativa, da anni oggetto di tagli e di scarso ricambio generazionale».

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