Il Tirreno

Il Tirreno estate 2024
L’intervista

Ornella Vanoni e la sua Versilia: «Quando cantai alla Bussola al posto di Mina e finì con un grande abbraccio»

di Adolfo Lippi

	Ornella Vanoni (foto Paglianti)
Ornella Vanoni (foto Paglianti)

L’artista a Viareggio tra ricordi e aneddoti: «Andavo in spiaggia con mia nonna e mio figlio Cristiano, la borsa piena di pane, pomodoro, mozzarella»

09 luglio 2024
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La Versilia ritrova Ornella Vanoni. Venne qui giovanissima, intimidita. «Avevo una paura folle poiché il palcoscenico era la mitica Bussola di Sergio Bernardini», dice.

Vi è tornata nello splendido hotel Principe di Piemonte ricondotta dal figlio di Sergio, Mario, per parlare di sé e ricordarci le canzoni, gli amori, i lunghi pomeriggi estivi a Forte dei Marmi, il tempo che passa trasforma, ma non le fa dimenticare nulla di ottant’anni e più di vita vissuta nell’intensità, nel successo, nella fortuna, nelle passioni.

«Venivo in Versilia – racconta – e andavo in spiaggia con mia nonna e mio figlio Cristiano, la borsa piena di pane, pomodoro, mozzarella. E cercavo di rilassarmi. Ma non era sempre facile. Una sera a Mina, che doveva esibirsi in Bussola, venne la laringite. Sergio era disperato. Gli avevano detto che tra me e Mina non correva buon sangue. Lui però oso contattarmi. Potevo sostituirla? Decisi di sì. Salì sul palcoscenico e presi a cantare. E che accadde? Improvvisamente un riflettore inquadrò proprio Mina che, nonostante la febbre, era accorsa in prima fila ad applaudirmi. Finì con un abbraccio a tre, io, lei e Bernardini».

La musica e le canzoni di oggi? Ha dei preferiti? «Mahmood, Elodie, Ghali», dice. Ma quale messaggio lanciano secondo lei, che più di ogni altro ha affrontato amore, erotismo, impegno sociale affettività, perfino la malavita? «Ogni epoca ha la sua musica – risponde –. Adesso viviamo in un’epoca di velocità. I giovani non hanno da consumare l’infinito, la musica è ritmata e corta ma riescono ugualmente a vincere il premio Tenco. Vasco Rossi insegna: le canzoni di Vasco hanno contenuti».

Ornella Vanoni è la storia sociale d’Italia. Nella hall dell’hotel viene accolta da una schiera di fan entusiasti. È riccia e rosa di capelli, veste con eleganza, si concede alle domande. Ad attenderla nel salone centrale, un pubblico numerosissimo e la giornalista Concita De Gregorio che la intervista e la stimola.

Perché “storia d’Italia”? Perché dal regista Strehler a Gino Paoli, dai primi Festival di Sanremo alle tante esibizioni teatrali, ha percorso cantando i sentimenti degli italiani, soprattutto dei più colti, che non si perdevano dietro ai gorgheggi di moda, ieri di Claudio Villa oggi di Albano (rispettabilissimi ma effimeri) ma rimescolava nel profondo le proprie esistenze. Pareva, la Vanoni, un filosofo esistenzialista, se noi avessimo avuto Sartre come lo ebbe Juliette Gréco, musa francese.

Però Ornella Vanoni, giovanissima, appena vent’anni, disattendendo ai consigli materni, seguì quel mago che era il regista del “Piccolo Teatro” milanese, e fondarono una maniera artistica che avrebbe spalancato le porte a Jannacci e Dario Fo. Poi lei si innamorò di Gino Paoli «senza fine». Le chiedo chi tra gli uomini della sua vita lunghissima e piena di accensioni le è più ancora in memoria: il marito impresario Lucio Ardenzi? Paoli? Strehler? «Be’, ognuno di loro è stato una vicenda fiammeggiante, tra scontri notti folli lasciti, riprese è tanta, tanta, professionalità messa nel lavoro comune, testi teatrali canzoni, tournée, film, centinaia di serate tv, premi prestigiosi».

Ma torniamo in Versilia. Lei abitava nello storico hotel Ariston di Zucconi. Il figlio di lui, Fabrizio, le chiese perché abitasse lì. «L’Ariston, che divenne anche il regno di Renato Zero, è a due passi dalla Bussola. Abitavo lì perché vi era un immenso ristorante giardino». A quei tempi vi convenivano Paoli e Lucio Dalla, il famoso impresario Adriano Aragozzini faceva ancora l’autista delle star, così lei lo ricorda, e il geniaccio Mimmo D’Alessandro, quello che sta sconvolgendo Lucca con concerti fulminanti, ancora doveva mettere il naso in Bussola.

Vanoni non doveva far altro che attraversare la strada e correre da Bernardini nel palcoscenico dorato dove ad applaudirla vi erano gli Agnelli, i Moratti, Paola di Liegi.

È cambiata la Versilia, dice, «sì, è cambiata». Ma lei, emozionata ed emozionante, è ancora qui. La ascoltiamo ne “L’eternità” e ci batte il cuore. 




 

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