Katia Beni festeggia il compleanno sul palco e regala lo show agli ospiti di una Rsa
La nostra intervista all’istrionica umorista di scena a San Miniato in “62 candeline. Ora vi illumino io”. L’ingresso è a offerta libera
Dal liceo scientifico, passando per la facoltà di Fisica all'Università, per poi approdare al teatro comico. Ripercorrendo il suo itinerario formativo e professionale, l'attrice Katia Beni si descrive oggi usando l'espressione “artigiana del teatro”. Molto spesso, infatti, anche autrice dei suoi spettacoli, l'artista toscana ricorda come, da ragazzina, quel passaggio dalla scienza all'arte fece arrabbiare – molto – babbo Marcello. Il quale, tuttavia, diventerà in seguito uno dei suoi più grandi e accaniti sostenitori. Ma la sua fan numero uno era comunque nonna Rita. «Dopo che morì sua figlia, cioè mia madre – racconta Katia – fece come un voto: smise di guardare la tv, l'accendeva solo per vedere me».
L'istrionica umorista festeggerà stasera il suo compleanno a San Miniato, sotto i loggiati di San Domenico, mettendo in scena “62 candeline. Questa sera (venerdì 15) San Miniato la illumino io...” alle 21,15. Ingresso a offerta libera, il ricavato sarà destinato alla Rsa “Del Campana Guazzesi”. «Alle 19 faremo una visita ai nonnini della struttura, sono pochissimi quelli che potranno assistere all'esibizione», spiega.
Prima domanda, banale ma d'obbligo: quale regalo vorrebbe ricevere per il suo compleanno?
«È già un regalo per me poter trascorrere questo giorno lavorando, una scelta che ripeto già da qualche anno. Mi sono accorta che sul palco, muovendomi e ballando, dimostro meno anni, posso sembrare ancora una quarantenne. Inoltre quando sei in scena non hai più un'età, lì è così, sul palco assumi ogni volta l'età del personaggio che interpreti».
Sul volantino dice che illuminerà San Miniato con 62 candeline. Sono così tante?
«Intanto sono ancora viva e questo è già un traguardo, un privilegio, pensando soprattutto a chi magari avrebbe voluto arrivarci ma purtroppo se n'è andato prima. Allo stesso modo bisogna anche ammettere che a 60 anni la visione della vita cambia, cambiano le priorità, selezioni di più. Sai di avere meno tempo e quindi sei anche più libera perché molto meno disposta a perderlo, il tempo. Quindi impari a dire “no“ se qualcosa, o qualcuno, non ti va. Fino a una decina di anni fa mi piaceva, ad esempio, fare shopping mentre adesso mi fa fatica. Ci sono cose che sono essenziali, non so, probabilmente su questo avrà inciso anche il Covid. Però mi sento più libera anche dal giudizio estetico, mio e degli altri, sul mio aspetto. Non ho mai fatto la famosa passeggiata sul bagnasciuga al mare perché mi vergognavo, adesso sì, la faccio, e non me ne può fregare di meno!».
Qual è stata l'età che ha segnato il passaggio dal sentirsi ancora giovane al non sentirsi più tale?
«55 anni, con la menopausa. Dopo un periodo di tempesta, sia ormonale che umorale, ho ritrovato di nuovo la calma, e lì ho realizzato che era una calma diversa».
C'è qualcosa che vorrebbe fare che non hai mai fatto, e qualcosa che, se avessimo una seconda chance, è certa non farebbe più?
«Vorrei continuare a fare più a lungo possibile, e come piace a me, il mio lavoro, quello che ho sempre fatto e che adoro. Ci ho sempre messo una parte importante di me, ogni volta, per questo mi sento davvero di ringraziare la vita per aver avuto questa possibilità. Beh, forse in passato ho perso dei treni per principio o per presunzione giovanile, forse avrei potuto fare più fortuna e più soldi, ma per 40 anni ho vissuto di questo e quindi va benissimo così».
La inteneriscono di più gli anziani o i bambini?
«Entrambi. Mi inteneriscono alcuni anziani e alcuni bambini, più di altri. Mi piacciono meno quei bambini già strutturati come degli adulti. E moltissimo mi inteneriscono gli animali: ho un cagnolino, adottato, e una gattina trovata per strada, sono due meticci».
E Katia Beni a 85 anni come e dove la immagina? Davvero vorrebbe garantirsi un posto per il tuo futuro in una Rsa?
«Non ho figli, ho due nipotine ma avranno le loro cose da fare e non staranno certo dietro alla zia, è probabile che andrò in una Rsa. Bisognerebbe drogarsi non da giovani, ma da anziani (ride, ndr). Tanti dicono che vorrebbero restare lucidi fino alla fine, ma quando non stai bene forse se siamo un po' rimbambiti è anche meglio».
Cosa ne pensa dei figli che affidano i genitori anziani alle Rsa? Lei lo ha fatto?
«Mia madre è morta che aveva 57 anni. Mio padre invece ne aveva 86, aveva un badante che per una ventina di giorni dovette assentarsi. Insieme individuammo una struttura con un bel parco dove lui avrebbe potuto restare per un periodo. Ricordo che quando lo andavo a prendere per portarlo da me, a pranzo o a cena, non vedeva l'ora di tornare lì, dai suoi amici, e mi chiedeva qualche barzelletta da poter raccontare. Era molto entusiasta. Credo che a volte abbiamo dei pregiudizi ma che in realtà le Rsa non siano necessariamente ambienti dove una persona anziana non possa stare bene».