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Non giocano ma... fotografano e danno voti alle panchine: comode, fredde e “assassine”. L’idea social di due giovani calciatori toscani

di David Meccoli

	Francesco Calugi (il secondo nella foto a sx) e Marco Pannocchi davanti alle panchine recensite
Francesco Calugi (il secondo nella foto a sx) e Marco Pannocchi davanti alle panchine recensite

Due 17enni della Cerretese hanno girato video e fatto recensioni: e sul web spopolano

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Ci sono quelle “postfuturistiche” o “postmoderne” (dotate di tutti i “comfort”), ma anche quelle “assassine”, che rilasciano quantomeno fastidiose schegge di legno; quelle che d’inverno ti congelano all’istante i flessori e quelle che d’estate fanno rischiare ustioni di terzo grado. Sono le panchine dei campi sportivi di mezza Toscana (o almeno della parte nord e ovest), quelle frequentate settimanalmente da un gruppo di ragazzi (classe 2008) della Cerretese, che hanno preso con la giusta filosofia il loro non rientrare (praticamente sempre) nell’undici titolare. E così, ogni domenica mattina, dall’inizio del campionato (a proposito, i biancoverdi di Cerreto Guidi si giocano la testa della classifica con i pari età di Certaldo, Signa e Castefiorentino), Francesco Calugi e Marco Pannocchi – portiere il primo, difensore centrale il secondo – anziché sistemare la linea difensiva in campo girano video in cui analizzano l’oggetto (le panchine, appunto) che li accoglie per novanta minuti. Filmati che poi finiscono sui social e che hanno già totalizzato oltre 100mila visualizzazioni, in un passa-parola ormai divenuto virale.

E come ogni “guida” (dalla Michelin in giù) che si rispetti, anche quella dedicata alle panchine ha le sue stelle e la sua classifica. La “panca” di Montelupo «conferisce una seduta a parentesi tonda», ma il legno ormai usurato (processo al quale hanno evidentemente contribuito anche i “nostri”…) pianta piccole schegge nelle cosce e nel sedere dei “panchinari”. Poi ci sono quella di Malmantile, con sedili che «hanno visto tempi migliori e risentono un po’ del passare degli anni»; quella di Certaldo, recensita in una giornata con «temperatura percepita zero gradi»; o quella di Ugnano, dove «i presupposti c’erano», ma poi a guardare bene i particolari si vedono «seggiolini un po’ allegri» e con una «seduta ormai anche reclinabile»; o infine quella dell’Avane, mestamente definita «della disperazione» (e pensare che sugli stessi seggiolini si è sistemato a lungo anche l’attuale ct della Nazionale Luciano Spalletti). Il tutto coinvolgendo con interviste anche i dirigenti delle squadre ospiti e locali (che talvolta “minacciano” – sorridendo – di far pagare i danni di una troppa meticolosa analisi dei particolari). E ponendo la giusta attenzione anche sul cartello con scritto “Ospiti” (la sua assenza porta inevitabilmente a un abbassamento del rating, che invece si impenna quando i caratteri diventano cubitali o è “brandizzato” col nome della società); sulla presenza o meno di cestini (talvolta «pieni di rifiuti che preferiamo non sapere cosa siano») e sulla risposta alle sollecitazioni, ovvero ai cazzotti tirati sull’intelaiatura della panchina (e relativa “risposta” in termini sonori e di resistenza all’urto).

La video-recensione si chiude con “rigorosi” dettagli su risultato, marcatori, azioni più belle e - a seconda dell’umore - commenti “tecnici” da parte dei dirigenti accompagnatori (che poi altro non sono che i genitori di alcuni ragazzi e che ogni fine settimana dedicano il loro tempo e si sobbarcano con passione trasferte anche “difficili”). Il campo per Francesco e Marco resta lontano, ma chissà se una panchina da necessità possa anche diventare virtù.

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