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Emergenza ambientale

Le confezioni gettano gli scarti tessili e la fattoria è costretta a pagare: il paradossale caso nel Pratese

di Paolo Nencioni

	La console ha promesso collaborazione per risolvere l’annoso problema dei sacchi neri sparsi nelle campagne
La console ha promesso collaborazione per risolvere l’annoso problema dei sacchi neri sparsi nelle campagne

Due casolari della Tenuta di Capezzana sono stati riempiti di sacchi neri, l'amministratore: «Dovremmo sborsare tra 5 e 10mila euro, non è giusto». Alia: «Sono queste le regole, abbiamo le mani legate»

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CARMIGNANO. Sei proprietario di un paio di casolari abbandonati; di notte arriva qualcuno e li riempie di mille sacchi neri con gli scarti tessili delle confezioni cinesi; ti chiedono di accollarti i costi dello smaltimento stimati tra i 5.000 e i 10.000 euro. Questa è la paradossale situazione in cui si trova la Tenuta di Capezzana, a Carmignano, che ora, comprensibilmente, non vuole pagare.

La storia inizia qualche settimana fa, quando l’amministratore della Tenuta, Ettore Fantoni, scopre che due casolari in via don Minzoni e lungo la regionale 66, a Seano, sono stati scelti dagli smaltitori illegali di scarti tessili come discariche abusive. I locali fatiscenti sono stati riempiti coi famigerati sacchi neri che da più di un anno sono tornati a spuntare nelle campagne, non solo a Carmignano. Che fare? Fantoni avverte Alia, che provvede a un paio di ritiri di sacchi neri ma poi si ferma. La Tenuta viene informata che dovrà pagare gli ulteriori costi di smaltimento, in quanto l’abbandono dei sacchi è avvenuto su area privata. Insomma, il danno e la beffa. «È vero, l’area è privata, ma noi abbiamo proprietà su 600 ettari e non possiamo controllare tutto – spiega Fantoni – Altrimenti converrebbe aprire una società che si occupa di smaltimento. Intorno ai due casolari abbiamo messo delle telecamere, ma c’è un diritto di passo ed è molto facile accedere, soprattutto di notte. Non mi pare giusto che dobbiamo essere noi ad accollarci i costi di smaltimento perché qualcuno ha deciso di gettare i rifiuti sulla nostra proprietà».

La scorsa settimana, il 17 aprile, la console cinese Yin Qi, invitata dal Comune di Carmignano, ha partecipato a un incontro col sindaco Edoardo Prestanti e alcuni imprenditori cinesi promettendo collaborazione per risolvere il problema dell’abbandono selvaggio dei sacchi neri. E in quell’occasione ha pranzato proprio alla Tenuta di Capezzana. Alla luce di quanto sta accadendo a Carmignano, si può dire che è stata una semplice passerella. «Credo che la console abbia il potere di far cambiare le cose nella comunità cinese» commenta Fantoni.

Nel mese di ottobre Alia ha lanciato il progetto “Prato priority”, che prevede la rimozione dei sacchi neri entro 48 ore su segnalazione dei cittadini. È stata attivata anche l’applicazione Aliapp per raccogliere le segnalazioni. In teoria funziona, in pratica, come dimostra il caso di Carmignano, oppure il cumulo di sacchi neri lasciati per settimane in via Baldinucci a Prato, non sempre tutto va come dovrebbe andare.

Il caso della Tenuta di Capezzana potrebbe essere la spia di un problema più generale, perché non sempre gli scarti tessili vengono gettati sul ciglio delle strade o nei fossi. Spesso gli smaltitori abusivi individuano immobili isolati e abbandonati che però risultano di proprietà di qualcuno, che poi viene chiamato ad accollarsi i costi di smaltimento.

Dal 1° gennaio al 25 marzo Alia ha già raccolto 178 tonnellate di sacchi neri in giro per la provincia di Prato e si stima che alla fine dell’anno potrebbero essere 800 le tonnellate smaltite illegalmente. Lo smaltimento di ogni tonnellata di scarti tessili costa 300 euro e il totale farebbe 240.000 euro, un costo che il “distretto parallelo” cinese, che fattura miliardi, potrebbe agevolmente sostenere.


La spiegazione di Alia
Alia dice di avere la mani legate sul caso dei sacchi neri accumulati in due casolari della Tenuta di Capezzana. Lo prevede la legge, spiega il vice presidente Nicola Ciolini: la partecipata che si occupa di raccolta e smaltimento dei rifiuti per conto dei Comuni non può accedere nelle aree di proprietà privata, e dunque tocca ai privati accollarsi le eventuali spese dello smaltimento.

Una situazione che inevitabilmente crea problemi e tensioni perché in certi casi, come accade a Carmignano, questi costi ammontano a migliaia di euro e il privato, che non ha nessuna colpa se non quella di non aver impedito che qualcuno entrasse nella sua proprietà (ma spesso è difficile, se non impossibile) si trova a dover pagare per qualcosa che non ha fatto.

Nel corso dell’incontro della scorsa settimana con la console cinese Yin Qi è stato fatto presente che la quota di smaltimento illegale degli scarti tessili è residuale rispetto allo smaltimento legale (mille tonnellate su 40.000). È un problema per gli italiani, ma anche per l’immagine della comunità cinese. Perché quei 15.000 sacchi sparsi in giro per la provincia sono ben visibili, molto più visibili degli altri che invece vengono smaltiti illegalmente.

Se il privato, come accade a Carmignano, non vuole accollarsi il costo dello smaltimento, dovrebbe essere il Comune a emettere un’ordinanza per la rimozione dei rifiuti. 

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