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Tosca, Ofelia e le altre: omaggio alle donne di Prato che fecero la Resistenza


	Ofelia Giugni e suor Cecilia Vannucchi
Ofelia Giugni e suor Cecilia Vannucchi

Un volume donato al presidente della Repubblica riscopre il ruolo di cinque pratesi nella lotta di liberazione

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PRATO. C’è da restituire alle donne, la cui Resistenza è stata troppo spesso taciuta, lo spazio pubblico di riconoscimento e la gratitudine dovuta. Per questo è nato il progetto “Resistenze, femminile plurale. Storie di donne in Toscana” con cui hanno preso il via le celebrazioni dell’ottantesimo della Liberazione. Per l’occasione sono state raccolte le biografie di 50 donne (cinque per ogni Provincia toscana).

«Ci sono alcune decisive pagine di storia che sono state colpevolmente messe in secondo piano, sono quelle che riguardano il ruolo delle donne nella guerra di Liberazione dal nazifascismo. Il progetto rappresenta l’inizio di un percorso di recupero della loro storia che continuerà nei prossimi mesi e nei prossimi anni» spiegano le storiche Ilaria Cansella, che ha coordinato il progetto della Rete Toscana degli Istituti Storici della Resistenza, e Francesca Cavarocchi, dell’Università di Firenze, che ha curato il volume, pubblicato dal Consiglio regionale. Nei giorni scorsi Vannino Chiti, presidente dell’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età Contemporanea, ha consegnato la pubblicazione nelle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Tra le cinquanta storie ci sono anche quelle di cinque pratesi, raccontate dagli storici e dalle storiche del Museo della deportazione e della Resistenza di Prato e della Fondazione Cdse di Vaiano. Ci sono le comuniste: Anna Fondi, che a Prato insieme al padre organizza gli scioperi nel maggio 1944, e Tosca Martini, che la mattina del 1° maggio 1944 farà sventolare una bandiera rossa da un alto cipresso del paese di Usella; Tosca pagherà con l’arresto e le torture della Banda Carità presso Villa Triste, senza mai rivelare i nomi dei compagni e delle compagne. Sarà fra le arrestate anche Anna Martini (sorella di Marcello, deportato a Mauthausen) per il suo coinvolgimento nella vicenda di Radio Cora (emittente clandestina creata del Partito d’Azione), ma verrà liberata dai gappisti di Bruno Fanciullacci dal carcere femminile di Santa Verdiana.

Fra loro c’è Ofelia Giugni, staffetta le cui ceneri riposano all’ombra dei Faggi di Javello, il luogo della “sua” brigata (sua la foto in copertina al volume). E poi c’è suor Cecilia Vannucchi, priora del Convento domenicano di San Niccolò che nel 1944 aprì le porte della comunità monastica prima agli sfollati dai bombardamenti e poi anche ai membri del Comitato di Liberazione Nazionale; per il suo coraggio, nel ventesimo anniversario della liberazione della città, il Comune di Prato le conferì una medaglia d’oro. Donne molto diverse le nostre pratesi, ma tutte accomunate da coraggio e determinazione e dalla passione per la giustizia e per i valori della democrazia.

Lo scorso 12 aprile, con un gesto di alto valore simbolico, in consiglio regionale sono state consegnate alle famiglie pergamene di riconoscimento, a testimonianza della volontà di dare, finalmente, il giusto valore all’impegno di tante che agirono per la sconfitta del nazifascismo e per l’affermazione dei valori della democrazia.

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