Il Tirreno

Prato

Il caso

Processo al “sistema Prato”: David Parenzo non molla e rilancia

di Paolo Nencioni
Processo al “sistema Prato”: David Parenzo non molla e rilancia

Su La7 un’altra denuncia che mette in imbarazzo gli artigiani

3 MINUTI DI LETTURA





PRATO. Per una vertenza che si chiude dopo due settimane di sciopero, un’altra si apre e si chiude nel giro di pochi giorni, non senza creare un certo imbarazzo negli uffici di Confartigianato. Oltretutto in diretta televisiva. Il tema è sempre lo sfruttamento dei lavoratori stranieri, che finora è stato raccontato quasi esclusivamente parlando di imprenditori cinesi che pagano una miseria gli operai pachistani. Ma la tentazione, evidentemente, può venire anche agli italiani. Lo si è visto ieri nel corso della trasmissione “L’aria che tira” condotta su La7 da David Parenzo.

Il programma è tornato sul caso Prato dopo le polemiche della scorsa settimana in seguito a un servizio sulla vertenza del Maglificio Cxl di via Paronese (dove proprio martedì sera è stato chiuso un accordo per la regolarizzazione degli operai). Industriali e Confartigianato, com’era accaduto nel 2021 per alcuni servizi di “Piazzapulita”, sempre su La7, si erano lamentati sostenendo che il racconto dello sfruttamento nel “distretto parallelo” danneggiava ingiustamente le aziende sane. Ma Parenzo, grazie al lavoro sul campo del sindacato Sudd Cobas, ha tirato fuori la storia della tessitura Girotex, facendo parlare un operaio pachistano che ha raccontato di aver lavorato per tre mesi gratis in attesa di un contratto, poi di essere stato pagato 60 euro alla settimana e infine di aver ricevuto la promessa di una paga oraria di 5 euro. La Girotex però non è un’azienda qualunque. Tra i suoi titolari c’è Giovanni Nenciarini, già presidente proprio di Confartigianato. Parenzo ha sventolato una mail inviata all’azienda per chiedere chiarimenti, senza ottenere risposta. E un’altra mail dove invece Confartigianato Prato dice di aver intimato all’azienda di mettersi in regola entro il 3 marzo. E giusto ieri c’è stato un incontro tra Girotex e Sudd Cobas nel corso del quale l’azienda ha promesso di regolarizzare la posizione dell’operaio pachistano.

Alla trasmissione di Parenzo si è collegato dal suo ufficio al terzo piano del Palazzo di giustizia anche il procuratore Luca Tescaroli, che non ha fatto sconti a chi vuole “lucidare” l’immagine di un distretto tessile appannata da uno sfruttamento della manodopera che non è l’eccezione, ma spesso la regola. Tescaroli ha ribadito che esiste un “sistema Prato”, così come aveva avvertito il suo predecessore Giuseppe Nicolosi, e che sarebbe sbagliato minimizzare.

In studio c’era anche il deputato di Fratelli d’Italia Walter Rizzetto, che ha appoggiato l’idea del procuratore Tescaroli, già illustrata in una sua recente audizione alla Commissione del Senato sullo sfruttamento nei luoghi di lavoro di estendere ai lavoratori che denunciano la protezione assicurata ora ai collaboratori di giustizia (dunque permesso di soggiorno temporaneo e reinserimento nel sistema lavorativo).

Intanto, come detto, martedì sera è stato raggiunto l’accordo al Maglificio Cxl di via Paronese, un’intesa a cui ha partecipato anche la Cna che sancisce la stabilizzazione a tempo indeterminato di tutti i lavoratori (fino ad ora sotto agenzia interinale), orari 8x5 e applicazione del contratto nazionale. «È finita la stagione dei turni infiniti e dei "contratti lampo" da pochi giorni che avevano fino ad ora condannato i lavoratori ad una continua precarietà e ricattabilità – commenta il Sudd Cobas – Gli scioperi sono la cura per questo distretto malato. Dai picchetti passa la riconquista di diritti e dignità per il lavoro. Ora si acceleri per arrivare alla modifica del Regolamento Comunale sull'utilizzo del suolo pubblico il prima possibile. Mai più chi rivendica diritti deve essere multato. I Macrolotti non sono più luoghi invisibili per gli invisibili, ma diventano luogo di solidarietà e partecipazione: questa è la più grande vittoria raggiunta in questi anni». l
 

Primo piano
Commercio

Allarme negozi di vicinato, in Toscana in 10 anni saldo a meno 8.500: cosa sparisce e dove

di Alessandro Pattume