Il Tirreno

Prato

Tribunale

Prato, la tragedia di Said, ucciso e bruciato per soldi: chiesta una condanna a 18 anni

di Paolo Nencioni
Said Jaador: il suo corpo senza vita è stato trovato il 9 maggio dell’anno scorso
Said Jaador: il suo corpo senza vita è stato trovato il 9 maggio dell’anno scorso

L’ipotesi di una lite per la spartizione di denaro è emersa durante il processo

2 MINUTI DI LETTURA





PRATO. Il pubblico ministero Alessia La Placa ha chiesto una condanna a 18 anni di reclusione per Abdelhadi Hajjaj, il marocchino di 51 anni accusato di aver ucciso il tunisino Said Jaador, 36 anni, il cui corpo in avanzato stato di decomposizione (e in parte bruciato) fu trovato il 9 maggio dell’anno scorso in uno stabile abbandonato in via di San Paolo. La sentenza è prevista per il 18 novembre.
In aula
Hajjaj, difeso da Enrico Martini, è comparso lunedì 28 ottobre davanti al giudice dell’udienza preliminare Marco Malerba per essere giudicato col rito abbreviato, mentre l’altro imputato, Claudio Stefanini di 56 anni, è stato rinviato a giudizio. Quest’ultimo deve rispondere dell’accusa di occultamento di cadavere per aver aiutato Hajjaj a nascondere il corpo. Nessuno dei due imputati, comunque, ha fatto ammissioni. Entrambi si proclamano innocenti.
Cosa è successo
Said Jaador era scomparso nell’aprile dell’anno scorso e dopo qualche giorno fu l’ex moglie, italiana, a rivolgersi alla trasmissione “Chi l’ha visto?” perché temeva che gli fosse accaduto qualcosa. Un timore giustificato. Il 9 maggio infatti il corpo senza vita di Said, nudo e in parte bruciato per renderne più difficile l’identificazione, fu trovato nello stabile abbandonato, a poca distanza da quello dove, secondo la Procura, Jaador aveva condiviso una stanza con Abdelhadi Hajjaj. Sempre secondo la Procura, l’omicidio sarebbe avvenuto al culmine di una lite, forse per motivi economici. All’inizio Hajjaj si era dato da fare per cercare il connazionale, ma secondo gli inquirenti era solo un tentativo di depistaggio. Ex moglie e figlia della vittima si sono costituite parte civile con gli avvocati Katia Dottore Giachino e Francesco Coletta.
La lite
Nel corso dell’udienza non sono emersi fatti nuovi rispetto alla ricostruzione fin qui fatta dalla Procura. È stato ricordato che i carabinieri avevano già perquisito lo stabile di via San Paolo senza trovare niente e un secondo sopralluogo eseguito dopo qualche giorno portò alla scoperta del cadavere. A fare scattare l’omicidio potrebbe essere stata una lite per la spartizione di una certa somma di denaro che Hajjaj e Jaador avevano rubato qualche giorno prima a un cinese.

 

Primo piano
La testimonianza

La mamma Toscana che accudisce il figlio in stato vegetativo: «Lasciata sola dallo Stato». Il terribile incidente e la lotta per i diritti

di Ivana Agostini