Il Tirreno

Prato

Tribunale

Prato, intercettazioni inutilizzabili: i Terracciano tornano in libertà

di Paolo Nencioni

	Giacomo Terracciano, arrestato e scarcerato
Giacomo Terracciano, arrestato e scarcerato

Colpo di scena nell’inchiesta sul presunto giro di scommesse clandestine

04 maggio 2024
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PRATO. Le intercettazioni telefoniche sono inutilizzabili e per questo Giacomo e Francesco Terracciano, arrestati lo scorso 16 aprile con l’accusa di aver messo in piedi un’associazione a delinquere finalizzata alla gestione delle scommesse clandestine, sono stati scarcerati.

Il colpo di scena è arrivato ieri con un’ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari Marco Malerba, chiamato a decidere sulle misure cautelari nei confronti di Terracciano padre e figlio, ma anche di altri otto indagati (Leandro Borgi, Ye Shengbin, residenti a Prato, Fabrizio Amicucci di Vernio, Pietro Pettinari di Montemurlo, Massimo Casabona di Montecatini, Federico Cipollini di Carrara, Jonathan Ghiselli di Viareggio e Mirko Mariani di Roma), ritenuti sodali dei Terracciano nel giro di scommesse raccolte prevalentemente sul web tramite le tre agenzie di via Castagnoli, via Longobarda e viale Galilei che sono state sequestrate dalla guardia di finanza meno di tre settimane fa. Amicucci, Casabona, Mariani, Pettinari e Shengbin Ye, quest’ultimo difeso da Tiziano Veltri, erano finiti in carcere insieme ai Terracciano e ora sono tutti fuori, con l’obbligo di residenza o di firma, perché il giudice Malerba ha ritenuto che le intercettazioni telefoniche che li accusavano non siano utilizzabili per contestare l’accusa di associazione a delinquere.

Secondo l’interpretazione del giudice, sostenuta dalla cosiddetta “sentenza Cavallo” della Cassazione, un pronunciamento del 2019, non si possono infatti usare le intercettazioni che sono state autorizzate per un’ipotesi di reato diversa da quella poi contestata. Nel caso in questione, le intercettazioni erano state disposte nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Pistoia su presunte estorsioni compiute a Montecatini e per un’ipotesi di spaccio di droga.

Ascoltando le conversazioni, però, gli inquirenti si erano imbattuti in un lucroso giro di scommesse clandestine da tre o quattro milioni di euro al mese su siti solo apparentemente regolari (avevano l’estensione .com anziché quella .it ed erano tutti registrati all’estero, dunque non pagavano le tasse in Italia). Gli atti sono stati trasmessi a Prato per competenza e gli arresti non hanno retto all’esame del gip. 

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