Il Tirreno

Prato

Operai sfruttati, Prato tenta di difendere la reputazione del distretto tessile

di Paolo Nencioni
Un momento del servizio andato in onda a "Piazzapulita"
Un momento del servizio andato in onda a "Piazzapulita"

Levata di scudi contro un servizio di “Piazzapulita”, artigiani e imprenditori infuriati, il sindaco scrive al conduttore. Biffoni, Giusti e Marini non hanno gradito ma la cronaca non fa sconti all’immagine

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PRATO. Artigiani, industriali e sindaco se la prendono con “Piazzapulita”, il programma de La7 che giovedì sera ha mandato in onda un servizio incentrato sul tema dello sfruttamento dei lavoratori nel distretto tessile dopo le morti di Sabri Jaballah, il 2 febbraio a Montale, e di Luana D’Orazio, il 3 maggio a Montemurlo. Una vera e propria levata di scudi da parte degli imprenditori e del Comune, che ne fanno una questione di buon nome della città e delle sue aziende.

In realtà già da qualche giorno si era percepita la volontà di dare una lucidata alla reputazione del distretto per contrastare un racconto ritenuto ingiusto e troppo severo su due fronti, quello della sicurezza nei luoghi di lavoro e quello dello sfruttamento. Per questo l’assessore Mangani si era incaricato di ricordare i risultati della rete di sostegno ai lavoratori sfruttati della Confezione Giulio di Galciana, inseriti in un percorso di assistenza, e proprio ieri la Questura ha reso noto che tre di loro hanno ottenuto il permesso di soggiorno di sei mesi, rinnovabile.

Ma i fatti della cronaca non fanno sconti all’immagine, e così nell’ultima settimana abbiamo scoperto lo sfruttamento dei lavoratori della Pelletteria Serena di Poggio a Caiano, che prendono il lavoro da una pelletteria di Scandicci e producono le carissime borse della multinazionale Chloé per un tozzo di pane, e gli arresti di altri tre confezionisti cinesi, a Grignano e ancora a Poggio a Caiano, che impiegavano operai senza un regolare contratto e anche senza permesso di soggiorno. Senza contare la vertenza alla stamperia Texprint, dalla quale il sindaco si tiene alla larga perché la giudica «oscura».

Di questo, non solo della sicurezza nei luoghi di lavoro, si è occupato il servizio di Micaela Farrocco andato in onda a “Piazzapulita”. La sintesi e le prevedibili generalizzazioni del piccolo schermo hanno trasmesso il messaggio di un distretto industriale basato sullo sfruttamento dei lavoratori, un messaggio che ha mandato in bestia, come si diceva, artigiani, industriali e sindaco.

Matteo Biffoni, che ha scritto a Corrado Formigli, se la prende in particolare con il testo del sito web di “Piazzapulita” dove si legge che «l’immenso distretto tessile di Prato si regge sullo sfruttamento», un’affermazione oggettivamente indifendibile, e invita il conduttore a tornare a Prato per vedere anche l’altra faccia della medaglia, soprattutto lo sportello antisfruttamento che da tempo ormai cerca di favorire la denuncia dei lavoratori, soprattutto stranieri.

Luca Giusti, presidente di Confartigianato, propone di «convocare urgentemente un tavolo con tutti gli attori della vita sociale, economica e istituzionale della città per rispondere in modo unito e compatto al pessimo servizio televisivo de La7», per «mettere mano a un problema e a una lacuna che il nostro territorio soffre da decenni: l’incapacità di comunicare in modo corretto la propria realtà». E aggiunge: «Chiunque abbia l’onestà intellettuale di approfondire il discorso scoprirebbe che quelle situazioni sono casi marginali».

«Siamo nel mirino, dobbiamo esserne consapevoli – commenta Francesco Marini, vicepresidente di Confindustria Toscana Nord – La storia recente del nostro distretto è costellata di crisi reputazionali dovute a frange più o meno estese di imprese che operano, talvolta anche sistematicamente, nell’illegalità. Di questo l’Unione industriale pratese prima, Confindustria Toscana Nord poi, è sempre stata consapevole e, a differenza di altri soggetti, non ha mai negato questa realtà ma viceversa ha bussato e bussa a tutte le porte perché queste degenerazioni siano arginate. Siamo sempre stati consapevoli che le aziende oneste hanno tutto da perdere da situazioni del genere, ma abbiamo predicato nel deserto per anni, chiedendo che fossero fatti controlli alle aziende, sottolineando sempre che, nonostante la presenza di sacche particolarmente a rischio come quelle delle imprese cinesi, la vigilanza non doveva conoscere limitazioni né etniche né di altro genere». E ancora: «Le imprese oneste di Prato, che sono la stragrande maggioranza, non si meritano tutto questo. Come Confindustria Toscana Nord intendiamo contrastare l’ondata di fango che si è abbattuta sulle imprese sia stigmatizzando chi quel fango, in maniera talvolta interessata, ce lo sta riversando addosso, sia valorizzando quello che invece hanno fatto e fanno le aziende perbene». Tutte affermazioni condivisibili, senza però dimenticare che lo sfruttamento a Prato esiste, è diffuso e non è un’invenzione di un programma televisivo.

Il sindacato Si Cobas che da più di quattro mesi ha avviato la vertenza alla Texprint non ha dubbi: "Piazza Pulita ha portato sulla tv una realtà che ogni pratese conosce: il distretto si regge sullo sfruttamento selvaggio di migliaia di operai migranti e sull’illegalità. E’ il “segreto di pulcinella” che finalmente viene raccontato apertamente, come merita. La “levata di scudi” contro LA7 mostra chiaramente l’omertà e le complicità che in questi 20 anni hanno permesso che a Prato si tornasse a lavorare come più di 100 anni fa, con turni di 12 ore al giorno per 7 giorni la settimana, senza diritto a malattie, riposi e ferie".

"Prendiamo atto che il sindaco ha trovato il tempo per “protestare” contro un emittente televisiva che ha avuto il coraggio di raccontare questa realtà mentre da 120 giorni non trova il tempo di incontrare i lavoratori che denunciano lo sfruttamento selvaggio ai cancelli della Texprint. Le sue parole sono offensive prima di tutto verso chi subisce questa condizione. Il velo è stato squarciato. E’ questa la più grande vittoria degli operai che da tre anni lottano per abolire questo sistema di sfruttamento, molto spesso venendo trattati dalle istituzioni alla stregua di criminali".

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