le storie
Com.Istra e socie: dagli stracci a filati e pezze d’eccellenza
PRATO. C’era una volta una giacca di lana consumata che viene salvata da un cassonetto. L’indumento finisce in un capannone, in una montagna di abiti usati: verrà sfoderata, portata al carbonizzo per...
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PRATO. C’era una volta una giacca di lana consumata che viene salvata da un cassonetto. L’indumento finisce in un capannone, in una montagna di abiti usati: verrà sfoderata, portata al carbonizzo per un’immersione in una vasca con acido cloridrico, depurata da ogni impurità, lavata e infine ridotta in fibra. Poi andrà in filatura, in orditura, in tessitura per andare a comporre una pezza greggia. E poi di nuovo lavata, asciugata, garzata, cimata per farsi bella in rifinizione. Vita, morte e rinascita di un “cencio”: è il ciclo del tessile rigenerato racchiuso nel viaggio di una giacca di lana. Una storia che forse ci farà sentire un po’ bambini ma è quella che si legge sul sito della Com.Istra, quella che nel 2016 ha trasformato da rifiuto a materia prima qualcosa come cinque milioni di chili di lana rivendendone sul mercato tre.
È la storia di un’azienda a ciclo completo, con un impianto di carbonizzazione e stracciatura ad acqua, uno dei due rimasti al mondo. Oggi andrà a visitarlo un rappresentante di un marchio tutto “made in Italy” come Benetton. «Abbiamo investito sette milioni di euro negli ultimi anni nei nostri macchinari», spiega Fabrizio Tesi, al timone dell’azienda di famiglia che commercializza e trasforma materie prime. E c’è anche aria di crescita. «Abbiamo trenta dipendenti ma in questo periodo stiamo procedendo ad altre assunzioni». Non si scherza nemmeno coi numeri di Progetto Lana a Vaiano che ogni anno produce quattro milioni di chili di materie prime riciclate (lana, mohair, cashmere) per l’industria del cardato mentre un milione di chili di filato all’anno è quello che esce dalla manifattura Filati Omega. Com.Istra, Progetto Lana e Filati Omega sono alcune delle 112 imprese che fanno parte dell’Associazione Tessile Riciclato Italiana. Tra le adesioni eccellenti alla neo associazione, la rifinizione Santo Stefano, Gruppo Colle, Fortex e la Fil 3. «Nel 2016 valeva 1,619 milioni di euro il contributo pratese all’export dell’industria tessile nazionale - sottolineano i vertici di Astri - Perché allora far morire il distretto?» (m.l.)
È la storia di un’azienda a ciclo completo, con un impianto di carbonizzazione e stracciatura ad acqua, uno dei due rimasti al mondo. Oggi andrà a visitarlo un rappresentante di un marchio tutto “made in Italy” come Benetton. «Abbiamo investito sette milioni di euro negli ultimi anni nei nostri macchinari», spiega Fabrizio Tesi, al timone dell’azienda di famiglia che commercializza e trasforma materie prime. E c’è anche aria di crescita. «Abbiamo trenta dipendenti ma in questo periodo stiamo procedendo ad altre assunzioni». Non si scherza nemmeno coi numeri di Progetto Lana a Vaiano che ogni anno produce quattro milioni di chili di materie prime riciclate (lana, mohair, cashmere) per l’industria del cardato mentre un milione di chili di filato all’anno è quello che esce dalla manifattura Filati Omega. Com.Istra, Progetto Lana e Filati Omega sono alcune delle 112 imprese che fanno parte dell’Associazione Tessile Riciclato Italiana. Tra le adesioni eccellenti alla neo associazione, la rifinizione Santo Stefano, Gruppo Colle, Fortex e la Fil 3. «Nel 2016 valeva 1,619 milioni di euro il contributo pratese all’export dell’industria tessile nazionale - sottolineano i vertici di Astri - Perché allora far morire il distretto?» (m.l.)