Monica Sarti va in aiuto della Biblioteca Nazionale
L’imprenditrice tessile pratese, mecenate a Firenze, contribuirà al restauro di centocinquanta poltroncine Decò della sala consultazioni
PRATO. Il made in Italy è la sua Bibbia. Non è solo un fatto di marchio, quello della linea di sciarpe che produce e commercializza nelle boutique che stanno spuntando all’estero, anche nel Sol Levante. Cultura, sapere, bellezza. Ingredienti che hanno spinto la pratese Monica Sarti, erede della storica maison di tessuti che sconfina nel vicino territorio di Campi, a mettersi una mano sul cuore e ad aiutare la Biblioteca nazionale di Firenze. Generosità disinteressata, su cui la signora delle sciarpe e dei foulard non desidera tanto i riflettori accesi. La mente ispiratrice della divisione “L’Accessorio Faliero Sarti” diventa così una benefattrice di cultura, quella con la “C” maiuscola che vede nella Biblioteca nazionale una specie di mostro sacro.
Il piatto della biblioteca, si sa, piange da sempre, i fondi statali sono sempre meno, dal riscaldamento che va a singhiozzi alle infiltrazioni di acqua piovana. E poi c’erano quelle 150 poltroncine delle sale di consultazione, gioielli di design in stile Decò, appositamente create per la Biblioteca nazionale negli anni Trenta. Tutte rovinate, destinate a un triste destino. Un vero peccato, anche perché fanno parte del corredo originale della biblioteca (edificio e arredi) progettato negli anni Trenta. Ma cosa c’entrano i foulard “made in Prato” con le sedie della Nazionale? Galeotto fu un servizio fotografico per la collezione invernale di sciarpe scattato sette mesi fa proprio nella location dell’istituzione fiorentina in riva all’Arno. «La Biblioteca nazionale è uno dei monumenti del made in Italy. C’è un filo sottile che lega le mie collezioni di sciarpe e la cultura dei libri, un patrimonio ricco di storia e di saperi – fa notare Sarti - Era un peccato vedere la gente sedere su quelle poltroncine Decò rotte e sfondate. Ne ho parlato con la direttrice e con l’associazione dei lettori che voleva già contribuire per recuperare le poltroncine della sala di lettura, anche quelle danneggiate». “L’Accessorio” invece ha sponsorizzato il restauro di 150 sedie in pelle e legno delle sale di consultazione, molte delle quali sono già posizionate dopo un’attenta opera di maquillage nelle mani dell’artigiano fiorentino Giuseppe Giuliani: la lastra metallica apposta sui manufatti restaurati (“ristrutturazione dell’Accessorio – Faliero Sarti”) aggiunge così un tocco di Prato tra gli scaffali dell’illustre biblioteca. All’appello ne mancano poche decine, giusto il tempo di recuperare le altre sedie.
Top secret l’impegno economico. «Preferisco non indicare cifre anche perché è l’amore per il mio Paese che mi ha spinto ad accogliere la proposta della sponsorizzazione. Non bisogna pensare solo a noi stessi, ma a chi verrà dopo di noi. Non mi reputo certo una mecenate ma mi piace pensare che un giorno su quelle poltroncine possa studiare mio figlio. Ristrutturando quelle poltroncine storiche ho voluto lasciare un’impronta, un segno perché la nostra cultura abbia un futuro». Nelle vene di Monica scorre sangue pratese e il dna del tessile. Ma Firenze è Firenze, la culla della cultura, la sua città adottiva. «Racchiude gli emblemi della nostra civiltà. Egoisticamente parlando, un investimento in cultura a Firenze ti dà una sicurezza per il futuro» fa notare. In passato un’altra azienda pratese, “Ilaria Manifattura Lane srl”, aveva sponsorizzato un intervento di recupero a Firenze, attraverso la campagna “Adotta un'opera” del museo degli Innocenti. Uno stemma lapideo dell'Arte della seta, corporazione nata nel Duecento in cui affondano le radici gli antenati dei nostri filatori, era stato recuperato un anno fa grazie alla generosità dell’imprenditore pratese Giampaolo Bruni: costo dell’operazione, quasi 8mila euro.
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