Legata e minacciata con le pistole: rapina alla gioielleria di Ponsacco
La fuga in pieno centro tra le urla dei cittadini, poi l’auto data alle fiamme: il racconto choc
PONSACCO. «Mi hanno legato le braccia, buttata a terra e mi tenevano sotto tiro con una pistola». A raccontare la violenza di una mattinata da incubo è la titolare, ancora sotto choc, della gioielleria, situata in pieno centro storico a Ponsacco, Federica Frosini. Un colpo studiato nei dettagli con scene da film, per mettere le mani su oro e gioielli, che ha seminato il panico tra gli abitanti e i commercianti di corso Matteotti. Attoniti e impotenti di fronte a una banda di almeno quattro persone, delle quali tre sono entrate in azione, che per diversi minuti ha agito indisturbata. Poi i rapinatori sono fuggiti a gran velocità percorrendo in senso contrario di marcia via Farini. «Saranno state le 9,20 – racconta la proprietaria – quando un ragazzo ha suonato alla porta del negozio. Stavo sistemando le vetrine ma ho aperto». Federica in quel momento era sola, il fratello era appena uscito per andare dal macellaio, a pochi passi di distanza.
Il racconto choc
«Appena è entrato mi ha puntato la pistola contro – continua – e mi ha intimato di sdraiarmi sul pavimento. Nel frattempo, subito dietro al malvivente, subito dopo è entrato un complice, ma era incappucciato, e un altro rapinatore. Non saprei dire quanto sono rimasti nel negozio, non capivo più niente. Speravo che finisse tutto il più presto possibile». Intanto anche alcuni commercianti, che si erano resi conto della rapina, sono corsi in aiuto della commerciante. Uno spavento così Federica non l’aveva mai provato. «Sto bene – assicura alle decine di persone che per tutto il giorno sono entrate nel negozio in segno di vicinanza – non sono stata ferita. Ma non mi dimenticherò mai questa situazione». Non è escluso che la banda avesse studiato la situazione. Il primo rapinatore è entrato dopo che i titolari della gioielleria avevano aperto la cassaforte. Così il malvivente ha aperto il forziere e preso numerosi rotoli di oggetti d’oro. «Non saprei quantificare la cifra», aggiunge Frosini. Si parla comunque di un danno superiore ai 10mile euro. Tutte le fasi della rapina sono state riprese dalle telecamere della videosorveglianza della gioielleria. Fotogrammi consegnati ai carabinieri.
Così come sono spuntati dal nulla, se ne sono andati, spinti alla fuga anche dall’arrivo del fratello, passando a piedi in via Montebello, attesi dal quarto componente che guidava un’auto, una Skoda Fabia grigia, poi incendiata vicino alla Borra. «In tanti giurano – aggiunge Alessandro Simonelli, presidente Area Vasta di Confcommercio Pisa e presidente del Centro Commerciale Naturale di Ponsacco – di averli visti passare da via Montebello, in contromano in via Farini e da qui via Giosuè Carducci, via Vanni e infine verso Pontedera dove all’altezza della chiesina de La Borra, ma dall’altra parte della carreggiata, in una sorta di area intorno a un casolare gli aspettava l’ennesima persona del gruppo per cambiare vettura». Qualcuno ha notato pure il colore della maglia, rossa con dei disegni bianchi, del conducente della macchina e i capelli ricci e arruffati di un altro membro.
L’auto bruciata
Tra i primi ad arrivare anche il sindaco, Gabriele Gasperini, preoccupato per la situazione. Ha parlato con la titolare della gioielleria e le ha espresso parole di solidarietà. È iniziata una mattina di caccia ai rapinatori che al momento però sono riusciti a fare perdere le proprie tracce. Con i carabinieri intervenuti prima nella gioielleria e poi a La Borra sul luogo dell’incendio della vettura, sotto un cavalcavia della superstrada, dove sono arrivati anche i vigili del fuoco. L’auto bruciata per cancellare eventuali tracce è stata posta sotto sequestro e risulta rubata. Per la famiglia Frosini un momento difficile da dimenticare. E che li riporta indietro nel tempo ad un altro grave fatto avvenuto nel 2000 quando un uomo, che era stato detenuto a Montelupo Fiorentino per alcuni anni, perché condannato per l’assassinio di un benzinaio, Nedo Bellani, 41 anni, avvenuto a Cascina nel maggio 1979, se l’era presa con la loro attività e aveva anche tentato di incendiarla.