Marito e moglie muoiono a distanza di quaranta minuti. La figlia: «Una vita trascorsa fianco a fianco»
Palaia, Mario e Silvana erano ricoverati in strutture diverse
PALAIA. Di solito quando un funerale è stato celebrato da alcuni giorni, difficilmente un giornale pubblica la notizia di un decesso. Deve trattarsi di una persona molto conosciuta nella comunità di riferimento oppure di una vicenda particolare. E la morte di Mario Tognotti e Silvana Scarlatti lo è a pieno titolo. Perché i coniugi sono morti nello stesso giorno, a distanza di quaranta minuti l’una dall’altro. E, inoltre, in due strutture sanitarie diverse, quindi il marito ha chiuso gli occhi per sempre senza sapere che poco più di mezzora prima anche la donna della sua vita aveva fatto la stessa cosa. Un’esistenza insieme, così come l’esposizione delle salme nella cappellina della Pubblica assistenza di Capanne, nel comune di Montopoli e il funerale a Partino celebrato lunedì.
L’addio nella frazione del comune di Palaia è dovuto al fatto che la coppia, dopo aver cambiato varie residenze, si era stabilita proprio nel paese. Qui è dove abita la loro unica figlia, Daniela Tognotti, madre di una bambina di cinque anni che ha conosciuto poco i genitori della mamma, anche se un po’ di più il nonno.
Silvana Scarlatti, 82 anni, infatti, soffriva di una malattia degenerativa che l’ha costretta al ricovero nella casa di riposo di Buti. Il 93enne Mario Tognotti, invece, da alcuni anni combatteva contro una malattia che lo ha portato a trascorrere i suoi ultimi giorni in una struttura sanitaria a Pisa. I due si erano salutati venti giorni fa in ospedale per l’ultima volta dopo 56 anni di matrimonio, celebrato nel 1968. Da quello che è poi diventato un addio non si sono più visti. Ma è come se non si fossero mai lasciati davvero, considerato i decessi quasi in contemporanea.
«È stato l’epilogo di una vita che hanno trascorso fianco a fianco – racconta Daniela, la figlia della coppia –. Lui era originario di San Donato di Santa Maria a Monte, lei era nata e cresciuta a Lari. Ma dal momento in cui si sono incontrati, non si sono mai più separati. Mio padre all’inizio faceva il contadino, poi è entrato come l’operaio in uno scatolificio. Stessa azienda in cui lavorava anche mia mamma, sempre con la qualifica di operaia. Qualche anno fa si sono sentiti male insieme e sono stati messi nella stessa stanza».
Insomma, Mario e Silvana mano nella mano sempre. E anche in punto di morte una sintonia al di là della presenza fisica nelle rispettive stanze della persona con cui avevano scelto di condividere gioie e dolori con quella promessa di unione che, davvero, nel loro caso durerà per l’eternità.