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Il personaggio

A Buti il ristorante Paccì chiuso per trasferta: la storia di Alberto, un pisano pazzo per l’Atalanta


	A sinistra Alberto Gennai e a destra il cartello fuori dal ristorante
A sinistra Alberto Gennai e a destra il cartello fuori dal ristorante

Alberto Gennai è un tifoso sfegatato della Dea di mister Gasperini: giovedì 2 maggio ha chiuso il locale per andare a Marsiglia a seguire la partita di Europa League

03 maggio 2024
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BUTI. Segnatevi quando gioca l’Atalanta se volete andare a mangiare da “Paccì”, paradiso della cucina toscana nel cuore di Buti. Perché “Paccì”, come tutti da sempre chiamano Alberto Gennai, potrebbe essere allo stadio. E conseguentemente il ristorante chiuso.

Il caso

È successo pure un paio di giorni fa: “Trattoria Paccì, giovedì 2 maggio: tutti a Marsiglia, dai Dea vinci per noi” c’era scritto alla lavagnetta all’ingresso del locale nella centralissima via Roma, quella dove solitamente sono indicati i piatti del giorno. E più sotto, a scanso di equivoci: “Giovedì 2 maggio, chiuso per trasferta a Marsiglia”. In mezzo l’adesivo nerazzurro “Curva Nord millenovecentosette Bergamo”.

Passione Dea

Sì, è proprio così. “Paccì” ha 53 anni e da più di trenta è un tifoso dell’Atalanta. Talmente sfegatato che giovedì mattina alle 5 è partito da Buti per essere alle 18 all’ingresso del “Velodrome” di Marsiglia, dove di lì a un paio d’ore la squadra di Gasperini avrebbe affrontato l’Olimpique (1-1 il risultato finale) nella semifinale d’andata d’Europa League. «Non potevo fare diversamente: o restavo a lavorare o chiudevo il ristorante e andavo allo stadio» ride “Paccì”, che è rientrato nel pomeriggio di venerdì 3 maggio alle 16, giusto in tempo per aprire la trattoria per cena. Al riguardo non ha avuto dubbi il ristoratore butese che l’11 aprile scorso ha assistito dagli spalti anche al trionfo di Anfield Road (con i bergamaschi che si sono imposti per 3-0 nel mitico stadio di Liverpool) . E che nel 2018 era a Dortmund per la sfida con il Borussia e l’anno dopo al Manchester per la gara di Champions contro il City. Anche se non ha parenti, né antenati nelle valli bergamasche. «Se sei tifoso, in certe occasioni non puoi non esserci», racconta. E lui ha scelto di esserlo: «Per tanti anni ho avuto anche l’abbonamento e quasi tutte le settimane mi facevo 721 chilometri fra andata e ritorno per andare a seguire la Dea – racconta -: adesso ho un po’ rallentato, ma in certe partite non puoi mancare».

Dal Pisa a Caniggia

Tutta “colpa” di Caniggia. E anche del fallimento del Pisa di Anconetani. «La mia prima Curva Nord è stata quella dell’Arena Garibaldi e il mio idolo era Incocciati, ma poi ci fu il fallimento e l’anno dopo ripartimmo dall’Eccellenza: io c’ero anche a Perignano, quando ci fu l’invasione di campo, ma dopo quell’episodio, persi parecchie motivazioni» racconta. Guai, però, dirgli cha sostituito il nerazzurro di Pisa con quello di Bergamo: «Nemmeno per scherzo, ho sempre seguito l’Atalanta con la croce pisana al collo e continuerò a farlo perché il primo amore non si scorda mai» racconta “Paccì”. Che, però, appunto stravedeva per Caniggia: «Era forte, anche se il più grande di tutti è stato Ilicic, poi aveva il look da ribelle, con i capelli lunghi – dice -. Cominciai a seguire qualche partita e scopri e m’innamorai una tifoseria che per molti versi è simile a quella del Pisa: anche loro sono provinciali nel senso più nobile di questo termine perché c’è un attaccamento talmente viscerale alla squadra che contagia tutta la provincia». Una differenza, però, c’è: «Come Romeo non ce ne saranno più, mentre a Bergamo c’è ancora Percassi, un presidente che ha anche giocato in nerazzurro: trovarselo in lacrime, ad Anfield sotto la curva, lì a pochi metri, è una di quelle emozioni che, per chi ama il calcio, non ha prezzo».

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