Il Tirreno

Pistoia

La sentenza

Pistoia, permessi di soggiorno “facili”: licenziamento definitivo per impiegato delle Poste

di Pietro Barghigiani
Pistoia, permessi di soggiorno “facili”: licenziamento definitivo per impiegato delle Poste

Respinta anche in appello la richiesta di reintegro

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PISTOIA. Per tre volte aveva accettato il kit documentale con la richiesta di permesso soggiorno presentata da un immigrato diverso dal titolare della pratica (di solito i richiedenti erano pakistani che vivevano in Francia). Quella “prassi”, illegale, che a voler pensare bene poteva essere una prova di amicizia (altro non è stato dimostrato, ma solo supposto) per snellire un passaggio burocratico facendo salvi, comunque, i princìpi di legge, gli è costata il posto di lavoro. È la sorte toccata a un dipendente di Poste Italiane licenziato nel marzo 2018 e fino ad ora con la speranza di essere reintegrato. Ma dopo aver impugnato il provvedimento e aver perso la causa in primo grado, il protagonista, un 64nne pistoiese è stato sconfitto nei giorni scorsi anche in appello. Insomma, quel l licenziamento era e resta legittimo.

Sono gli strascichi civilistici dell’inchiesta della polizia ribattezzata “White wash”. Era il gennaio del 2018 quando ci furono 19 arresti e 240 indagati a vario titolo per l’ingresso illegale e l’agevolazione della permanenza in Italia di più di 200 stranieri, in prevalenza provenienti dal Pakistan. Ma l’elenco dei reati contestati ai vari attori della vicenda comprendeva anche la corruzione, la violazione del segreto d’ufficio, il riciclaggio, la truffa ai danni dello Stato, il falso ideologico e materiale, il furto, l’omissione di atti d’ufficio e la cessione di sostanze stupefacenti. Furono coinvolti impiegati del Comune di Pistoia e della prefettura di Pistoia, ma anche commercialisti e consulenti del lavoro.

A capo dell’organizzazione un pakistano, che poi ha patteggiato 4 anni, a cui i connazionali si rivolgevano dall’estero per rinnovare il permesso di soggiorno (costo fino 1.500 euro) oppure per ottenere il visto per il ricongiungimento familiare (e in quel caso si arrivavano a toccare anche gli 8mila euro). E qui entra in gioco l’impiegato pistoiese, ma anche altri che come lui sono stati licenziati per gli stessi motivi da Poste Spa.

Intercettato nelle conversazioni con il capo della banda, il 64enne all’epoca dei fatti fu indagato per falso ideologico e materiale. «Non ho amici italiani, ho bianchi che lavorano per me» si vantava con i connazionali il pakistano, mente del colossale raggiro. Nel periodo in contestazione il pistoiese lavorava allo “Sportello Amico”.

Il 2 febbraio 2016 all’ufficio di Quarrata ritirò due domande; il 16 aprile dello stesso anno lo fece nella sede di Olmi. Si è difeso sostenendo la sua buona fede e che «le persone che si portano presso lo sportello sono di tante etnie con passaporti diversi per ogni Stato estero, e spesso con foto di molto anteriori alle date di presentazione. I passaporti, in particolare hanno un valore decennale e quindi le persone spesso cambiano fisionomia (barba/baffi/capelli lunghi/colorati ecc…). Dichiaro inoltre in buonafede e coscienza di non aver mai avuto modo di riscontrare un’identità personale diversa dai richiedenti che volevano inviare la busta per il rinnovo del permesso di soggiorno né ho mai riscontrato falsificazioni della documentazione presentata». Una tesi che non ha convinto i giudici di Pistoia, né quelli della Corte d’Appello.

L’ex impiegato non ha mai spiegato con chiarezza le decine di telefonate avute con il boss pakistano del sistema illegale, frequentato anche nel tempo libero e che sotto interrogatorio disse di conoscere a malapena. Una confidenza accertata al punto da chiedergli quando poteva andare all’ufficio senza trovare personale troppo ligio alle regole.

Poco prima dell’estate 2016 la “prassi” di accettare il kit per conto terzi non venne più ripetuta. Per gli investigatori quello era il segnale che si era sparsa la voce delle indagini, quelle stesse indagini in cui poi venne coinvolto anche il dipendente di Poste messo alla porta.l


 

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