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Barriere anti spioni sulle mura di Pisa: l’ultima sentenza, 10 anni dopo

Barriere anti spioni sulle mura di Pisa: l’ultima sentenza, 10 anni dopo

Il Tar dà ragione al Comune contro la Fondazione Comel

25 luglio 2024
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PISA. Un’altra puntata (l’ultima? chissà...) nella ormai decennale disfida sulla privacy “minacciata” da chi visita i camminamenti delle mura: stavolta a essere contrapposti sono il Comune e la Fondazione Comel, proprietaria della magnifica Domus comeliana a due passi da piazza dei Miracoli e dalla Torre ma anche con un bel giardino proprio confinante con le mura. La vicenda è arrivata (anzi, meglio dire tornata) davanti ai giudici del Tar che hanno confermato la bontà delle misure “anti curiosi” prese da palazzo Gambacorti.

La vicenda

La storia è ben nota. Fin dalle prime aperture straordinarie del camminamento in quota nel 2013, alcuni residenti nelle case a stretto contatto con le mura protestarono per la tutela della propria privacy e anche della propria sicurezza. Una vicenda che finì davanti al Tar, con una serie di ricorsi che stabilirono, attraverso i pronunciamenti dei giudici amministrativi, un paio di punti fermi. Da una parte il diritto degli abitanti a veder garantito il proprio diritto alla riservatezza; dall’altra quello del Comune a valorizzare l’utilizzo pubblico del bene storico e monumentale. Dunque, la via d’uscita viene vista nell’adozione da parte dell’ente pubblico di misure per limitare i danni alla privacy: in sostanza, le barriere poi installate e avallate anche dalla Soprintendenza, che hanno consentito l’apertura stabile del camminamento a pisani e turisti.

L’altro ricorso

Tra i soggetti che avevano presentato ricorso non c’erano soltanto gli abitanti di via cardinale Maffi tra porta San Ranierino e i Bagni di Nerone. A intraprendere le vie legali è stata anche la Fondazione Comel (dal nome del suo fondatore Marcello Comel, padre del centro ustioni di Pisa) proprietaria della Domus comeliana: una grande villa con annesso giardino nell’ultimo tratto di via Maffi, confinante con piazza dei Miracoli e con le mura. Una location per eventi esclusivi, in uno dei luoghi più simbolici di tutta Italia.

Due sentenze

Nel pronunciamento datato 2014 il Tar – come nel caso degli altri proprietari di casa – impose al Comune di valutare «le misure più idonee da adottare» per salvaguardare la privacy.

Una volta installate le barriere, però, la Fondazione Comel non è stata soddisfatta. E dieci anni più tardi, nell’aprile scorso, ha proposto un cosiddetto “giudizio di ottemperanza”, chiedendo ai giudici se le azioni del Comune avevano soddisfatto la sentenza del 2014.

La Fondazione, infatti, sosteneva che «solo lungo una breve parte del percorso confinante con il giardino sarebbero state collocate balaustre metalliche, oltretutto a maglie larghe e corrispondenti a quelle previste dal progetto originario. L’inferriata non impedirebbe a chi percorre il tratto di mura l’affaccio e la veduta sulla confinante parte di giardino». Il Comune ha risposto spiegando che oltre alle barriere è stato introdotta anche la limitazione di giorni e orari di apertura al pubblico, con il divieto di fare riprese nelle proprietà confinanti.

I giudici, pochi giorni fa, hanno accettato nella sostanza questa posizione: per il Tar, infatti, il Comune aveva una buona dose di discrezionalità nell’attuare la sentenza del 2014, purché tenesse in conto il diritto alla riservatezza che vi veniva stabilito. E le barriere installate, unite a limitazioni e divieti per i visitatori sono state giudicate sufficienti per far venir meno i problemi stigmatizzati ormai oltre dieci anni fa.

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