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Il campanile di San Piero un simbolo dimenticato: nel 2009 lo stop ai lavori poi l’abbandono. Una storia di promesse mancate

di Francesco Loi
Il consigliere comunale Marco Biondi che indica il campanile rimasto incompiuto
Il consigliere comunale Marco Biondi che indica il campanile rimasto incompiuto

L’intervento venne interrotto per mancanza di fondi. «In questi anni nessuna richiesta inoltrata al ministero»

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PISA. Ci proverà un convegno, che la Sovrintendenza è intenzionata a organizzare, a riaccendere i riflettori sulla basilica di San Piero a Grado. E in particolare sul campanile, distrutto nel luglio 1944 dalle truppe tedesche in ritirata e poi ricostruito solo parzialmente, finendo per essere di fatto abbandonato. Dimenticato. Sulla questione rimasta in sospeso, dentro una storia fatta di promesse mancate (a ogni livello), è tornato il consigliere comunale Marco Biondi (Pd) con un’interrogazione alla quale ha risposto l’assessore Massimo Dringoli.

Quella del campanile di San Piero è la vicenda di un pezzo di monumento distrutto e mai completamente ricostruito. I tedeschi lo fecero saltare per impedire agli Alleati di beneficiare di un punto strategico per avvistamenti a lungo raggio. Con i suoi 37 metri di altezza, quel campanile, risalente al XII secolo, poteva essere un luogo fondamentale ai fini delle strategie belliche. Mentre oggi, oltre a diffondere nuovamente il suono delle sue campane, potrebbe rappresentare un ulteriore sito di interesse culturale anche a completamento della suggestiva basilica, uno dei capisaldi della storia religiosa di Pisa. Una suggestione? La risposta è sì, ma dovrebbe essere no. E da tempo.

Nel 2000 infatti la ricostruzione del campanile iniziò attraverso un piano nato dalla rivisitazione del progetto post-bellico del professor Piero Sanpaolesi. Lavori che hanno consentito di innalzare il campanile fino a un’altezza di circa 16 metri. Un progetto bloccatosi dopo alcuni anni, nel 2009, quando la ditta incaricata della ricostruzione decise di smontare i ponteggi e abbandonare il cantiere. Il ministero dei Beni culturali avrebbe infatti dovuto stanziare quasi 2,5 milioni di euro, ma a fronte delle promesse ne è arrivato uno solo. Un budget ridotto di oltre la metà che ha impedito il completamento del progetto di recupero del campanile, un simbolo del piccolo borgo.

Nella risposta all’interrogazione di Biondi, Dringoli informa che il ministero dei Beni culturali «non ha fornito alcuna risposta alle richieste relative al finanziamento per la ricostruzione del campanile» e che per tale finanziamento «non è stata presentata alcuna richiesta formale» e che, infine, ha sollecitato la Sovrintendenza perché intervenga presso il ministero proprio per avere il finanziamento, con il sovrintendente, Valerio Tesi che «appare orientato per l’organizzazione di un preventivo convegno con oggetto la ricostruzione dei campanili, a seguito del quale far redigere un nuovo progetto su cui chiedere il finanziamento».

Biondi si definisce «molto deluso» dalla risposta che prefigura «un percorso estremamente lungo nei tempi e senza alcun impegno certo che non fa ben sperare».

Per il consigliere «la prospettiva sottolineata dal sovrintendente di un convegno che possa riaccendere le luci su questa opera è sicuramente un passaggio importante anche per riaprire il dibattito cittadino, spesso sopito, sulle opere architettoniche e artistiche».

«Da parte dell’amministrazione comunale – aggiunge – mi aspettavo qualcosa di ben diverso, soprattutto dopo le dichiarazioni del sindaco a febbraio 2023, in occasione dell’intitolazione di uno spazio pubblico a don Mario Stefanini, parroco di San Piero a Grado, con le quali si era preso l’impegno di andare a Roma, al ministero dei Beni culturali, per sollecitare i soldi per la ricostruzione del campanile della basilica». Soprattutto, Biondi si dice «esterrefatto che, come dichiarato dall’assessore, il Comune di Pisa dal 2018 a oggi non abbia fatto nessuna richiesta formale al ministero per il finanziamento della ricostruzione».

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