Il Tirreno

Pisa

L’intervista

Il Pd visto da Paolo Fontanelli: «Un altro fallimento sarebbe letale, Schlein deve riflettere sul futuro del partito»

di Francesco Loi

	L'ex sindaco di Pisa, Paolo Fontanelli
L'ex sindaco di Pisa, Paolo Fontanelli

Sulle divisioni tra i dem nell’area Pisana l’ex sindaco dice: «Non sono negli organismi dirigenti del Pd pisano e non conosco i passaggi, ma dalle varie e divergenti dichiarazioni di diversi esponenti mi sembra evidente la mancanza di una regia politica provinciale».

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PISA. «Il confronto è necessario e utile al partito, invece le divisioni fanno molto male perché intaccano la credibilità. E il Pd, negli ultimi anni, di credibilità ne ha persa tanta». Paolo Fontanelli rientra, a modo suo, nelle dinamiche del Pd. L’ex sindaco e deputato, che ha fatto ritorno nella primavera del 2023 tra i democratici dopo oltre sei anni, lancia messaggi diretti a un partito che va verso il congresso comunale.

Fontanelli, lei è rientrato da pochi mesi nel Pd: che partito ha trovato?

«Ho deciso di rientrare per sostenere il progetto di cambiamento e di rinnovamento rappresentato dalla elezione di Elly Schlein alla segreteria nazionale. Una “scossa” che ha generato speranza verso la possibilità di recuperare sulla delusione che ha prodotto l’astensione di ampi settori dell’elettorato di sinistra e anche di sviluppare energie nuove. Del resto, gli attacchi insistiti e strumentali a Schlein dalla destra e da settori moderati che vorrebbero un Pd centrista sono la prova che il suo disegno di ridare forza a una prospettiva di sinistra dà fastidio ai centri nevralgici del potere economico e finanziario. Certo si tratta di una battaglia difficile anche nel partito che in larga parte, soprattutto sul territorio, è ancora quello della fase precedente. Ma per questo è importante che chi vuole una svolta a sinistra entri in campo».

Tensioni e divergenze tra la sinistra del partito e l’area riformista sono costanti: cosa rischia il Pd?

«Credo che per il Pd un nuovo fallimento della segreteria nazionale, com’è avvenuto più volte da Renzi in poi, sarebbe fatale: certificherebbe l’impossibilità di rilanciare il partito come soggetto capace di interpretare i valori della giustizia sociale, della lotta alle diseguaglianze, dei diritti civili e dell’ambiente. Anche chi non ha votato per Schlein dovrebbe riflettere sul fatto che in gioco è la stessa esistenza del Pd. Semmai il problema che dovrebbe riguardare tutti, anche Schlein, è quello di come ricostruire le basi di un partito aperto e fondato sulla partecipazione e non sul correntismo».

E sulle divisioni locali cosa pensa? Qual è la sua opinione sull’intervista al Tirreno di Giovanni Russo, coordinatore dell’area Schlein, che ha attaccato il segretario provinciale?

«Mi sembra abbia detto cose giuste. Non sono negli organismi dirigenti del Pd pisano e non conosco i passaggi, se ci sono stati, della discussione e dei percorsi decisionali che hanno portato alle scelte sul Piano del Parco, sull’assetto di Acque o sulla questione dei rifiuti. Ma dalle varie e divergenti dichiarazioni di diversi esponenti del Pd mi sembra evidente la mancanza di una regia politica provinciale, come ha affermato Russo».

Ma lei cosa pensai n particolare sul Parco e sulla base militare?

«Ci sono voluti decenni per trovare un equilibrio e finalmente il Parco sembrava accettato da tutti. Ora si riapre la questione dei confini con il rischio di vedere tornare alla carica tutti gli appetiti di coloro che sono sempre stati contrari al Parco. Non ce n’era bisogno. Sulla base dei carabinieri al Cisam ho letto il verbale della riunione a Roma ed è impossibile capire qual è il progetto concreto e il suo impatto. Mi sembrano più che comprensibili le richieste di approfondimento avanzate dai sindaci di Vecchiano e San Giuliano».

Come dovrebbe essere esercitata l’opposizione alla giunta Conti? Si percepisce o no in città un’azione del Pd come motore del centrosinistra post-elettorale?

«Conti ha vinto soprattutto perché è mancata, nel suo primo mandato, un’opposizione capace di far vivere e portare avanti un progetto per la città alternativo a quello della destra. Un’opposizione fondata sulla sola denuncia non convince la maggioranza dei cittadini. La sfida è in primo luogo progettuale. La nuova consiliatura è iniziata da poco. Quello che spero è che si mantenga e si allarghi lo spirito unitario tra le componenti dell’opposizione proposto e sostenuto da Paolo Martinelli».


 

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