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Dario Danti riempie il teatro tra politica e cultura

L'ex assessore Dario Danti al teatro Sant'Andrea
L'ex assessore Dario Danti al teatro Sant'Andrea

L’ex assessore ha spiegato al Sant'Andrea i motivi per cui ha lasciato la giunta. Da solo sul palco, un discorso al leggio. Poi suonano le note di “La libertà”

21 febbraio 2015
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PISA. Entra in scena con un leggio, uno spartito di parole, un occhio di bue che gli illumina drammaticamente il volto su uno sfondo scenico nero. Non è Carmelo Bene. E’ Dario Danti. L’ex assessore alla cultura dà il suo “addio ai monti” in grande stile da quel Teatro di Sant’Andrea gremito di suoi sostenitori o simpatizzanti tutti ad applaudire quando il Maestro Danti fa partite le note di Giorgio Gaber, “La libertà”.

E pensare che non ha i mezzi (bancari) del gigliato Renzi, altrimenti chissà cosa farebbe. Ma a livello di comunicazione ci capisce forse di più, visto che qualche giorno fa ha fatto suonare la campanella e ha soprasseduto sulle lezioni di storia e filosofia ai suoi alunni dello scientifico Dini per raccontare il perché se ne fosse andato da Palazzo Gambacorti. Ovviamente, come dice lui, «gli studenti me lo hanno chiesto». E lezione di storia contemporanea e cittadina fu. Un aeroporto che funziona, quello pisano, uno fiorentino che non decolla ed un giglio vellutato che alla fine piega e piaga il marmo della Torre.

Ci capisce Danti di comunicazione oltre che di politica perché un’ora dopo la fine del suo scenico «non passo da una poltrona piccola ad una più grande» si era già postato su Facebook con tanto di foto. E persino tra i suoi simpatizzanti, molti si chiedono: «Ma come fa ad essere in più posti al tempo stesso?». I social media danno Danti a Palazzo Blu, dopo 10 minuti ad uno spettacolo teatrale ed ancor prima ad un vernissage a Palazzo Lanfranchi. Presenzialismo? Lui ribatterebbe: «Sono attività da me volute».

Per pretendere o cercare di capire il Danti operato e pensiero bisogna affacciarsi nel suo antagonista. Ogni protagonista teatrale ha il suo antagonista: Francesco Auletta, Ciccio per chi lo conosce. I due, già nel 2002, erano legati sui binari per fermare i convogli della morte che portavano le armi a Camp Darby.

Era il movimento Trainstopping/Disobbedienti. Era la guerra in Iraq. Erano i primi anni del 2000. I due furono i primi a ricevere una sanzione amministrativa perché, tra le varie iniziative, si inerpicarono su un cartellone di McDonald’s e vi aggiunsero un cartellone con scritto McMorte. Sembra di vederli assieme a preparare la colla; chi metteva la farina e chi l’acqua nella stessa cucina.

Poi i binari si son separati. Ciccio è rimasto “duro e puro”, fa opposizione in Comune fuori da compagini partitiche, almeno per ora. Danti si partitizza, cedendo alle lusinghe della falce e martello di Roberta Fantozzi. E fa opposizione.

Ma passa un po’ di tempo e finalmente diventa assessore. Niente, dopo poco ritorna sempre lì: a fare opposizione. Anche se lascia l’assessorato «con convenzioni triennali firmate per programmazioni culturali e Pisa jazz Festival e Metarock e le mostre all’Sms e gli eventi alla biblioteca comunale».

Chiunque inaugurerà una di queste iniziative nei prossimi anni, lo deve a Danti. E comunque lui potrà sempre ricordare a tutti, se le vicende dell’aeroporto pisano andranno come dice lui, che «non solo ve le avevo preannunciate, ma ve le avevo scritte e ve le ho portate in teatro». Se Danti casca, casca in piedi.
 

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