Caos stazione, minacce agli autisti dei pullman
«Spacciatori e balordi ci mettono in pericolo, nelle altre città non è così». C’è chi vorrebbe un agente su ogni mezzo e chi un presidio permanente
PISA. Il senso di rabbia e impotenza per una situazione che appare irrisolvibile, la consapevolezza di fare un mestiere che comporta anche dei rischi e il confronto perdente con le altre città. Gli autisti della Ctt Nord, che trascorrono “on the road” le loro giornate, hanno un punto di vista “privilegiato” sulla realtà della stazione. Così basta affacciarsi nella stanza in cui timbrano i cartellini, accanto alle biglietterie automatiche, e chiedere loro: «Come è andata con spacciatori e balordi nell’ultima settimana, cioè da quando c’è il presidio delle forze dell’ordine qui intorno?». È come buttare una coscia di prosciutto in una vasca di piranha: decine di lavoratori accorrono e cominciano una sorta di sfogo collettivo.
C’è Giorgio Saviozzi che risponde subito: «Non è cambiato nulla! Agli agenti non resta che prendere il sole, perché “quelli” si nascondono o pascolano. Ma quando finisce il presidio (alle 20), borseggiatori e spacciatori ricominciano a lavorare». C’è l’autista donna che sta per montare sulla Lam Rossa. È sarcastica: «Vado a combattere la mia guerra quotidiana. Mi hanno già detto che mi “smusano”». Il suo collega mima il gesto del tagliagola: «Riceviamo minacce in continuazione». E c’è Daniele Merone, altro conducente: «Rapportata a Milano e Roma, Pisa non regge. In proporzione abbiamo più degrado, che spaventa i milioni di turisti venuti a visitare una città d’arte e le migliaia di ragazzi che vengono a studiare». Commento finale: «È una cosa impossibile. Se il sindaco e gli altri non intervengono, è come se difendessero questa situazione».
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Ma come si può reagire? Un altro autista, Alessandro, fa notare che «se vai nel parcheggio dell’ospedale a Lucca non c’è nessuno. Lì le pattuglie passano in continuazione». Il confronto con il nostro ospedale è implicito; ma per restare in tema, la conclusione del ragionamento è automatica: «In stazione dovrebbero lasciare il presidio a tutte le ore, non solo fino alle 20; e mettere un agente su ogni mezzo pubblico». Alcuni suoi colleghi sono scettici; un altro, Alessandro, fa notare che «le leggi italiane sono sbagliate. Le forze di polizia si sentono frustrate: “Che li prendiamo a fare?”, ci confessano. Tanto poco tempo dopo gli spacciatori tornano liberi». L’hanno capito un po’ tutti - malviventi e non solo - e un autista della linea 13 conferma: «Nell’ultima corsa di una sera, ho provato a riprendere uno che faceva i suoi comodi occupando mezzo pullman. Mi ha risposto testuale: “Non mi rompere i c…, faccio come mi pare”».
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Un controllore porta il suo punto di vista: «Noi verifichiamo se i passeggeri hanno il biglietto, ma non abbiamo il potere per chiedere un documento. Tossici e spacciatori se ne infischiano e hanno il tempo di finire la corsa e scendere (fin quando arriva una pattuglia), se decidiamo di chiamare i vigili o la polizia». Di nuovo Saviozzi: «Si parla sempre di tagli. Allora perché non si cerca di recuperare almeno le piccole entrate economiche come il titolo di viaggio?», che è il biglietto pagato e obliterato. La previsione è nera: «Per colpa della gente che va gratis, noi perderemo il lavoro».