Il Tirreno

Il lapideo

Marmo, nuovo ricorso sulla certificazione Emas

Uno scorcio delle cave
Uno scorcio delle cave

Intanto fissata l’udienza per l’articolo 21 mentre sull’enfiteusi sarà la Cassazione a stabilire la competenza

4 MINUTI DI LETTURA





CARRARA. Alla vigilia del Forum “Il settore lapideo tra sostenibilità e nuova regolamentazione”, promosso dal Tirreno e in programma questa mattina venerdì 22 alla Camera di Commercio dalle 10 alle 13 (ingresso libero), sull’albo pretorio del Comune sono state pubblicate alcune delibere con le quali si prende atto di ulteriori ricorsi. Un nuovo fronte, rispetto a quelli già noti, riguarda l’Emas, ossia la speciale certificazione ambientale con la quale le imprese hanno diritto a ulteriori due anni di prolungamento della concessione (da 25 a 27 anni), rispettando ovviamente gli altri parametri (progetti per la città, lavorazione in loco del 50%). La Poggio Silvestro Marmi ha presentato ricorso perché, sostiene, non per propria volontà ma per problemi dei tempi decisionali dell’apposita commissione, l’ok all’Emas è arrivato qualche mese dopo la firma delle convenzioni con palazzo civico (il 31 ottobre dell’anno scorso); Poggio Silvestro vorrebbe usufruire subito dei due anni di Emas, e poi iniziare con la filiera corta, come stanno facendo le altre aziende con la stessa certificazione; palazzo civico non è dello stesso avviso. Da qui il nuovo ricorso.

Nel frattempo, si è tenuta la prima udienza filtro davanti al Tar per le aziende che hanno contestato, in merito all’articolo 21 del regolamento(progetti per la città), il disciplinare approvato nel luglio scorso che impone alle aziende di applicare il codice degli appalti. Le imprese obiettano, in sostanza, che essendo lavori svolti non con soldi provenienti da contributi pubblici, ma con fondi propri, è legittimo seguire la procedura prevista per lavori condotti da privati. Per l’articolo 21, le società Marmi Carrara Gioia, Gualtiero Corsi e Cooperativa Fra Cavatori di Gioia sono rappresentate dall'avvocato Elisa Vannucci Zauli; Società Apuana Marmi – Sam, Cooperativa Cavatori Canalgrande, Marmi Carrara Canal Grande, Cooperativa Cavatori Lorano, Bettogli Marmi, Escavazione Marmi Fossaficola, Escavazione Marmi Campanili, Escavazione Marmi Tecchione, Caro & Colombi dagli avvocati Riccardo Diamanti, Sergio Menchini, Antonio Lattanzi, Giuseppe Morbidelli e Roberto Righi. Il Tar ha fissato l’udienza per il 2 aprile 2025 (a meno che ovviamente nel frattempo non si giunga ad un accordo).

Altro tema caldissimo, quello dell’enfiteusi, ovvero, per semplificare: alcune imprese ritengono che i diritti concessori siano equiparabili all’enfiteusi, e quindi che siano di fatto perpetui (a meno di gravi inadempienze codificate), quindi non soggetti a gare. Alcuni hanno fatto ricorso al Tar, che però ha sospeso la decisione in attesa dei pronunciamenti del tribunale civile, al quale si sono rivolte altre aziende. Un primo appuntamento è il 25 febbraio davanti al Tar, il tribunale ha già fissato le cause al 25 marzo, ma siccome il Comune insiste sulla competenza del Tar, presto la palla passerà alla Cassazione che dovrà stabilire una volta per tutte chi deve decidere su un tema che ha insito anche l’eventuale diritto ad indennizzi).

Insomma, il forum del Tirreno di stamani arriva in un momento clou, anche perché proprio per questa messe di ricorsi la sindaca Serena Arrighi ha di fatto interrotto le relazioni con le imprese del lapideo, che hanno messo in campo le carte bollate anche sui beni estimati e sull’obbligo di lavorare in loco il 50 per cento del prodotto. Per non parlare anche dei Pabe, i Piani attuativi dei bacini estrattivi, e le contestazioni relative alle schede che individuano i valori medi.

Il forum, che mette a confronto amministratori pubblici, imprenditori, economisti e sindacati, è ospitato come detto dalla Camera di Commercio, ad ingresso libero; a questo proposito Gianni Pezzica, curatore della mostra in corso a Palazzo Binelli “Un uomo del neoumanesimo planetario a Carrara nella seconda metà del Novecento”, dedicata al padre professor Giuseppe Pezzica, ricorda che proprio la Camera di Commercio fu la promotrice nel 1968 della Terza Mostra Nazionale del Marmo e diede incarico allo stesso professor Giuseppe Pezzica e al collaboratore architetto Carlo Americo Lenzi del progetto del totale allestimento sia interno che esterno dello stabile di Viale XX Settembre, oggi Museo del marmo. Utilizzando l'originario allestimento, lo stabile fu trasformato nel 1982 in museo del marmo, ma, scrive Pezzica, «con interventi invasivi e distruttivi nell’area dell’ingresso principale e con la demolizione della fonte Gaia del gruppo Scarpa di Venezia e parzialmente della fonte Maya di Pezzica). Sono trascorsi 56 anni dall'inaugurazione e l'allestimento interno, ancor oggi modernissimo è fortunatamente integro ed è un patrimonio di valore nazionale e vincolo delle Belle Arti da salvaguardare e riportare agli splendori originali».


 

Sport
L’immagine di Santo Stefano

Max Alvini piange in panchina dopo il gol in Cosenza-Catanzaro: l'allenatore toscano e la scena da brividi

di Tommaso Silvi
Sportello legale