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Lucchese, il sindaco revisore pronto a portare i libri in tribunale. Sarebbe il quarto crac in 17 anni

di Luca Tronchetti

	Coletta, Mancini  e Varetti
Coletta, Mancini  e Varetti

Liban Varetti stanco della stucchevole tiritera che si protrae porterà i libri in tribunale e a breve lo faranno anche i calciatori

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LUCCA. Il sindaco revisore rompe gli indugi e tra stamani e venerdì mattina senza soldi veri in cassa porterà i libri contabili al giudice delegato presentando istanza di fallimenti. Imminente anche la richiesta che verrà effettuata dai calciatori della Lucchese. Sarebbe il quarto crac in 17 anni (2008, 2011, 2019, 2025), record italiano e forse europeo che sottolinea come, senza una progettualità a medio-lungo termine (6-7 anni), da queste parti (come in province dove non esistono importanti centri sportivi o imprenditori locali che si uniscono) è impossibile fare calcio a livello professionistico con ambizioni di primato.

La pazienza è finita

Liban Varetti ha deciso. Al di là che sino a ieri sera non aveva ancora sentito il nuovo acquirente della Lucchese, Benedetto Mancini, nonostante siano trascorsi quasi 15 giorni (ha parlato con il nuovo amministratore, Nicola D’Andrea) ed è già un fatto insolito. Il commercialista busserà alla porte del giudice delegato Giacomo Lucente (che a ieri sera non aveva ricevuto istanze di fallimento da procura o da fornitori con un credito superiore ai 30mila euro). A quel punto serviranno almeno 45 giorni per poter indire l’asta fallimentare e riassegnare la nuova Lucchese a futuri acquirenti, separando i debiti sportivi da quelli extrasportivi in modo da rendere più appetibile la società. Certo, una Lucchese salva e in C avrebbe maggiore appeal. Ma i tempi non ci sono. Ci vorrebbe già un acquirente disposto a farsi carico oggi versando cash 950-980mila euro entro il 16 aprile (tre mensilità arretrate e quella di febbraio) per evitare la stagione futura un -12.

Un pasticciaccio brutto

Ha pazientato e atteso pure troppo il professionista lucchese nella speranza che i vari personaggi che si sono succeduti e si succedono da quasi 100 giorni (l’avvocato Longo, l’imprenditore indagato nell’”affaire” Pivetti, Vitaglione, il commercialista Sampietro e ora l’imprenditore Mancini a giudizio per il crac del Latina datato 2017 e poi chissà se ce ne saranno altri...) senza che nessuno, a ieri sera, abbia tirato fuori un centesimo. Anzi, di recente qualcuno ha preso duemila euro dagli incassi del match con la Ternana. Senza pensare che quei soldi magari avrebbero fatto comodo ai tesserati per pagare qualche visita medica, qualche pasto, qualche spesa viva poiché dipendenti, calciatori e staff da oltre cinque mesi non percepiscono le spettanze? Giocatori e staff che sono stati estremamente rispettosi di maglia e città perché al Taranto dopo la messa in mora (29 dicembre) hanno atteso i canonici 20 giorni e già a febbraio in campo c’erano i ragazzi delle giovanili e tutti se n’erano andati con lo svincolo.

Il contratto di vendita

Al di là del balletto sul bonifico di Mancini (perché non è stato utilizzato quello istantaneo e prioritario riservato a importi pari o superiori a 500mila euro che viene eseguito con urgenza?) occorre ripartire là dove tutto aveva avuto origine: il contratto di cessione da Andrea Bulgarella a ‘Sanbabila srl’. Per perfezionarsi l’acquirente avrebbe dovuto versare il 25 giugno una prima rata da 40mila euro sino all’importo di 500mila euro, il prezzo d’acquisto pattuito. Alla fine di questo stucchevole gioco tutte le pedine torneranno al loro posto?.


 

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