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Da Lucca a New York seguendo la palla a spicchi

Alessandro Petrini e Marcello Di Russo (head coach City College) al camp Nike
Alessandro Petrini e Marcello Di Russo (head coach City College) al camp Nike

Dopo l’estate Alessandro Petrini andrà ad allenare nella lega Ncaa

01 luglio 2024
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LUCCA. Dal Palatagliate ai parquet delle università americane. Alessandro Petrini è il primo lucchese ad allenare un college Ncaa. L’opportunità arriverà subito dopo l’estate, quando inizierà a lavorare da assistente nello staff della squadra femminile del City College of New York, una scuola storica negli Stati Uniti, con un bellissimo campus ad Harlem, dodici premi Nobel e cinque campioni olimpici tra gli ex studenti.

La scuola ha dettato legge per parecchio tempo nella pallacanestro, tanto da essere l’unica università della storia ad aver conquistato nello stesso anno, il 1950, il titolo Ncaa e il titolo Nit maschile. Nella stagione successiva fu scoperto uno scandalo legato alle scommesse sportive che coinvolse l’intero quintetto della squadra. Da lì un drastico ridimensionamento che ora vede Ccny, questo l’acronimo, competere nella terza divisione, il gradino più basso del mondo universitario Ncaa, all’interno della conference Cunyac, quella riservata alle università pubbliche della città di New York.

Nato e cresciuto a Lucca, il nome di Alessandro Petrini è legato a quello della Pallacanestro Lucca con poche eccezioni. La prima nel 2003, quando è nello staff della Pallacanestro Reggiana che conquista lo scudetto Under 20, mentre l’anno successivo guida da capoallenatore la Toscana alla vittoria del Trofeo delle Regioni iniziando un triennio di collaborazione con il settore squadre nazionali. Poi il rientro a casa dove per anni è l’assistente del gruppo della B2 arrivando alla vittoria del campionato nel giugno 2012. Da capoallenatore poi ha vinto la Prima Divisione a Capannori nel 2016 prima di trasferirsi, l’anno successivo, negli Stati Uniti.

«È stata una scelta di cuore per seguire mia moglie che si era trasferita a New York due anni prima per motivi di lavoro – racconta –. Per me è stato naturale quindi affacciarmi alla pallacanestro per facilitare il mio ambientamento. Il primo approccio è avvenuto nel 2016 con Gabriele Grazzini iniziando una collaborazione che ci ha portato per vari anni ad allenare ragazzi italiani e francesi ai tornei estivi in California, Arizona e Florida con l’obiettivo di mettersi in mostra ed essere selezionati dalle università. Nel frattempo quando sono arrivato stabilmente a New York mi sono rivolto a varie scuole e ho iniziato la mia prima stagione con il gruppo maschile della FDR High School di Brooklyn. Un mondo completamente nuovo che per certi versi mi ha spiazzato: la polizia di New York ha una propria divisione destinata alle scuole pubbliche e ogni giorno per andare all’allenamento dovevo mostrare i miei documenti e superare i metal detector. Avevamo giocatori con talento ma anche con tanti problemi da risolvere e una bassa soglia di attenzione. Ho scoperto i lati più belli ma anche più frustranti della realtà americana. Così l’anno successivo ho scelto di andare in una scuola privata e sono stato accettato dalla squadra femminile della Cristo Rey Brooklyn. Incredibilmente pure l’altro assistente era italiano, Marcello Di Russo, e da lì è nata un’amicizia e un percorso comune».

Dopo due stagioni alla Cristo Rey è arrivato il momento dell’università, al Five Towns College, che partecipa alla Uscaa, una lega minore per le piccole università. «Siamo arrivati in una scuola dove il programma di pallacanestro femminile praticamente non esisteva e siamo dovuti ripartire da zero – prosegue – il primo anno è stato complicato ma abbiamo reclutato bene, per cui il secondo anno avevamo un gruppo competitivo e ci siamo qualificati alle finali di conference. Poi è venuta la pandemia a interrompere la fase finale della stagione». Infine la possibilità al City College, dove Marcello Di Russo è stato assistente nelle ultime due stagioni e ora è stato promosso capoallenatore.

«Già nell’ultimo anno gli ho dato una mano con lo scout e il reclutamento delle giocatrici, ora non vedo l’ora di tornare sul campo. La squadra viene da stagioni perdenti ma negli ultimi due anni si è reclutato bened e l’obiettivo è raggiungere i playoff».

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