Strage di Torre, le figlie delle vittime: «Le nostre vite sono distrutte e la rete del gas non è sicura»
L'appello-sfogo dopo la richiesta di archiviazione
LUCCA. I due motivi all’origine di quell’esplosione avvenuta il 27 ottobre 2022 – costata la vita ai loro cari – sono stati chiariti dalla perizia del professionista incaricato dal gip e dalla convergenze consulenza dell’ingegnere incaricato dal pm: la tubazione di derivazione del gas dell’utenza del civico 7818 non era stata isolata in maniera idonea e corretta rispetto alla rete fognaria sovrastante all’epoca della posa in opera (circa 32-33 anni) e in secondo luogo la valvola di intercettazione del gas, posta sottostrada, al civico 7818 era stata lasciata aperta il 13 ottobre 2022 su incarico e controllo Gesam in assenza dell’allaccio dell’utenza interna, non ancora operativa e priva di contatore, ma con il gas che già arrivava visto che l’esecuzione di allaccio era stata già programmata. Per i familiari di Luca Franceschi, Lyudmyla Perets e Debora Pierini sono elementi sufficienti per imbastire un processo penale che renda giustizia alle vittime e che ponga in evidenza un aspetto per nulla secondario: la rete del metano è a rischio e quello che si è verificato a Torre può accadere anche altrove.
Lettera aperta
La richiesta di archiviazione della procura ha creato profondo turbamento e le figlie di Luca Franceschi e Lyudmyla Peters – rispettivamente Marta Franceschi, 42 anni, che vive a Desenzano sul Garda e Aliki Pareti, 18 anni, che vive a Lucca – hanno scritto una lettera aperta alla città: «Abbiamo appreso con stupore e sgomento che, dopo oltre due anni di indagini, la procura ha chiesto l’archiviazione per tutti gli indagati nella vicenda che ha tolto la vita ai nostri genitori e alla loro vicina di casa. Per mesi abbiamo atteso in silenzio, confidando nella scrupolosa ricostruzione dell’esplosione effettuata dai periti e nell’avviso di chiusura indagini, arrivato a settembre 2024, che ipotizzava diversi reati a carico di 15 persone appartenenti a quattro diverse società. La richiesta di archiviazione è stata un fulmine a ciel sereno, un’ulteriore beffa dopo tutto ciò che abbiamo vissuto».
Una storia all’italiana
«Questa è una tipica storia all’italiana: gli inquirenti riconoscono la presenza di condotte gravi – come la rete del metano installata nel 1993 senza rispettare criteri di sicurezza allora vigenti, sulla quale, appena due settimane prima dell’esplosione, è stata realizzata una nuova derivazione con procedure da verificare – ma concludono che, alla fine, “non è colpa di nessuno”, almeno sul piano penale. Le istituzioni si aspettano forse che accettiamo passivamente l’esistenza di impianti vecchi e insicuri, soggetti a modifiche senza adeguati controlli? Vi sentite tranquilli sapendo che questa è la realtà del nostro territorio? Il 27 ottobre 2022 ha segnato la vita di due persone allora minorenni, che hanno perso la madre e la casa (Aliki e il piccolo Dante, a cui va ogni giorno il nostro pensiero), e di una donna che ha visto morire il padre mentre era incinta di nove mesi (Marta ha dato alla luce il nipotino di Luca pochi giorni dopo la tragedia, ndr). Ma ciò che più ci indigna è che, dopo più di due anni, noi parenti delle vittime, non solo non abbiamo ricevuto risarcimenti, ma neppure un messaggio di cordoglio o un gesto di solidarietà dalle società coinvolte».
Nessuna vicinanza
«Gesam Reti, società a partecipazione pubblica proprietaria dell’infrastruttura responsabile della tragedia, non ci ha mai contattati. Non ha mostrato alcuna volontà di riconoscere l’accaduto o proporre un indennizzo. Lo stesso atteggiamento adottato dalle altre aziende coinvolte: Del Debbio, che installò l’impianto nel 1993 per conto di Gesa-Am, e Celfa, che eseguì i lavori di allacciamento sul tubo bucato il 13 ottobre 2022. Nel frattempo abbiamo dovuto affrontare da sole le spese per le pratiche amministrative – inclusa la demolizione degli autoveicoli distrutti dall’esplosione – e soprattutto ricostruire la nostra vita e il nostro equilibrio psicologico. Il tutto mentre Gesam Reti chiudeva il bilancio 2023 con oltre 2,7 milioni di utile e distribuiva un dividendo record di oltre 1 milione e 146 mila euro al Comune di Lucca. Sappiamo che questa vicenda ha profondamente colpito la cittadinanza e facciamo appello alla gente per riportare l’attenzione sul caso. I nostri legali hanno presentato opposizione alla richiesta di archiviazione e chiesto ulteriori indagini per portare la vicenda in sede processuale. Scriviamo anche per informare la comunità sulle criticità della rete di distribuzione del gas nel nostro territorio. Questa battaglia riguarda tutti: accettare passivamente ciò che è accaduto a noi significa accettare che possa accadere di nuovo ad altri». l