Ricoverato a Lucca al rientro dal Congo, il primario di malattie infettive: «Nessun rischio di contagio»
Sta bene il paziente dimesso il 3 dicembre. L’Asl: scrupolo precauzionale
LUCCA. Un italiano sui 50 anni, residente in provincia, che per lavoro ha trascorso un lungo periodo in Congo è rientrato in Italia il 12 novembre. Il 22, colpito da una forte febbre e anemia, è stato ricoverato al San Luca per essere dimesso il 3 dicembre con una diagnosi di piena guarigione.
Febbre e provenienza del paziente hanno, comunque, fatto scattare l’allerta per la «sintomatologia influenzale potenzialmente riconducibile a quella descritta negli ultimi giorni nel Paese africano» dove stanno morendo decine di persone, soprattutto in giovanissima età.
Se confermato sarebbe il primo caso in Italia di paziente zero dell’epidemia esplosa in Congo. Ieri l’ospedale ha informato l’Istituto Superiore di Sanità che sta monitorando la situazione in contatto con il ministero della Salute che, a sua volta «sta procedendo con i dovuti accertamenti e i campioni prelevati verranno prontamente analizzati dall’Istituto Superiore della Sanità» dichiara Maria Rosaria Campitiello, capo dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie del ministero.
L’area in cui l’uomo ha lavorato nel settore della ristorazione per sei mesi si trova a 500 km di distanza dall’epicentro della febbre di cui ancora non si conoscono le origini. Solo gli effetti: mortali. Lui sta bene e anche i suoi familiari non hanno mostrato problemi di salute. Così come i colleghi lasciati in Congo. I Nas dei carabinieri oggi andranno al San Luca per acquisire i campioni di sangue per portarli all’Istituto Superiore di Sanità.
Rassicurazioni arrivano dal responsabile delle Malattie infettive dell’Asl Toscana Nord Ovest, Spartaco Sani. «È stata adottata la solita procedura – spiega il medico – . Lo scrupolo nasce dal fatto che il paziente è stato dimesso prima che l’epidemia in Congo deflagrasse con i numeri che stanno arrivando. Di qui la necessità di approfondire, ma direi di stare tranquilli. Non ci sono pericoli di contagio».
L’Asl fa sapere che la struttura di Malattie infettive con la direzione sanitaria e ospedaliera e il dipartimento della Prevenzione, ha effettuato un lavoro di verifica a 360 gradi e non ci sono al momento profili di rischio. Quando era stato ricoverato non era ancora noto il focolaio in Congo.
«Per scrupolo, dopo la sua dimissione – avuto notizia dell’attenzionamento delle autorità sanitarie nazionali ed internazionali rispetto al focolaio congolese – il paziente è stato richiamato per accertamenti e, come protocollo per sospette arbovirosi, per una questione di massima precauzione, è stato contattato l’Istituto Superiore della Sanità per l’invio di campioni di sangue. Si è trattato di un’azione precauzionale di verifica e approfondimento».
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