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Lucca, i 70 anni del bar degli sportivi: festa grande per il “Morino”

di Gregorio Andreini
Lucca, i 70 anni del bar degli sportivi: festa grande per il “Morino”<br type="_moz" />

La famiglia Marchetti aprì nel 1954 il locale all’Arancio e lo ha gestito fino a oggi. «Per rilevarlo fu fatta una colletta tra i parenti. Qui sono passati atleti e attori» 

08 luglio 2024
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LUCCA. Traguardo importante per il bar Morino di viale Castracani all’Arancio. Si festeggiano infatti i suoi 70 anni. Un locale che negli anni è stato, anche grazie a un’ininterrotta gestione familiare, testimone importante dei cambiamenti della parte est della città. Al timone da tanti anni c’è una persona che nel tempo è diventata la sua inossidabile guida e memoria: Sergio Marchetti.

«Prima che i miei genitori rilevassero il bar – racconta – e prima anche della Seconda guerra mondiale, esisteva nel fondo una specie di trattoria con il caminetto e il fuoco dove più che altro si consumavano degli spuntini. Nel 1954 papà e mamma fecero una colletta fra i loro parenti e rilevarono il fondo preferendolo a un altro di Marlia. Mamma Nella e papà Pietro iniziarono a lavorare con impegno e sacrificio e fecero crescere tantissimo il bar. Mamma Nella era nata per fare questo lavoro. Anche quando stava male o era stanca sorrideva sempre. Le piaceva lavorare e stare qua. I primi tempi c’era anche mia sorella a darci una mano nel bar. E io, che sono del 1947, sin dai tempi della scuola stavo qui al bar dove ho iniziato a lavorare sin da giovanissimo».

Il bar Morino è stato rinomato anche per essere un punto di riferimento per gli anni d’oro della Lucchese. «La pensione dove abitavano i giocatori – ricorda Marchetti – è stata per tre anni sopra il bar, ai tempi di Leo Zavatti allenatore. Erano gli anni in cui la Lucchese vinse il campionato, ottenendo la promozione in serie B al termine della stagione 1960-61. Ricordo Adriano Bassetto e Paolo Corsellini. Un’altra peculiarità legata alla Lucchese – mette in luce – era la bandiera esposta la domenica dai tempi di mia mamma quando non erano ancora diffuse la radio e la televisione. La issavamo se la Lucchese vinceva in casa oppure pareggiava o vinceva in trasferta. Altrimenti se chi veniva davanti al bar non la trovava, voleva dire che la partita non era andata bene».

Al Morino, Marchetti oggi si avvale dell’aiuto e del lavoro di tre dipendenti: «Nives, Paola e Francesco mi danno una mano importante. Per vent’anni è stato con me anche Roberto, valida spalla che da tre anni è andato in pensione. Devo dire che i gusti delle persone sono cambiati completamente. Un tempo c’era chi più amava gustarsi l’amaro o altri noti distillati dopo il pranzo. E tante persone passavano da noi a bere il caffè prima della partita della Lucchese al Porta Elisa negli anni d'oro della serie B ai tempi di Maestrelli e Grassi».

Il bar Morino si trova fra due arterie stradali importanti della periferia est della città, viale Castracani e via di Tiglio. «Prima del sottopasso – dice Marchetti – c’era una careggiata più ampia e anche più passaggio. Oggi abbiamo una clientela più fissa, visto anche che non c’è parcheggio. Un’attività come la nostra non è stata favorita, ma penalizzata dal sottopasso».

E il nome Morino? Beh, quello era preesistente al bar e fu mantenuto: l’origine ormai si è persa nella memoria: «Forse – rammenta Marchetti – perché chi lo gestiva, il signor Gino Giusti, veniva chiamato “Il Morino”. O perchè un tempo c’erano qua anche i distributori Gianmorino. Un nome che ci ha portato fortuna. Un paio di volte è venuto qua a telefonare anche il grande Marcello Mastroianni. O Giancarlo Giannini due volte mentre realizzava il film “Palermo-Milano solo andata” a Lucca. Negli anni sono venuti qui anche diversi noti giocatori della Lucchese. E anche per il basket a Lucca nel 1970, il Morino ebbe un ruolo quando risultò fondamentale per alcuni ragazzi trovarsi qui per dare vita alla Polisportiva Porta Elisa che poi nel 1975 sarebbe diventata Pallacanestro Lucca con la fusione con il Sant'Anna Autocar. Nel bar ancora esposta c’è anche l’ultima coppa che mi hanno regalato proprio dieci anni fa, prima della fine di quell’avventura. Per quanto mi riguarda – conclude Marchetti – andrò avanti finché potrò».


 

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