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Lucca, demolizione per due case abusive del campo rom

di Pietro Barghigiani
Lucca, demolizione per due case abusive del campo rom

I proprietari: "Scelta di propaganda politica". Il Tar respinge il ricorso

15 giugno 2024
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LUCCA. Picconate o ruspe, a seconda del sistema che verrà adottato, per abbattere due case prefabbricate, una tettoia e un box ad uso residenziale realizzati senza alcun titolo edilizio.

Il luogo è quello in via della Scogliera dove gli insediamenti rom fanno parte di un’urbanistica estemporanea entrata negli annali della politica lucchese tra tolleranza e quieto vivere. In otto, di diverse famiglie, si sono opposti all’ordinanza del Comune sostenendo varie argomentazioni che non hanno fatto breccia tra i giudici del Tar. «Ci buttano giù le case solo per motivi politici» hanno rimarcato nel ricorso senza ottenere alcuna comprensione giuridica. L’esito dell’udienza è il ricorso respinto con relativa condanna degli otto a pagare 3mila euro al Comune.

Le costruzioni ritenute abusive a due passi dal Serchio sono un fatto storico acquisito da decenni. E, spesso, in tempo di elezioni, quell’occupazione irregolare veniva citata come esempio di illegalità accettata. Le due case da demolire sono una porzione minima rispetto a quello che è stato il campo nomadi con strutture fisse e arredate e sporadici camper a fare da contorno.

Per descrivere il nulla che è alla base di quelle residenze di fatto basta scorrere i punti sottolineati nell’impugnazione. Le tesi di chi ha costruito o usufruito dei prefabbricati sono come le fondamenta delle case abusive, inesistenti.

Uno dei punti sollevati era che il Comune da molti anni sapeva della situazione, ma non è intervenuto «e lo avrebbe in origine consentito, salvo poi da ultimo mutare repentinamente il proprio atteggiamento». I giudici sono chiari: a parte che «l’ordinanza di demolizione è espressione di un potere di natura vincolata per sua natura non censurabile sotto i profili sintomatici dell’eccesso di potere che colpiscono il cattivo esercizio del potere discrezionale, non sono stati prodotti atti ufficiali con i quali i competenti organi del Comune di Lucca avrebbero legittimato l’insediamento abitativo nell’area di cui si discute». E anche sulla motivazione della propaganda politica contro i rom in assenza di ragioni di igiene e sanità, per il Tar «la doglianza non ha fondamento atteso che l’incontestata mancanza del titolo edilizio è l’unico presupposto che legittima la adozione della ordinanza di demolizione non occorrendo la sussistenza di motivazioni igienico-sanitarie».

Infine, l’ultima tesi. Sono decenni che l’insediamento esiste e il problema è stato trascurato e considerato irrilevante, perché proprio ora ci imponete la demolizione? Risposta: «La decisione non è frutto di una decisione discrezionale del Comune ma della volontà del legislatore che l’ente si è limitato ad applicare». Anche se compiuto in tempi remoti e ignorato, l’abusivismo edilizio può essere sempre colpito. E abbattuto con picconi o ruspe.l


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