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Scuola: il progetto

Al “lavoro” al Museo e alla Caritas gli studenti sospesi delle superiori di Livorno

di Francesca Suggi
Al “lavoro” al Museo e alla Caritas gli studenti sospesi delle superiori di Livorno

Le “punizioni”, col consenso dei genitori, si trasformano in attività socialmente utili. Mariani (Iti e Bco) e Barone (Vespucci-Colombo): opportunità di crescita da situazioni negative

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LIVORNO. C’è chi lava piatti e pentole alla Caritas. Chi, sempre tra la mensa e la cucina del villaggio del cuore di via La Pira, pulisce le verdure per il pranzo dei bisognosi. E ancora al Museo di Storia Naturale si aiuta nella manutenzione, si spazzano via le foglie e si coglie anche l’occasione di visitare esposizione e allestimenti.

Poi ci sono gli altri studenti “puniti” che scelgono di dare il proprio supporto alla Misericordia oppure a Mr Green, al secolo Francesco Stefanini, nella sua missione di rendere Livorno più pulita. Così il provvedimento di sospensione, negli istituti superiori, si trasforma in attività socialmente utili (come prevede la nuova legge 150 sulla scuola del 1 ottobre 2024). La “punizione”, con il consenso dei genitori, diventa un momento educativo di riflessione personale dell’alunno, di solidarietà, di coinvolgimento e impegno a favore della comunità. E sono sempre di più le convenzioni che gli istituti superiori cittadini stringono con le associazioni del territorio. «Sono percorsi che hanno un’importante funzione rieducativa attraverso attività operative e di coinvolgimento: tra l’altro gli studenti in questo modo hanno l’occasione di scoprire anche eventuali loro predisposizioni che magari non conoscevano e che potranno aiutare nel loro futuro», ci crede la dirigente dell’Iti Manuela Mariani. Da quest’anno i protocolli d’intesa con l’associazione Reset e con la Fondazione Caritas vengono estesi anche al Buontalenti, Cappellini e Orlando di cui è reggente.

Così la sospensione, per gli studenti dai 14 anni in su che si rendono responsabili di un comportamento grave tale da essere allontanati dalle lezioni, si converte in conoscenza del mondo del volontariato, in sensibilizzazione e coinvolgimento verso la storia e i beni comuni della città. «Non tutte le famiglie danno il consenso: rimane una percentuale, seppur residuale, che preferisce far restare a casa i loro figli per i giorni della sospensione, ma le adesioni sono assolutamente in crescita», prosegue Mariani. Ad oggi tra le scuole coinvolte in questi “protocolli d’intesa illuminati” anche il Vespucci-Colombo che ripete l’esperienza. «La nostra finalità non è certo punitiva ma di rieducazione e recupero di questi ragazzi attraverso attività socialmente utili e di cittadinanza attiva che lasciano il segno: siamo convinti che si debba essere scuola delle opportunità e anche una situazione negativa si può trasformare in crescita», va avanti la dirigente Francesca Barone. L’istituto di via San Gaetano, via Chiarini e piazza Vigo ha la convenzione con Reset, e già lo scorso anno gli studenti sospesi aiutavano i volontari dell’associazione nelle attività di valorizzazione del parco di Villa Rodocanacchi. Quest’anno invece dell’oasi verde di Monterotondo l’opportunità di rendersi utili nei giorni di sospensione è al Museo di storia Naturale di via Roma, di proprietà della Provincia. E già alcuni dei ragazzi hanno cominciato (foto in alto). «Insieme a Reset, abbiamo anche convenzioni con Fondazione Caritas, Misericordia e a fianco di Mr Green: lo facciamo da tempo», aggiunge la preside.

È volontà comune degli istituti coinvolti quella di stilare, in base alle esperienze fatte, anche report e statistiche per capire gli effetti concreti sugli studenti rispetto al percorso scolastico.

Ogni ragazzo reagisce a modo suo. Qualcuno dopo i 2-3 giorni “obbligati” di cittadinanza attiva legati alla sospensione, è tornato per scelta. Come volontario. Perché il valore aggiunto di queste collaborazioni è anche quello di lotta contro la dispersione scolastica. «Lo scorso anno abbiamo avuto una ventina di ragazzi di vari istituti: tra le tante storie che mi hanno aperto il cuore quella di uno studente venuto su a Villa Rodocanacchi che voleva smettere di studiare, noi l’abbiamo coinvolto, ci abbiamo parlato tanto: non solo è stato promosso a giugno ma è rimasto folgorato dalla nostra attività e ci aiuta ancora», a raccontare è Giuseppe Pera, presidente di Reset. Lui vive a stretto contatto coi ragazzi. Già dallo scorso anno. «Quest’anno visti gli ottimi risultati abbiamo avuto molte adesioni in più da parte di altri istituti cittadini».

All’appello mancano i licei: qui il provvedimento della sospensione è poco utilizzato. «Comunque con tutte le scuole facciamo anche altri tipi di progetti Pcto».

Con Reset al Museo di Villa Henderson di via Roma: l’associazione, infatti, ha stretto un patto di collaborazione con la Provincia per interventi di cura, valorizzazione, studio e tutela sussidiari all'attività dell'amministrazione provinciale al parco di Villa Maurogordato e Villa Henderson .

«Villa Rodocanacchi - aggiunge Pera - era un po’ fuori mano per gli studenti, poi là non c’è il bagno: molto meglio il Museo di Storia Naturale».

Con i volontari Reset gli studenti puliscono il parco, si prendono cura dell’orto botanico e saranno coinvolti anche in altre attività culturali come la biblioteca. «Tanti di loro non erano mai entrati al Museo, abbiamo fatto loro visitare le sale: sono occasioni anche di conoscenza», aggiunge.

Entusiasta di questa “novità” al Museo anche la direttrice Anna Roselli: «Siamo molto contenti di essere dentro a un percorso di rieducazione così importante, per il Museo è la prima volta. Con Reset collaboriamo su tanti fronti e non ci può fare altro che piacere».

Grande convinzione in questa forma di cittadinanza attiva anche da parte di don Luciano Cantini, presidente della Fondazione Caritas: «Non tutti gli studenti sono uguali, alcuni fanno una sorta di resistenza iniziale ma grazie all’ambiente favorevole, al sostegno dei volontari e dei ragazzi del servizio civile alla fine a tanti dispiace andar via e qualcuno torna a darci una mano». In via La Pira, in Corea, chi arriva lava piatti e pentole, pulisce la verdura. Manualità e relazione continua. Coinvolgimento e dialogo. «È una collaborazione molto costruttiva per questi ragazzi», chiudel

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