Livorno, morto l’attore e regista Barsotti: l’amore per Stoccolma, il comunismo e l’amicizia con Dario Fo
Livornese, classe 1939, si era trasferito in Svezia nel 1968: il ricordo di Emanuele Gamba
LIVORNO. Attore, regista e anche cantante, fotografo e interprete, scrittore: sembra impossibile che Carlo Barsotti, in una sola vita, abbia fatto così tante cose, ma ciò per cui in questo momento viene ricordato a Reggio Emilia, dai tanti che gli sono stati amici e che lo hanno conosciuto, è il suo grande interesse e la sua passione per la filosofia educativa di Reggio, per le sue scuole e i suoi nidi e per la figura di Loris Malaguzzi.
Artista, livornese di nascita (era del 1939), convinto sostenitore delle idee del comunismo, se ne è andato ieri nella ormai “sua” Stoccolma, città che aveva eletto a propria residenza dopo aver sposato la svedese Anna. Ed è grazie ad Anna che aveva incontrato per la prima volta Reggio Emilia. La prima di tante altre volte. Dopo i primi anni in Svezia, durante i quali ha fatto parte del gruppo di teatro libero Narren (Il Giullare), ha creato il gruppo musicale e teatrale “Bella Ciao”. Ha recitato in diversi film scandinavi, tra cui il film danese “Italiano per principianti”, Leone d’argento a Berlino. Ha scritto e diretto la pellicola “Un paradiso senza biliardo”, (protagonista l’attore livornese Paolo Migone, e importante comprimario, primo premio al Festival di Lubecca). Ha diretto tre produzioni televisive a Stoccolma e ha scritto e diretto 14 documentari, di cui tre sulla filosofia pedagogica adottata nei nidi e nelle scuole comunali dell’infanzia di Reggio Emilia, ed oggi famosa in tutto il mondo. «Ho memoria di Carlo da sempre. Carlo era uno di famiglia, l’amico livornese trasferito a Stoccolma: un teatrante esuberante e divertentissimo, un grande professionista che ha spaziato dal teatro al cinema alla televisione», è il ricordo di Emanuele Gamba, attore e regista teatrale.
L’incanto si era tradotto negli anni in alcuni film dedicati a Reggio: “L’uomo di Reggio Emilia”, su Loris Malaguzzi, “Il bambino ha cento linguaggi” e il successivo “Il salto sopra al muro”, che parafrasava il titolo della mostra “L’occhio se salta il muro”.
Grazie a lui, nel 1981, la mostra “I cento linguaggi dei bambini” aveva trovato spazio in uno dei luoghi più prestigiosi di Stoccolma, il Modern Museet.
Barsotti era uomo di relazioni e aveva saputo creare un ponte tra l’Italia e la Svezia, facendo conoscere nell’Europa del nord – in periodi in cui le informazioni non viaggiavano così veloci come ora – alcune eccellenze Italiane: Scuole e Nidi di Reggio Emilia e Reggio Children, ma anche il nome di Carlo Petrini (diventerà infatti ambasciatore di Slow Food in Svezia) e, soprattutto, Dario Fo, con cui ha lavorato a stretto contatto: aveva tradotto in svedese alcune sue opere che poi aveva messo in scena a Stoccolma, aprendo così le porte alla consegna del Premio Nobel per la letteratura, che Re Gustavo di Svezia metterà nel 1997 nelle mani del drammaturgo e attore italiano.
Vulcanico, appassionato, impetuoso, era originario di Livorno, ma di casa a Reggio Emilia, dove ora Istituzione Scuole e Nidi d’Infanzia, Reggio Children e Fondazione Reggio Children Centro Loris Malaguzzi lo ricordano con affetto e si stringono alla cara moglie Anna.
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