Influenza australiana, medici in allerta: «Il virus è più aggressivo, vaccinatevi». Sintomi, cure e quando è previsto il picco
Livorno, il dottor Angeletti (coordinatore medici di medicina generale): «Non assumere gli antibiotici perché in questo caso l’effetto è controproducente»
LIVORNO. In Australia ha contagiato (per ora) 31 milioni di persone ed è stata la causa di picchi di ricoveri in ospedale. Ora l’influenza australiana sta per arrivare anche da noi: con ogni probabilità farà la sua comparsa nella seconda metà di novembre e Massimo Angeletti, medico di famiglia e coordinatore dei medici di medicina generale di Livorno, spiega che l’attenzione deve restare alta. «L’unica arma che abbiamo per combattere il virus H3N2 è il vaccino antinfluenzale», sottolinea il medico che è anche il segretario generale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) di Livorno. «Con l’influenza australiana si intende l’influenza causata da virus di tipo A sottotipo H3N2 che ha colpito l’emisfero sud e in particolare l’Australia, dove c’è stata la seconda stagione influenzale più aggressiva degli ultimi dieci anni – precisa il medico – . Arriverà presto anche in Toscana, e quindi a Livorno, ma non sarà la sola: assisteremo infatti alla contemporaneità di vari ceppi di virus, che chiamiamo para-influenzali perché sono simili a quelli dell’influenza ma che dal punto di vista virologico non lo sono. Questi ultimi hanno una sintomatologia più blanda: vomito o diarrea, tosse e raffreddore con una durata di 24-48 ore».
Angeletti precisa poi che il virus H3N2 sarà abbastanza aggressivo. «Un po’ più severo degli altri – sottolinea – perché i sintomi saranno più prolungati: tosse, mal di gola, febbre per diversi giorni, rinorrea, occhi arrossati. Anche se, dal punto di vista della terapia, l’influenza australiana richiede antinfiammatori e paracetamolo». E gli antibiotici? «Sono totalmente inutili – precisa il medico di famiglia – . Anzi, vanno proprio evitati perché, creando delle resistenze, possono essere controproducenti a eccezione dei casi di pazienti fragili o con comorbilità (la presenza in contemporanea di due o più malattie, ndr): in sostanza là dove ci siano patologie concomitanti che possano aggravare la sintomatologia influenzale. Ma – precisa Angeletti – soltanto su consiglio del medico.
Prevenire, però, è meglio che curare, recita un vecchio adagio. Ed ecco che la prima difesa contro gli attacchi dell’australiana rimane sempre la vaccinazione antinfluenzale. «Che non ha effetti collaterali – aggiunge il medico – . Va detto che in questi giorni c’è stata un’adesione leggermente più tiepida. Ricordo, però, che la vaccinazione è fortemente consigliata per gli over 60 o per i pazienti con patologie a rischio di tipo respiratorio, cardiologico o metabolico (diabete). Ricordo poi che è importante che gli assistiti si vaccinino non soltanto per se stessi, ma anche per ridurre la diffusione del virus. In questo modo, grazie alla vaccinazione, viene infatti ridotta la possibilità di trasmettere il virus agli altri».
E a Livorno la vaccinazione è stata avviata dai primi di ottobre. «È consigliabile che il vaccino venga somministrato il prima possibile – prosegue Angeletti – . Per agire, infatti, ha bisogno di una certa latenza e siccome si prevede l’arrivo dell’influenza australiana a metà novembre con il picco a dicembre e a gennaio, vaccinandosi ora si ha la sicurezza di essere coperti. Abbiamo un quantitativo di vaccini sufficiente per somministrarlo a tutti i nostri assistiti. Chiunque abbia bisogno di informazioni può chiedere al personale di studio o al medico stesso».
«È opportuno vaccinarsi come ogni anno – conclude Angeletti – e questo vale soprattutto per le persone fragili e tutti gli over 60. Per loro il vaccino è gratuito e ce ne sono di vari tipi a seconda della necessità e del grado di immunizzazione dei pazienti. Nel caso delle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa), ad esempio, dove i pazienti sono particolarmente esposti, la Regione ci ha fornito un vaccino potenziato e con ridottissimi effetti collaterali che noi medici andiamo a somministrare agli ospiti delle strutture».
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