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Livorno, al cimitero dei Lupi slalom tra divieti, transenne e reti in ferro per portare un fiore al caro defunto

di Luca Balestri
Livorno, al cimitero dei Lupi slalom tra divieti, transenne e reti in ferro per portare un fiore al caro defunto

Sono 500 le lapidi interdette dopo l’ultimo crollo. Problemi anche nei blocchi 6 e 7: due accessi ancora chiusi per problemi di sicurezza. Il racconto: quarant’anni che non si fa alcun tipo di manutenzione

18 settembre 2024
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LIVORNO. Portare un fiore a un proprio caro defunto non è più una passeggiata. Anzi. Soprattutto se chi vogliamo andare a trovare è sepolto al cimitero dei Lupi. Calcinacci, transenne, reti di ferro. Non è completamente accessibile, e per piangere il morto lo si deve guardare da lontano, sperando di riconoscerne la tomba. «No comment», dice un’anziana signora in visita al cimitero per trovare un proprio caro. Com’è trattato il cimitero non le piace, ma non pensa sia il momento di commentare.È da qui che parte il nostro viaggio nel cimitero comunale dei Lupi dopo il crollo di una parte del loggiato nella parte più a sud della struttura avvenuto nella notte tra domenica e lunedì. Un crollo che, purtroppo, non è una novità. Anzi, era quasi annunciato che qualcosa potesse andare storto. «Saranno trenta o quarant’anni che di questo cimitero le diverse amministrazioni se ne interessano poco», si amareggia chi viene qui ogni giorno. «Non ci sono mai stati i soldi per una manutenzione corretta e continuativa nel tempo», continua. È di lunedì mattina la "sorpresa": calcinacci per terra, ceduta dal tetto esterno del lato sud. Parti del tetto sono crollate per il vento o la pioggia? «No, son venuti giù perché qui la struttura è tutta marcia. E lo sappiamo da tanto», è sdegnato un altro lavoratore, mentre guarda rammaricato la zona interdetta. Non solo agli operai, appunto, ma anche alle oltre almeno 500 persone che vogliono andare a trovare i propri cari.

Già, perché nel lato sud del cimitero a restare chiuse, non si sa ancora per quanto tempo, sarà una zona con oltre 500 tombe. Una doppia ferita per chi pensa al cimitero come un luogo di collegamento con le anime che non ci sono più. E al di là di parte del tetto crollato, anche il lato del loggiato esterna rispetto alle tombe non se la passa meglio. A partire dai capitelli: non c’è un elemento architettonico appoggiato sulle larghe e gialle colonne che non sia danneggiato, se non composto da tanti pezzettini che a stento si reggono. Per non parlare del fatto che, a protezione di eventuali cadute di materiale dalle logge, già tra il 2020 e il 2021 l’amministrazione aveva posizionato delle impalcature, proprio sotto le logge. È così che quello che dovrebbe essere il tempio della purificazione dell’anima altro non diventa se non una mera struttura da ritoccare, sperabilmente, con fondi pubblici. E se il loggiato del lato sud tiene lontane le persone dalle tombe, altrettanto non si può dire del corridoio centrale del cimitero, che collega i punti cardinali sud e nord. O almeno, non si può dire del tutto. «Anche qui è da tanto che ci sono le impalcature, ma solo una parte della galleria è interdetta agli utenti», ci viene spiegato.

Diviso in due, a destra la Galleria Ferrovia, chiamata così per la sua contiguità con la ferrovia, a sinistra l’Intercolonio, a regnare nel corridoio non è il ricordo delle persone, come un cimitero richiederebbe, ma ancora una volta sono delle impalcature. Che si trovano nell’Intercolonio. E non meglio va a chi arriva dall’esterno del corridoio. Le tombe sono protette da dalle transenne, che allungano la distanza con il morto - e che sono anche poco funzionali, visto il metro di distanza che c’è tra l’una e l’altra, e data l’assenza quasi completa dei nastri segnaletici tra un ferro e l’altro. Reti di ferro anche lateralmente al lato nord, dato che i calcinacci sono a rischio caduta anche qua. Ma questo lato resta visitabile. E chi ha i propri cari in questa parte del cimitero, è sicuramente più fortunato di chi li ha ai blocchi 6 e 7.Qua, due accessi alle strutture sono chiusi. Il motivo? «Ancora una volta è la caduta dei calcinacci. Poi quando ci sali sono sicuri, ma bisogna salire da un’altra parte, per evitare il peggio», spiega un lavoratore.

Eccezion fatta per l’edificio 7: l’interdizione qua non riguarda solo un accesso laterale, ma l’intero primo piano. Si contano quindi almeno altre 200 persone che non possono andare in visita alle tombe di parenti e amici. Almeno altre 200 tombe inaccessibili. E se ci si vuole ritirare in preghiera, con chi non c’è più, non è possibile farlo all’interno del cimitero dei Lupi perché la cappella di San Tobia, che si trova nel cimitero, appena si entra, è chiusa. «Inutile dirlo, anche questa è chiusa perché servirebbe la ristrutturazione», si lascia andare un passante che spera un miglior trattamento per chi piange chi non c’è più.

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