Il Tirreno

Livorno

La testimonianza

Livorno, la lettera di una mamma: «Mio figlio disabile (ma troppo vitale). Per lui impossibile trovare un lavoro»

di Elena Mataresi
Una madre con il figlio disabile (foto di archivio)
Una madre con il figlio disabile (foto di archivio)

Finita la scuola, l’isolamento sociale cresciuto. L’odissea quotidiana tra i servizi dell’Asl, i bandi, i rimpalli delle istituzioni e i tutor privati da pagare

11 agosto 2024
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Leggo con piacere che un altro piccolo passo avanti è stato fatto, un integrazione lavorativa con un ragazzo disabile. Ma il piacere dura poco davvero poco perché l’amarezza e anche un po’di rabbia si sentono. Perché? Semplice, perché non tutti sono così fortunati, anzi la maggioranza delle famiglie con ragazzi disabili (quella che non fa notizia) e che hanno concluso il percorso scolastico, non hanno avuto questa fortuna. O meglio le istituzioni non hanno dato loro la possibilità.

Questo è successo a me con mio figlio, finito il liceo (da due anni) è iniziato il calvario, perché di questo si tratta. Da genitore inizi a rincorrere letteralmente: Asl, assistenti sociali. E inizi a spulciare qualsiasi bando per accedere a un progetto di vita. E cosa trovi? Il nulla. O meglio devi quasi stolkerare il medico Asl del centro che lo segue che ovviamente se tu non chiami nel passaggio da bambino ad adulto è solo di cartella clinica. Cerchi l’assistente sociale. Mentre tu fai questo, vedi tuo figlio che sta a casa o se hai fortuna con l’educatore che privatamente paghi e vedi che tuo figlio ti chiede della scuola (ogni giorno ci vuole passare), dei ragazzi ed il perché non li vede più, e vedi che tutto quello che hai fatto per integrarlo svanisce ed inizia di nuovo l’incubo della chiusura sociale.

Così ti prende lo sconforto, ma soprattutto ti prende la rabbia e da madre realizzi che tutti quei passi fatti a scuola, tutte quelle parolone dette per fare un progetto di vita, sono tutta muffa perché dopo non c’è un istituzione che ti aiuti, perché ci sono bandi per accedere a dei centri già chiusi prima di iniziare perché non esiste accedere a nuovi utenti ovvero 10 posti e vengono riconfermati i 10. Quindi se hai la possibilità puoi andare privatamente ma non con il bando, il progetto dopo di noi per l’autonomia di vita lo stesso anche se sei unico genitore, allora chiedi se esiste qualcosa per far sì che questi ragazzi escano dalle mura di casa e del solo rapporto uno a uno con l’educatore privato per stare con gli altri. Per convivere e vivere come gli altri. Allora ti viene dato un nominativo di associazione che fa bandi e tramite Asl vai e già al colloquio ti dicono che da statuto non sono tanto aperti a nuovi inserimenti in gruppi “storici”. Insisti e porti per un solo giorno d’inserimento affiancato dal tuo educatore privato, come richiesto dal coordinatore, e dopo un’ora, di cui 45 minuti con l educatore ti dicono che non va bene, perché il tuo ragazzo di 21 anni al mare è vivo e vitale, quando loro hanno dei gruppi che stanno anche un’ora fermi al bar e non è previsto un rapporto uno ad uno.

Bene. Altra sconfitta. Ritorni e chiedi. E l’Asl ti dice che per tuo figlio su Livorno, la sua città, non c’è niente se non privatamente ma forse fuori comune: a Collesalvetti. Ma per questi ragazzi è stressante tutti i giorni affrontare tragitti lunghi ma tu famiglia ti devi organizzare per portarlo, quindi se non hai nessuno o paghi o ti incastri se puoi con il lavoro, ma oltre il danno la beffa perché ti viene detto che non è così immediato e semplice subito dopo l’uscita da scuola.

Cosa? Mio figlio è due anni che ha finito la scuola e io sono un unico genitore quindi monoreddito cosa devo fare per integrare mio figlio in un gruppo e in un “lavoro” che lo occupi anche piche ore la mattina con un tutor? Sembra nulla, perché come mi hanno detto sia la commissione Asl per il collocamento mirato e assistente sociale farlo lavorare deve essere autonomo e deve produrre, ma se era autonomo e non aveva bisogno del tutor aveva l’invalidità e la 104 requisiti per accedere al collocamento mirato?

Io credo che se continuiamo a vedere solo quella piccola integrazione che viene fatta (e leggendo sono stati formati tutor per affiancamento quindi sono più che previsti) ma non vogliamo vedere tutte quelle famiglie che non vengono aiutate e che non ce la fanno ad accedere privatamente, non potendo rientrare nei bandi, in centri perché i costi sono veramente alti e sono gli stessi centri dei bandi, se non vediamo tutti quei ragazzi disabili a cui è negato anche l’esame del diploma, penso che ci sia poco da essere felici.

Perché la maggioranza è abbandonata dalle istituzioni e se nessuno reclama o batte i pugni sul tavolo tu rimani la madre del disabile che chiede la Luna. No, io reclamo perché sono la madre di un ragazzo disabile a cui stanno o negando i propri diritti, e che un giorno quanto non potrò più battere i pugni sul tavolo chi lo farà? Lo faranno le istituzioni che mi dicono che è troppo vitale, o le stesse che mi dicono che deve produrre al lavoro? Sii felici per un piccolissimo passo, ma quel passo siamo onesti non è destinato a tutti, e qui dovremmo essere tutti sconfitti e porci delle domande.



 

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