Il Tirreno

Livorno

L'intervista

Francesco Bruni, il master a Livorno per sceneggiatori e la proiezione del film “segreto”

di Claudio Marmugi
Francesco Bruni, il master a Livorno per sceneggiatori e la proiezione del film “segreto”<br type="_moz" />

Il regista a Villa Maria a presentare il nuovo percorso di studi legato al cinema. Poi all’arena Fabbricotti “Noi 4” commedia agrodolce che in pochi conoscono. Ed è lui a raccontarla.

11 agosto 2024
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LIVORNO. Un lunedì tutto per Francesco Bruni, il regista e sceneggiatore di “Scialla”, “Noi 4”, “Tutto quello che vuoi”, “Cosa sarà” e della serie Netflix dei record “Tutto chiede salvezza”, nato a Roma nel 1961 ma cresciuto a Livorno (e sodale di Paolo Virzì in dodici film).

Nel corso della rassegna “La bella estate” promossa dal Comune e realizzata dalla coop Itinera, in collaborazione con Fisar Livorno, Cinema Teatro 4 Mori e FIPILI Horror Festival oggi Bruni sarà il protagonista di due appuntamenti. A Villa Maria (Livorno, via Redi 22), ad ingresso libero, alle 18.30 presenterà il Master universitario di secondo livello “Scrivere per le serie tv” dell’Università degli studi di Pisa, che da gennaio 2025 si svolgerà proprio presso i locali di Villa Maria. Con Bruni, a presentare il Master del Dipartimento di filologia, letteratura e linguistica, la professoressa Roberta Ferrari (direttrice del dipartimento), la professoressa Roberta Cellace la professoressa Gloria Penso (responsabile dell’unità didattica).

L’incontro si concluderà con la degustazione di vini, a cura della Fisar, della “Sant’Agnese Farm” di Piombino.

Alle 21.30, i riflettori di accenderanno poi sull’Arena Fabbricotti, il cinema sotto le stelle di viale della Libertà 30, dove verrà proiettato (biglietto: tre euro e cinquanta per l'offerta "Cinema Revolution"), il secondo film di Francesco Bruni da regista, “Noi 4”, deliziosa commedia agrodolce del 2014 interpretata da un cast strepitoso e affiatatissimo, composto da Ksenia Rappoport, Fabrizio Gifuni, Lucrezia Guidone (ora star di “Mare Fuori”, dove interpreta Sofia Durante) e Francesco Bracci.

Il film racconta una giornata “tipo” di una famiglia disfunzionale - genitori separati, lontani, diversi, opposti, ma perennemente in contatto e molto affiatati. L’occasione della proiezione della pellicola, a dieci anni dall’uscita, è stata il pretesto per parlare del film con l’autore.

Bruni, come le venne l’idea di questo film, così particolare?

«Venivo da Scialla e avevo pensato di raddoppiare la posta. Lì erano padre e figlio, in “Noi 4” ho aggiunto anche madre e figlia. Il pensiero che mi muoveva era una sorta di elegia dell’armonia familiare perduta. Riflettevo sulla mia famiglia con malinconia. Ma non perché la mia famiglia non fosse più unita, ma perché quando i figli crescono e non ti seguono più, l’armonia si perde. Qui la causa della perdita è la separazione dei genitori».

Il film ha una struttura molto originale, perché?

«Ho pensato di condensare il tutto in un’unica giornata, complicandomi, così, il lavoro a dismisura. Ho pensato di far muovere i personaggi su binari individuali e poi farli incrociare in vari momenti della storia, fino a farli convergere tutti insieme in un unico punto. Raccontare un unico giorno in sei settimane di riprese è molto difficile. Dovevo avere sempre la stessa luce, ho girato in pieno centro di Roma non avendo grande disponibilità di comparse, quindi ho dovuto rubare letteralmente scene “vere” in piazza della Repubblica, alla Stazione, in piazza Vittorio. E’ un film molto “guerrilla-style” (è un genere di cinema indipendente, ndr)».

E’ soddisfatto dell’opera?

«Il film al botteghino non ha funzionato. È stato per me una grande delusione. Le cose sono due: o il pubblico non era pronto o io ho sbagliato qualcosa. Mi dispiace solo che il film non abbia avuto una seconda possibilità, magari un riscatto televisivo. Mi fa piacere di avere questa opportunità a Livorno, perché penso che in questo modo molti lo vedranno per la prima volta. Eppure il film è un gioiellino».

Sarà mica che è “poco italiano” per il pubblico medio?

«Ho preso a modello alcuni film americani indipendenti, come “I ragazzi stanno bene” o “Juno”, che hanno questo tono di commedia un po’ rarefatta, mai marcata, dove non ci sono gag e dove domina uno stato d’animo “leggero”. Volevo fare una cosa un po’ indie. Un altro modello è stato “Un giorno d’ordinaria follia” di Joel Schumacher, ma non dal punto di vista del tono, che lì è drammatico, un po’ per la struttura del “tutto in una giornata, tutto in movimento per le strade di una città oppressa dal caldo».l


 

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