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Livorno, la truffa dei falsi lavori nei condomini: i nomi degli indagati e il tesoro da 215mila euro

di Stefano Taglione
Livorno, la truffa dei falsi lavori nei condomini: i nomi degli indagati e il tesoro da 215mila euro

Un imprenditore e due professionisti nei guai dopo l'intervento della finanza: ecco chi sono e come funzionava il "sistema"

10 agosto 2024
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LIVORNO. Nell’ambito del cosiddetto “bonus facciate”, lo sgravio fiscale che consente ai proprietari di poter usufruire di un’importante detrazione per l’ammodernamento delle proprie case, avrebbero «generato un credito di imposta fittizio per 215.186 euro, relativo a interventi edili mai avvenuti in quattro condomini della città». Sono quelli di via del Testaio 31, Borgo Cappuccini 20, via Cambini 39 e via Verdi 72.

Gli indagati

È per il reato di truffa ai danni dello Stato che un imprenditore edile albanese di 46 anni residente a Livorno, Indrit Spaneshi, è stato indagato insieme a due professionisti labronici definiti «procacciatori d’affari»: il cinquantenne Mauro Ciucci, rappresentante della “S.F. Livorno srl”, e un «collaboratore di fatto» della stessa società, il sessantaseienne Daniele Lorenzelli. Secondo l’accusa questi ultimi avrebbero «procacciato e coordinato la parte commerciale e liquidatoria del credito di imposta», parte del quale era stato acquistato da un’azienda italiana.

Il presunto sistema

Secondo il giudice per le indagini preliminari Marco Sacquegna, che su richiesta della procura ha firmato il decreto di sequestro preventivo per 215.186 euro, «è stato possibile svelare un sistema illecito di indebita creazione di crediti collegati ai benefici statali per le opere edilizie». Tutto è partito dalla denuncia di un ingegnere, che aveva riconosciuto come falsa una certificazione a sua firma. In pratica, secondo il documento, per il condominio di via del Testaio era stato raggiunto il 50% dell’avanzamento dei lavori, cruciale per iniziare a incassare i crediti, ma il professionista ha sempre sostenuto di «non aver mai redatto, né firmato e timbrato – si legge negli atti – quel documento». La certificazione in questione, secondo quanto spiegato dall’ingegnere, «corrispondeva solo nella prima parte e aveva il timbro e la firma identici a un documento inviato via mail qualche tempo prima ad altri destinatari che non avevano niente a che fare con la vicenda in essere».

Il sequestro

I finanzieri, nel corso dell’ispezione fiscale, hanno individuato le «anomalie inerenti gli aspetti contabili connessi alle comunicazioni d’opzione inviate telematicamente all’Agenzia delle entrate per l’ottenimento dei (falsi) crediti d’imposta». Nel corso degli accertamenti, inoltre, è emerso che «molti dei lavori condominiali in realtà non erano mai stati realizzati, il tutto ovviamente all’oscuro e senza alcuna responsabilità dei condomini». Questo modus operandi aveva «generato nei cassetti fiscali un imponente (ma falso) credito d’imposta, fortunatamente bloccato dalle fiamme gialle e dall’Agenzia delle entrate poco prima che venisse “monetizzato” in danno dello Stato e dei cittadini». Il «meticoloso e certosino lavoro svolto dai finanzieri del gruppo labronico – spiega una nota del comando provinciale – ha permesso di ricostruire la filiera delle cessioni dei crediti d’imposta fittizi effettuate dai responsabili, eseguendo il sequestro preventivo per un ammontare di crediti fiscali fittizi complessivamente pari 150mila euro. Oltre a ciò, sono stati sequestrati ulteriori 60mila euro nei conti correnti dei responsabili degli illeciti». Nel complesso, il tribunale, ha disposto il sequestro preventivo dei crediti di imposta inesistenti ancora presenti nel cassetto fiscale della “S.G.A. Costruzioni di Spaneshi Indrit” per 148.806,90 euro, oltre alla somma di 66.379,10 euro «già monetizzata», per un totale di 215.186 euro. «Vi è il fondato pericolo – spiega il giudice – che la libera disponibilità dei crediti inesistenti presenti nel cassetto fiscale possa aggravare o protrarre le conseguenze dei reati per cui si procede, con l’utilizzazione da parte di Spaneshi del credito fiscale fittiziamente maturato e conseguente di inevitabile pregiudizio sull’erario derivante dalla difficoltà di reperimento della provvista oggetto di appropriazione indebita».

Parla il colonnello

Sull’indagine, ancora in corso, interviene il colonnello Cesare Antuofermo, comandante provinciale delle fiamme gialle labroniche: «Siamo molto attenti a questo tipo di frodi economico-finanziarie e invitiamo tutti i cittadini e gli operatori che lavorano in regola – le sue parole – a segnalarci e denunciare fatti che potrebbero configurare delle violazioni».

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