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La testimonianza

Giorgio, a 96 anni in fuga dal rogo di Stagno: «Officina in fiamme, ho avuto tanta paura ma sto bene»

Martina Trivigno
Giorgio, a 96 anni in fuga dal rogo di Stagno: «Officina in fiamme, ho avuto tanta paura ma sto bene»

Cinini è il padre del titolare della ditta andata a fuoco nel Comune di Collesalvetti: «Stavo leggendo il giornale, i dipendenti mi hanno preso in braccio e portato fuori»

05 luglio 2024
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COLLESALVETTI. «Forza Giorgio, dobbiamo andarcene da qui». Giorgio Cinini, 96 anni, il padre di Alessandro, marito della titolare Annalisa Malloggi, titolare dell’autofficina “Cinque Stelle” di via Oberdan Chiesa a Stagno, stava leggendo il giornale, proprio come ogni giorno a quell’ora. Era comodamente seduto sulla sedia quando ha sentito quei rumori che hanno sconvolto la tranquillità di una giornata come tante all’autofficina “Cinque stelle” di via Oberdan Chiesa, a Stagno.

Si è alzato ma nella fretta di uscire fuori dall’edificio è caduto, ferendosi leggermente al braccio sinistro e anche un po’ alla testa. È stato allora che i meccanici dell’officina – anche loro in fuga dalle fiamme – lo hanno preso in braccio, portandolo in salvo. Ma una volta al sicuro, l’anziano ha scelto di restare, di non andarsene da lì. Perché in quell’officina – racconta – ci entra ogni giorno da oltre 30 anni. «Ovviamente soltanto per stare in compagnia – spiega – ma per me è importante: è così da 36 anni».

Per lui, l’autofficina “Cinque stelle” è un “prolungamento” della sua casa. Un luogo familiare in cui trascorrere del tempo in serenità. Non ieri, però, quando all’improvviso tutto è cambiato. E per lui, come per i dipendenti, quel luogo avrebbe potuto trasformarsi in una trappola. Per fortuna, però, non è stato così: ed eccolo Giorgio Cinini poco lontano dal capannone, seduto su una sedia sul marciapiede, a lato strada. Appena fuori, i volontari della Misericordia si sono dati da fare per medicarlo: prima la testa, poi il braccio sinistro che gli è stato fasciato. È lui, quell’anziano coraggioso, il simbolo di una giornata terribile per via dei danni ingenti ma anche positiva perché nessuno si è ferito in modo grave.


Di fronte al capannone c’è un gran viavai dei mezzi dei vigili del fuoco e Cinini non si perde neppure una mossa. Chi è lì non lo lascia un secondo: gli portano l’acqua, cercano di tranquillizzarlo. Non lo nasconde: ha avuto tanta paura. Quelle fiamme sono divampate all’improvviso e lo hanno colto di sorpresa. Indossa una polo scura con il logo dell’autofficina, dei jeans lunghi e i sandali. Risponde con cortesia a chiunque gli chieda qualcosa, anche se è provato. «Giorgio, vieni, ti portiamo in casa», gli dicono alcuni parenti. Ma lui no, ha deciso: non lascerà la sua postazione. «Quando ci siamo accorti di quello che stava succedendo, il primo pensiero è stato per Giorgio – racconta uno dei dipendenti che ha preso in braccio l’anziano per portarlo fuori dall’autofficina – La mattina si siede e legge il giornale: è una figura piacevole e discreta. Giorgio è un po’ come se fosse il padre di tutti noi. Prima abbiamo sentito dei rumori da un’auto in riparazione, come degli scoppi, poi le fiamme sono divampate e hanno fatto il resto. Nel parapiglia generale abbiamo urlato, chiamando Giorgio: “Forza, dobbiamo andarcene da qui prima che sia troppo tardi”».

Così Giorgio Cinini si è alzato dalla sedia e ha fatto qualche passo per guadagnare l’uscita, ma è caduto a terra forse a causa di un malore dovuto allo spavento per la situazione. «Abbiamo capito allora che Giorgio avrebbe avuto difficoltà a uscire da lì con le sue gambe – proseguono i dipendenti – e non ci abbiamo pensato neppure un secondo: abbiamo preso Giorgio in braccio e lo abbiamo accompagnato fuori con noi, mentre la temperatura si alzava, l’aria si faceva irrespirabile e gli occhi faticavano a vedere a causa del denso fumo nero. Nonostante tutto, ce l’abbiamo fatta».


Una volta arrivati sul posto, i soccorritori a bordo delle ambulanze hanno fatto il resto, prendendosi cura di Giorgio: gli hanno infatti medicato la ferita alla testa e anche quella al braccio sinistro. «Sto bene, non preoccupatevi», ha detto Giorgio Cinini prima di andare via con ancora indosso la maglietta dell’autofficina.

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