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Il dramma

Detenuto tenta il suicidio nel carcere di Livorno, è in coma: «Alle Sughere manca la dignità»

di Stefano Taglione
Il carcere delle Sughere
Il carcere delle Sughere

Il trentacinquenne è ricoverato in rianimazione in gravissime condizioni. Il garante Marco Solimano: «Le condizioni del carcere amplificano ogni problema»

02 luglio 2024
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LIVORNO. Ha tentato il suicidio in cella e sarebbe riuscito nel suo intento se non fosse stato scoperto e salvato dagli agenti della polizia penitenziaria. Tragedia nella notte fra lunedì primo e martedì 2 luglio alle Sughere, con un trentacinquenne livornese detenuto da un mese in regime di custodia cautelare ricoverato in gravissime condizioni in rianimazione.

Un dramma, l’ennesimo, che interessa le carceri italiane. Dove le persone che si sono tolte la vita, «dall’inizio dell’anno sono state ben 49, un numero altissimo rispetto al totale della popolazione privata della libertà, il 20% in più rispetto alla media nazionale dei suicidi», spiega il garante comunale dei detenuti, Marco Solimano, che appena ha ricevuto la notizia di quanto accaduto si è recato nel penitenziario di via delle Macchie. «Ho sempre pensato – le sue parole – che il progetto suicidario sia personale e misterioso, ma ci sono condizioni che possiamo definire concause quali sicuramente un carcere affollato, in cui il rispetto, il decoro e la dignità delle persone vengono messe in discussione da luoghi che definire indecenti, come quelli delle Sughere, è dire poco. Poi c’è il sovraffollamento. In questo scenario tutto si amplifica e assume le dimensioni di un dramma».

Solimano spiega come «una persona, ogni due giorni e mezzo – prosegue – si toglie la vita nelle carceri italiane nell’indifferenza dell’opinione pubblica e della politica. Non leggo umanità o riflessioni su queste vite spezzate mentre sono affidate allo Stato. Io penso che vadano immediatamente messi in atto una serie di provvedimenti legislativi che abbiano un effetto di decongestionamento dei penitenziari, bisogna ricreare le condizioni per orizzonti nuovi e diversi, non bisogna perdere la speranza e dare strumenti alle persone più fragili. Così non si può andare avanti, è una situazione intollerabile. La vivo come un dolore personale: non ci si può abituare al fatto che un uomo solo, immerso e circondato da solitudine, si tolga la vita, è una cosa ripugnante».

Criticità che con l’arrivo dell’estate, secondo Solimano, peggioreranno. Sia perché ci saranno meno agenti penitenziari al lavoro, per via delle ferie stagionali, sia perché «vengono sospese tutte le attività esterne per la rieducazione». «Serve aumentare gli spazi, incrementare i luoghi di vivibilità e la partecipazione a percorsi per la rieducazione – continua – ora abbiamo di fronte uno dei periodi più delicati: in virtù delle ferie del personale si bloccano tutte le attività, qualcosa di non gestibile, è una criticità patologica quella dei penitenziari del nostro Paese».

Anche a Livorno, come in tutta Italia, c’è stata la protesta degli avvocati sulle probitive condizioni di vita dei detenuti, con la maratona oratoria nei giorni scorsi in piazza Grande e lo sciopero dei penalisti annunciato per i prossimi giorni anche nel nostro tribunale. «Non dobbiamo sottovalutare – conclude Solimano – tutti gli episodi di autolesionismo in cella che non vengono nemmeno registrati. È frutto di un grave malessere: fra le mura dei penitenziari c’è una situazione di totale inciviltà, sulla quale bisogna intervenire al più presto perché le persone che vengono private della libertà hanno gli stessi diritti di tutte le altre». 

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