Il Tirreno

Livorno

Elezioni comunali: le reazioni

«Guarducci come Schettino»: dopo il flop elettorale nel centrodestra scoppia il caos, cosa sta succedendo

di Giulio Corsi
A sinistra l’immagine del profilo pubblicata ieri da Alessandro Guarducci sul proprio profilo social raffigurante La Morte di Giulio Cesare, simbolo di tradimento e il candidato del centrodestra
A sinistra l’immagine del profilo pubblicata ieri da Alessandro Guarducci sul proprio profilo social raffigurante La Morte di Giulio Cesare, simbolo di tradimento e il candidato del centrodestra

Romiti: «Il traditore è lui, parlava male di noi e gli elettori l’hanno capito». Gasparri: «Un errore tenere Azione». Lensi: «Siamo stati affondati»

12 giugno 2024
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LIVORNO. Il giorno dopo aver bevuto l’amaro calice delle urne, Alessandro Guarducci, il grande sconfitto delle amministrative livornesi, ha scelto di parlare con un’immagine: le Idi di marzo.
Il post
Guarducci ha aggiornato la copertina della sua pagina social pubblicando il dipinto del pittore neoclassico Vincenzo Camuccini, conservato nel museo di Capodimonte a Napoli e raffigurante la morte di Giulio Cesare, colpito da 23 pugnalate sferrate da un gruppo di congiurati, tra cui Marco Giunio Bruto, a cui Cesare prima di accasciarsi al suolo si rivolse con la famosa frase “Tu quoque, Brute, fili mi!”, “persino tu, Bruto, figlio mio”. Come il grande condottiero romano, il candidato di Rinnovamento si raffigura vittima di un drammatico tradimento, avvenuto non nella Curia di Pompeo come nel caso di Cesare, ma all’interno della cabina elettorale, dove 7.273 livornesi che sulla scheda blu per il Parlamento Europeo hanno messo la ics su Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega e Azione, hanno poi virato su altri partiti quando sulla scheda rosa c’era da scegliere il sindaco Ma il tradimento, lamenta chi è vicino al candidato, sarebbe avvenuto anche in alcune chat dei partiti della coalizione dove il sostegno all’aspirante sindaco nell’ultimo periodo sarebbe stato tutt’altro che convinto. Tuttavia dai tre grandi partiti di centrodestra – che escono a pezzi dalla competizione amministrativa, con soli 4 consiglieri eletti (Amadio, Palumbo, Perini e Ghiozzi) rispetto ai sei del 2019 – l’accusa è respinta al mittente. E per alcuni tra i più noti esponenti è il momento della resa dei conti.

Romiti: «Il traditore è lui»

Commenta il leghista Andrea Romiti, primo degli esclusi del Carroccio, ma in corsa, si dice, per un posto a Bruxelles nella squadra del generale Vannacci: «Il tradimento è di chi parla male di Vannacci e dei nostri partiti. Mezzo milione di italiani, il 37% degli elettori della Lega a Livorno, ha votato per il generale, ma quando è venuto in città Guarducci non c’era. Se rappresenti noi, non puoi parlare male di noi, se non ti piacciamo è meglio tacere o candidarti con altri». «Il 22% di voti parla da solo – aggiunge Romiti riferendosi alla percentuale raggiunta da Guarducci –, ha fatto un danno enorme, ha abbassato tutti i partiti, la Lega al 3,8%, Fdi al 12%, Fi non pervenuta. Ha portato in consiglio uno di Azione, quella Azione che ha dato la sfiducia a Salvini. L’elettore, di queste contraddizioni, si accorge. Una campagna elettorale e un risultato da 3 in pagella». Cinque anni fa Romiti, allora in forza a Fratelli d’Italia, fu scelto dalla coalizione di centrodestra come candidato sindaco. E riuscì a portare Luca Salvetti al ballottaggio. Il suo risultato fu criticato da una parte dei suoi, ma oggi, alla luce del tonfo guarducciano, assume un’altra luce. «Aver preso 8 punti meno del centrodestra è tantissimo – dice Romiti -, io presi un punto in meno della coalizione, il 26,6% contro il 28 circa, un calo è normale vista la presenza delle liste civiche alle amministrative. Ma 10 punti no... La cosa incredibile è che Salvetti sia arrivato subito al 52%, nonostante una grande opposizione da destra e da sinistra, questo è inspiegabile. Evidentemente è stata una reazione a candidati sbagliati, non è stata vista un’alternativa, non c’era un modello differente che ha fatto sognare, io avevo una città in testa, dove puoi uscire la sera tranquillo, dove le aziende vengono e sono accolte da idee liberali, una città libera. E questo fu apprezzato. Qual è stato il modello portato da Guarducci?».

Lensi: «Guidati da Schettino»

Giacomo Lensi, ex coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia, è stato uno dei principali sostenitori della candidatura del giornalista. Fino a marzo quando in polemica con la vicinanza di Guarducci alla pasionaria nera Marcella Amadio, lasciò il ruolo di coordinatore comunale e declinò la candidatura in consiglio comunale. Una fuga perché aveva annusato il naufragio? «Non sono uno che abbandona la nave quando sta affondando - risponde Lensi –, ma se il capitano la porta al naufragio volutamente come uno Schettino di turno, allora sì. A questo disastro non ho voluto partecipare». «Purtroppo era una debacle preannunciata – commenta l’avvocato di Fdi –, molte persone del centrodestra che mi avevano contattato nei giorni scorsi, mi avevano detto che non volevano saperne di votare Guarducci e hanno preferito votare il meno peggio. Credo che ci sia stata intorno a lui una grande disorganizzazione nel gestire la campagna elettorale, è stato anche mal consigliato, motivo per cui a suo tempo capii che era bene fare un passo indietro». Lensi non sorride. «Continuo a credere profondamente in Fdi e questa sconfitta non è certo per me una rivincita bensì un’ulteriore delusione. Anche a livello provinciale purtroppo come Fdi non abbiamo avuto il responso che meritavamo, soprattutto grazie all’impegno di Giorgia Meloni che ha fatto crescere a dismisura il partito. Nelle prossime settimane sarà il momento di una sana analisi interna al partito, non so i vertici cosa intenderanno fare, se investire sul partito o sui singoli, ma in questo modo credo che andremo poco lontani». Lensi rivaluta Romiti, con cui i rapporti nel tempo si erano incrinati: «Cinque anni fa fece una performance migliore oggettivamente, forse è venuto il momento di cominciare a riflettere se il civismo sia veramente la scelta giusta investendo su candidati politici che hanno esperienza e identità di valori». Poi scaglia un altro dardo avvelenato a Guarducci: «Auspico solo che non decida di fare un gruppo consiliare autonomo dal centrodestra i cui elettori deve ringraziare se oggi potrà sedere sullo scranno di palazzo civico, dimostrando rispetto almeno in questa occasione per quei cittadini che l’hanno votato».

Giubbilei: «Livornesi inascoltati»

«Guarducci ha portato al peggior risultato storico il centrodestra a Livorno», commenta Gionata Giubbilei, ex consigliere comunale forzista e segretario di Noi Moderati fino a quattro mesi fa quando in rotta di collisione con Guarducci lasciò l’incarico. «Paghiamo gli errori dei vertici regionali e nazionali del centrodestra, in primis il non aver voluto ascoltare i partiti livornesi: 4 dirigenti non livornesi hanno deciso le sorti di Livorno. È stato imposto un nome che di centrodestra non era, non è e non sarà mai. Ma è stata fatta anche una campagna elettorale vergognosa senza la minima professionalità, nessuna figura di spicco che abbia accompagnato il candidato che giornalmente ha compiuto errori anche banali. Adesso Guarducci dà la responsabilità della sconfitta al centrodestra, ma aveva rifiutato di volerlo accanto a sè. Ricordate il sondaggio pubblicato dal Tirreno a fine genniao? Io invitai tutti a prenderlo in considerazione, a muoverci di conseguenza, lui mi attaccò anche su questo e non volle tenerne conto». Giubbilei entra anche nei programmi: «Il centro del centrodestra del quale faccio parte è totalmente sparito, ovviamente se pensiamo che si è occupato di animali e cimiteri è naturale che gli elettori ti abbandonino. Il centro avrebbe dovuto occuparsi di economia e invece Guarducci ha firmato un documento per contingentare l’ingresso delle navi, qualcosa di incredibile».

Gasparri: «Azione un errore»

Michele Gasparri, segretario comunale della Lega, è un altro che potrebbe dire “io l’avevo previsto”, essendo stato il più duro oppositore alla candidatura Guarducci. Ma evita. Tuttavia fa delle riflessioni: «Quando sbaglio sono abituato a farmi domande e darmi risposte: non si possono dare colpe a chi è stato sul divano, se le persone hanno deciso di non votare, bisogna capire perché, forse non sapevano se avrebbero votato la persona giusta. L’affluenza non è stata delle migliori ma per le Europee i nostri elettori hanno votato per Meloni, Vannacci e Tajani, dunque i voti le nostre forze politiche li hanno presi, domandiamoci perché non alle comunali. Alla Lega manca il 2% alle amministrative rispetto alle Europee, mi chiedo se mettere il nome Guarducci sul simbolo ci sia costato...». Secondo Gasparri la presenza di Azione in coalizione è stata deleteria: «Con Azione andava fatto un accordo per il ballottaggio, è stato uno dei problemi principali visto che è stato messo anche sul simbolo della lista e gli elettori non hanno capito il concetto della lista civica».

Amato in controtendenza

Elisa Amato, coordinatrice di Forza Italia, rimasta fuori dal consiglio con i suoi 154 voti, ha un’altra visione: «Una delusione grandissima, ci aspettavamo di andare al ballottaggio. Abbiamo scelto Guarducci perché credevamo in lui e io non penso che sia colpa sua. Abbiamo lavorato come una squadra, ora va fatta un’analisi attenta: perché nella stessa cabina i livornesi hanno votato Fdi e non Guarducci? Tantissimi hanno avvicinato me e noi per esporci problematiche e criticità, dicendosi stanchi di questa amministrazione e invece è successo quel che non ci si aspettava. Alla città va bene questo modo di gestirla?».

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