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Il derby dei gozzi tra Livorno e Pisa è del Borgo Cappuccini: l’armo pisano rompe la barca

di Simone Fulciniti
Il derby dei gozzi tra Livorno e Pisa è del Borgo Cappuccini: l’armo pisano rompe la barca<br type="_moz" />

Errore prima della partenza, corsa contro il tempo per trovare la soluzione. I rappresentanti delle Repubbliche Marinare in difficoltà su un campo di gara diverso dal solito

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Livorno Livorno batte Pisa nel primo derby remiero della storia. Questa è la notizia dai connotati sportivi e agonistici. Quella che in realtà conta meno. Perché la bellezza dell’evento sta nella sportività e nel sano e sobrio campanilismo che hanno reso il pomeriggio davvero piacevole. La giornata è incerta: a momenti fa capolino un timido sole, però sullo sfondo nuvoloni neri incombono e mettono un po’di pressione agli organizzatori. Lo start è fissato per le 17, ma già da molto prima le due imbarcazioni sono impegnate nel riscaldamento pre gara sul campo di regata. I gozzi scelti per l’evento sono quelli di proprietà del Borgo (Livorno) e del Venezia che con gentilezza lo ha prestato ai cugini pisani. Gli equipaggi sono quello del Borgo (in quanto vincitore della Coppa Liberazione) , maglia amaranto con stemma Fides, e quello che rappresenta Pisa al Palio delle Repubbliche Marinare, con maglia bianca e croce pomettata.Quando l’ora x si avvicina, e il pubblico comincia ad assieparsi sul ponte girevole per gustarsi la sfida da posizione elevata, c’è il primo colpo di scena. Ma qui dobbiamo fare un passo indietro. È infatti noto come i pisani, abituati alle corse sull’Arno, e quindi in linea, dritte, non siano abituati alle virate di boa. E un errore di valutazione da parte della timoniera e dell’equipaggio, costa tre scalmi all’imbarcazione. Si sono spezzati proprio in una collisione tra remi e boa. E dunque allarme rosso, serve sostituire immediatamente il gozzo rossobianco. Un imprevisto che produce un ritardo importante sulla tabella di marcia. Michele De Martino, presidente del Comitato Palio Marinaro, si mette alla ricerca di una soluzione immediata: l’unica possibile la offre la sezione nautica Borgo Cappuccini, che ha la cantina proprio sulle sponde della darsena nuova: David Panicucci fa spostare i suoi ragazzi sul gozzo da gara e cede quello di proprietà al Pisa. Quindi in acqua, e non è mai successo, si sfidano due barche con la scritta Borgo sulla fiancata. «Comunque vada - scherza Panicucci- vince il Borgo e perciò sono già soddisfatto».Il secondo momento inatteso è la sostituzione, necessaria per inesperienza, della timoniera pisana: al suo posto, alla guida dell’armo di oltre Arno, ci va Valerio Piccinini, timoniere titolare del Borgo Cappuccini, dato che sul gozzo di Livorno, ci sarebbe comunque salito un suo sostituto. Quando Luca Marconi, presidente regionale della Ficsf (federazione italiana canottaggio a sedile fisso) spara un colpo di pistola a salve, mancano cinque minuti al via. I due gozzi si portano in sede di partenza, i timonieri, barbetta alla mano, si distendono in attesa dello start, che arriva puntuale. Livorno parte forte, si nota sin dalle prime palate la maggiore abitudine a queste latitudini. Pisa soffre un po’, ma col passare dei secondi ingrana una marcia davvero niente male. Alla fine sono gli amaranto a spuntarla, con 13 secondi di vantaggio. Ma anche per i bianchi scatta convinto l’applauso del pubblico. Chi si aspettava cori, striscioni e sfottò è rimasto deluso. Tutto si svolge nella massima sobrietà e serenità. «Mi sono molto divertita - dice Delia Tramontana, consigliera e membro del Comitato cittadino Repubbliche Marinare-. Per i nostri la prima esperienza su questo campo, spero di una lunga serie. C’è soddisfazione, in fine dei conti siamo arrivati secondi». «Bello e divertente - risponde il sindaco Luca Salvetti-: un bel clima di sfida. Noi eravamo avvantaggiati, senza dubbio. Pisa ha fatto una bella gara. Sarà interessante trovare la formula giusta per mixare con un "ritorno" in terra pisana. Da ripetere assolutamente».Alla fine un signore arrivato dalla città della torre pendente afferma «sono così felice che mi sento un po’livornese». E chiosa più bella non poteva esserci.

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