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Latte Maremma, il prodotto piace: i progetti di sviluppo di Granarolo. Ma c’è il problema dei debiti

di Massimiliano Frascino
La sede di Latte Maremma in via Scansanese
La sede di Latte Maremma in via Scansanese

Il colosso emiliano sei mesi fa ha affittato un ramo dell’azienda di via Scansanese. Il presidente Calzolari pensa di aumentare la lavorazione fino a 500 quintali al giorno

13 ottobre 2024
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GROSSETO. A sei mesi dall’affitto del ramo d’azienda della Latte Maremma (gestione del marchio e dell’impianto di trasformazione), Granarolo spa – campione nazionale del comparto lattiero caseario – è oramai certa di aver fatto un buon affare a sbarcare in provincia di Grosseto. I dati di vendita registrati quest’estate dai prodotti a marchio Latte Maremma sono la cartina Tornasole. Lo conferma il presidente del gruppo, Gianpiero Calzolari. «Quest’estate – spiega – abbiamo verificato ottime performance dei prodotti Latte Maremma sugli scaffali di Gdo e negozi al dettaglio, evidentemente apprezzati dai turisti. Il nostro know how gestionale e i buoni rapporti con la grande distribuzione, in modo particolare con Unicoop Tirreno, Conad e Carrefour, che ci hanno accompagnati dopo il nostro ingresso a Grosseto, hanno dato esiti molto soddisfacenti».

Le strategie

Ma le buone notizie non si fermano qui. Granarolo ovviamente non è una realtà che si muove a caso, ma con target imprenditoriali precisi e una strategia conseguente. «Il nostro obiettivo – aggiunge Calzolari – era mettere in sicurezza il marchio e rassicurare i soci, integrando la Latte Maremma nella strategia del gruppo. Abbiamo utilizzato il periodo estivo per far capire che siamo venuti in questo territorio con intenzioni serie. A oggi i soci della cooperativa maremmana che continuano a conferirci il latte sono 24. Recentemente li abbiamo incontrati tutti per spiegare che ritireremo tutto il latte che saranno in grado di produrre, perché il nostro obiettivo è incrementare notevolmente i volumi lavorati nell’impianto di via Scansanese che ha le capacità produttive per poterlo fare».

Produzione

La centrale che Granarolo ha preso in gestione attraverso la società controllata al 100% Maremma 1961 è in grado di lavorare quotidianamente oltre 500 quintali di latte, ma i conferimenti attuali non superano i 350 quintali giornalieri. Che la Latte Maremma continua a ritirare fra i propri soci, consegnandoli poi all’impianto grossetano gestito dalla società veicolo di Granarolo. Un lavoro per il quale trattiene 5 centesimi al litro, dei 55 corrisposti da Maremma 1961.

«Considerato che i prodotti sono apprezzati e che abbiamo ottimi canali di commercializzazione – spiega ancora il presidente di Granarolo – il nostro obiettivo è di utilizzare la piena capacità produttiva dell’impianto di trasformazione, non escludendo di investire sul suo potenziamento in caso di acquisizione definitiva. Per fare questo dobbiamo incrementare il latte conferito, che però deve essere prodotto in Toscana perché il legame col territorio è una garanzia nel rapporto coi consumatori. Per questo, oltre ad aver garantito ai soci attuali di Latte Maremma il ritiro di tutto il latte aggiuntivo che saranno in grado di produrre, affiancandoli nel percorso di crescita, stiamo trattando con una decina di altre aziende della provincia di Grosseto e di quella di Firenze perché possano diventare nostri conferitori. La nostra matrice culturale è cooperativa, per questo ci siamo impegnati anche coi piccoli e piccolissimi produttori: se c’è il latte, lo prendiamo».

Il nodo dei debiti

Calzolari sa bene che fra gli allevatori soci della Latte Maremma c’è molta preoccupazione per le sorti della cooperativa, che ha un debito complessivo che si dice sia superiore ai 10 milioni di euro. Pochi giorni fa, l’assemblea dei soci ha approvato il consuntivo 2023 con una perdita di oltre tre milioni di euro. Due soci storici, una piccola e una media azienda, hanno votato contro e sono uscite dal consorzio, rinunciando alle proprie quote. L’azienda, peraltro, è in una fase avanzata di trattativa con le banche creditrici, che detengono il grosso del debito. Cosa che dovrebbe agevolare la trattativa perché in prospettiva Granarolo potrebbe subentrare nella proprietà dell’impianto, e questo per il sistema bancario sarebbe ovviamente una garanzia. Il presidente del colosso emiliano conosce bene la situazione. «Le sorti della cooperativa dei produttori del Latte Maremma sono segnate – spiega – Nella loro autonomia gli amministratori stanno valutando come uscire dalla situazione debitoria. Come noto la massa debitoria è importante. Noi siamo stati chiari sin dall’inizio: non potevamo farci carico della situazione pregressa, ma siamo disponibili a rilevare marchio e impianti. Il marchio lo abbiamo di fatto salvaguardato, ora attendiamo una schiarita sulla rinegoziazione del debito, dopodiché compenseremo i debiti residui col valore dell’impianto e vedremo in che termini fare una proposta di acquisto». L’orizzonte temporale per la conclusione di questa lunga vicenda è a breve termine. Granarolo si è presa tutto il 2024 per consolidare il business valorizzando i prodotti a marchio Latte Maremma. Dopodiché il 2025 dovrebbe essere l’anno del passaggio del testimone nella proprietà dell’impianto di via Scansanese.

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